Scienza

Cibi light, l’asso nella manica per chi vuole dimagrire. O l’ennesima vana speranza?

Biscotti, bevande gassate, formaggi, maionese, cioccolato: l’elenco dei cibi light è lungo e tentatore. Sono ritenuti leggeri e più sani perché contengono meno grassi e zuccheri. Così se ne possono mangiare di più senza ingrassare. Invece…

Dal 2006, i prodotti light sono regolati a livello Ue: per definirsi tali il contenuto di grassi, di calorie o di zuccheri deve essere di un terzo rispetto all’omologo originale. Possiamo convenire sul fatto che l’eccesso di grassi e zuccheri sia nocivo per la salute e la linea, ma la soluzione sta nel ridurli più che nel ricorrere a prodotti impoveriti artificialmente, che a causa delle lavorazioni subite costano di più e perdono alcuni nutrienti importanti, come vitamine e acidi grassi.

In compenso, aggiungono altro. Spesso si tratta di acqua, che rende il prodotto più deperibile e richiede l’impiego di conservanti, oltre che di gelificanti e addensanti per l’omogeneità. La perdita di sapore viene compensata con aromi sintetici ed edulcoranti, così ci si abitua a un gusto sempre più dolce e cresce il rischio di diventarne dipendenti. Inoltre questi prodotti sono nel complesso meno sazianti e spesso poco meno calorici degli omologhi originali. E non finisce qui.

Partiamo dai lipidi. Un conto è utilizzare i latticini scremati, un altro degli alimenti lavorati, che sostituiscono grassi magari anche di buona qualità con altri di qualità inferiore, come miscele di surrogati dal gusto cremoso o margarine a ridotto contenuto lipidico, che possono nascondere grassi trans e idrogenati, capaci di favorire le malattie cardiovascolari e i tumori. Per sopperire alla mancanza di grassi, spesso si aggiungono edulcoranti, soprattutto artificiali, dall’apporto calorico nullo ma che, in eccesso, possono causare gonfiore addominale, disturbi gastrointestinali e diarrea. Secondo gli studi, queste sostanze possono alterare la flora batterica in modo da modificare il metabolismo energetico e alzare la glicemia (effetto pro-diabetico).

Uno studio del 2017 si è incentrato proprio su alimenti più ricchi di zuccheri che di grassi. I ricercatori hanno sottoposto un gruppo di topi a una dieta con pochi lipidi e molti zuccheri. Un secondo gruppo riceveva alimenti ricchi di grassi e zuccheri e un terzo una dieta di controllo equilibrata. In capo a un mese, i primi due gruppi mostrarono un aumento di peso e di grasso rispetto al terzo gruppo, insieme a infiammazione cerebrale e intestinale e a danni epatici più marcati nei topi che mangiavano pochi lipidi e molto zucchero (con un maggior accumulo di grasso nel fegato, causa di steatosi epatica non alcolica, grave malattia che porta alla cirrosi e alla morte).

E che dire dei prodotti a ridotto contenuto di zucchero? Restano comunque dolci. Al suo posto ci sono altri dolcificanti con nomi diversi, a partire dai ben noti sciroppi di glucosio e fruttosio, che hanno dimostrato di aumentare il rischio di diabete e di steatosi epatica. In caramelle, gomme da masticare a alcuni prodotti da forno si trovano invece i polioli (quelle sostanze che finiscono in “-olo”, come il maltitolo), apprezzati per la capacità di dare consistenza all’impasto. Hanno però effetti lassativi e non è difficile superare la dose massima giornaliera, che per un bambino è di quattro caramelle.

In conclusione, questi prodotti light non fanno dimagrire né uomini né topi, ma solo il portafoglio. Dagli anni 80, quando hanno cominciato a diffondersi, non hanno ridotto l’incidenza del sovrappeso, come mostrano le statistiche relative a questa problematica. Sono diseducativi dal punto di vista alimentare, perché possono sembrare una scorciatoia per dimagrire, mentre la realtà indica che un sano calo di peso si ha solo riducendo calorie, grassi e zuccheri nell’ambito di una dieta equilibrata associata all’attività fisica.