Un aereo dell’Ethipian Airlines si è schiantato mentre era diretto a Nairobi. A bordo del Boeing 737 si trovavano 157 persone di 33 diverse nazionalità, 8 gli italiani a bordo. A farlo sapere è stata la compagnia aerea, citata dall’emittente etiope Fana Broadcasting. Il velivolo è precipitato vicino a Bishoftu, a circa 47 chilometri di distanza da Addis Abeba. Era decollato alle 8.38 ora locale, il contatto è stato perso alle 8.44. La compagnia ha confermato che non ci sono sopravvissuti. L’ufficio del premier etiope ha espresso le condoglianze alle famiglie e alle persone vicine alle vittime, così come ha fatto il presidente kenyota Uhuru Kenyatta.
Mondo - 10 Marzo 2019
Etiopia, le prime immagini dal luogo del disastro aereo in cui hanno perso la vita anche 8 italiani
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- 15:36 - Cecchettin: domani parola all'accusa, pm chiederà ergastolo per Filippo Turetta
Venezia, 24 nov. (Adnkronos) - Filippo Turetta ha pianificato di uccidere Giulia Cecchettin: si è appuntato su un foglio gli oggetti da comprare per immobilizzare l'ex fidanzata, ha studiato le mappe per potersi disfare del corpo e ha organizzato la sua fuga da Vigonovo (Padova). Non ha mai considerato l'idea di poter lasciare in vita chi aveva deciso di lasciarlo, tanto meno ha pensato di fare del male a se stesso. Ne è convinto il pm Andrea Petroni che lo ha incalzato durante l'interrogatorio e che domani, davanti alla corte d'Assise di Venezia, è pronto a chiedere l'ergastolo per il ventiduenne, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
In aula, il pubblico ministero - nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - ricostruirà la relazione altalenate di circa un anno e mezzo fra i due studenti di Ingegneria biomedica, la crescente ossessione dell'imputato, la scelta della vittima di allontanarsi e l'insistenza di Turetta che si trasforma in persecuzione soffocante - fino a spiarla con un'app sul cellulare - che gli costa l'aggravante dello stalking. Impossibile, per l'accusa, non sostenere la crudeltà: sono 75 le coltellate inflitte contro la vittima che lo rifiutava. "Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me, soffrivo di questa cosa. Volevo tornare insieme e lei non voleva…mi faceva rabbia che non volesse" le parole di Turetta. E' nel patriarcato che il femminicidio di Giulia Cecchettin affonda le sue radici.
Dopo una serata insieme e l'ultimo 'no', Turetta realizza il suo piano appuntato nella lista, un elenco di oggetti da comprare e idee, che è la prima parziale confessione. "Ho ipotizzato di rapirla in macchina, di allontanarci insieme verso una località isolata per stare più tempo insieme…poi aggredirla, togliere la vita a lei e poi a me" dice interrogato. Bugie, il piano è sempre stato uno. L'11 novembre 2023 nel parcheggio di Vigonovo, a pochi passi da casa Cecchettin, Turetta sa cosa vuole. Quando uno dei coltelli si rompe lui non si ferma: costringe l'ex a salire in macchina, la blocca con dello scotch e quando prova a scappare la finisce con un'altra lama, nella zona industriale di Fossò. Dopo cento chilometri abbandona il corpo, avvolto in sacchi neri, vicino al lago di Barcis e prosegue la fuga in solitaria tra stradine studiate in anticipo, usando solo contanti e spegnendo il telefono per non farsi trovare. Fino alla resa in Germania, una settimana dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin.
- 13:12 - Omicidio Senago: papà Giulia, 'volere ergastolo non è vendetta ma rispetto per vittima'
Milano, 24 nov. (Adnkronos) - Giustizia, rispetto e il massimo della pena. Sono passati 18 mesi dal femminicidio di Giulia Tramontano, ma per i genitori, papà Franco e mamma Loredana Femiano, il dolore resta identico, se possibile peggiora nella consapevolezza di non poter più abbracciare la loro primogenita, uccisa a coltellate, con in grembo Thiago, dal compagno Alessandro Impagnatiello. Domani, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci sarà davanti alla corte d'Assise di Milano la prima sentenza e loro, come sempre, saranno in aula. "Chiediamo con forza - scrive il papà - che venga applicata la pena massima prevista dalla legge: l'ergastolo. Non solo per rendere giustizia a lei, alla famiglia e al bambino che portava in grembo, ma anche per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile. Questa richiesta non è mossa da vendetta, ma da un profondo senso di giustizia". Parole lasciate su Instagram, in queste ore di attesa e speranza.
La violenza di genere "è una piaga che devasta la nostra comunità" e "confidiamo che le istituzioni sappiano agire con fermezza, dimostrando che la legge è dalla parte delle vittime. Chiediamo che il rispetto per Giulia, per la sua vita spezzata e per il dolore che ha lasciato, non sia calpestato da parole che tentano di piegare la verità: la dignità di una vittima - scrive Franco Tramontano - non può mai essere sacrificata per costruire una difesa". Non c'è giorno che mamma Loredana non ricordi con una canzone, un messaggio, una foto sua figlia insignita, lo scorso anno, dell'Ambrogino d’'oro da una città che l'ha 'adottata' e che come Senago non dimentica la ventinovenne di Sant'Antimo (Napoli). "Cara Giulia ho bisogno di te, ti cerco ovunque, sei tu la mia ancora di salvezza in questo mare di dolore, sei tu il mio arcobaleno in questa tempesta di dolore, sei tu la spalla su cui vorrei piangere". E ancora "questa 'permanenza' è troppo dolorosa, la tua assenza mi devasta".
Un anno dopo Mario è diventato papà di una bimba che porta il nome di sua sorella Giulia, mentre la combattiva Chiara, la sorella che le somiglia come una goccia d'acqua, fatica ancora a trovare "le parole giuste: è difficile misurare la rabbia, l'indignazione, la sofferenza. Come donna, combatto due battaglie. La prima è alimentata dalla paura di essere la prossima donna a essere ricordata per una morte brutale, la seconda è una lotta affinché nessuna famiglia debba mai affrontare la possibilità che un omicidio così efferato rimanga impunito o che il colpevole non sconti una pena adeguata". Il 25 novembre "grideremo giustizia per Giulia e Thiago, ma lo faremo per tutte le donne che non hanno più voce. Giulia sarà con noi in quell'aula, insieme a voi, a tutte le anime gentili strappate a questo mondo. Saremo lì, e spero che ci saranno tutte le donne che ancora sognano un futuro senza paura".
- 11:59 - Omicidio Senago: domani verdetto Impagnatiello nella giornata contro violenza su donne
Milano, 24 nov. (Adnkronos) - Ergastolo. E' questa la parola che aleggia nell'aula della corte d'Assise di Milano dove domani, lunedì 25 novembre, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, Alessandro Impagnatiello conoscerà il suo destino per aver ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano, incinta (al settimo mese) di Thiago. Il carcere a vita e l'isolamento diurno per 18 mesi è la richiesta avanzata dalla procura per chi deve rispondere di un omicidio aggravato dalla premeditazione, dal legame affettivo, dai futili motivi e dalla crudeltà per aver affondato il coltello per 37 volte contro la vittima, per aver tentato di bruciarla due volte e averla abbandonata in strada, avvolta da sacchi della spazzatura.
Un "viaggio nell'orrore", a usare le parole della pm Alessia Menegazzo, pianificato dal trentunenne "narcisista, psicopatico, manipolatore" che ammazza i due "ostacoli per la sua realizzazione". Smascherato, l'ex barman dalla doppia vita, uccide in modo "brutale": nessun raptus, va solo in scena "la banalità del male". Giulia, secondo l'accusa, firma "la propria condanna a morte" quando svela di aspettare un bambino. L'ondivago Impagnatiello, talvolta compagno premuroso e più spesso amante bugiardo, inizia a somministrare a Giulia Tramontano veleno per topi per procurarle un aborto, poi come un "giocatore di scacchi fa l'ultima mossa" e dopo l'incontro tra la compagna e l'altra donna, cambia strategia: l'idea è celare l'omicidio simulando una scomparsa. Ma l'imputato - ritenuto capace di intendere e volere dai periti nominati dalla corte - non fa i conti con chi non si rassegna alla sparizione di Giulia, alla paura che non ferma l'altra donna a dire la verità, al sangue trovato nel bagagliaio della propria auto. Dopo quattro giorni, accerchiato da carabinieri e procura, confessa e fa ritrovare il corpo.
Il "castello di bugie" crolla, ma tiene ancora la maschera e nell'interrogatorio in aula alterna verità a 'non ricordo', si confonde, non sa fornire un movente, s'impegna più a giustificare se stesso che a chiedere scusa alla famiglia Tramontano, papà Franco, mamma Loredana Femiano, i fratelli Chiara e Mario che saranno come sempre in aula. Domani la procura non replica, e se l'imputato tace (potrebbe rendere brevi dichiarazioni spontanee), la prima corte d'Assise, composta da giurati popolari e presieduta dalla giudice Antonella Bertoja si ritirerà subito in camera di consiglio. Le telecamere, ammesse solo la scorsa udienza, potranno riprendere il momento della sentenza, ma non inquadrare il narcisista che, ancora una volta, ha deciso di salvaguardare se stesso.
- 23:11 - Corsa Figc, idea Del Piero per la presidenza e la sua 'voglia di osare'
Roma, 23 nov. (Adnkronos) - Si accende la corsa per la presidenza della Figc. Il presidente federale Gabriele Gravina ha fissato la data ufficiale delle elezioni: il prossimo 3 febbraio a Roma presso l’Hotel Cavalieri A Waldorf Astoria. In attesa che Gravina, sciolga le riserve, al netto delle vicende giudiziarie, per la sua candidatura per proseguire il lavoro in Federazione, si sta muovendo qualcosa, accendendo la fantasia su ipotetici competitor del numero 1 di Via Allegri. L’idea è quella di trovare un nome forte, un ex calciatore e nelle ultime ore è emerso anche il nome di Alessandro Del Piero che sarebbe sostenuto dalle componenti tecniche, ma anche da molti club. Una candidatura che, se dovesse concretizzarsi, potrebbe cambiare gli attuali equilibri.
Del Piero questa sera era allo Juventus Stadium per seguire la sfida di rugby tra i fenomeni degli All Blacks e gli azzurri nella gara delle Autumn Nations Series. Michele Lamaro, capitano azzurro infortunato, ha consegnato nel pre-partita la maglia azzurra della nazionale proprio a Del Piero con il numero 10 ed il suo nome. “La prima cosa da fare verso i tifosi è guadagnarsi rispetto e amore e lo fai anche con la voglia di osare”, ha detto Del Piero, chissà se vorrà osare per affrontare un’altra sfida, questa volta fuori dal rettangolo di gioco.
- 23:04 - Mo: governo israeliano pronto a prorogare servizio 320.000 riservisti fino a marzo 2025
Tel Aviv, 23 nov. (Adnkronos) - Il governo israeliano è pronto ad approvare, durante la riunione settimanale di domani, la proroga dell'ordinanza speciale che autorizza le Idf a richiamare 320.000 riservisti per un servizio di riserva esteso fino al 2 marzo 2025. Lo ha riferito il sito di notizie israeliano Walla.
"Domani, il governo approverà di nuovo l'estensione del servizio di riserva per 320.000 riservisti, le stesse persone che hanno già prestato servizio per 250 o 300 giorni. Se il governo arruolasse migliaia di giovani haredim, sarebbe possibile alleggerire il peso su coloro che prestano servizio e lavorano", ha affermato il leader dell'opposizione e membro della Knesset di Yesh Atid Yair Lapid in una dichiarazione su X.
- 22:00 - Mo: Beirut, '55 persone uccise oggi in Libano negli attacchi israeliani'
Beirut, 23 nov. (Adnkronos/Afp) - Il Libano ha affermato che gli attacchi aerei israeliani di oggi hanno ucciso più di 55 persone, molte delle quali nel centro di Beirut, mentre il ministro della Difesa israeliano ha promesso un'azione decisa contro Hezbollah, in una telefonata con la sua controparte statunitense.
In particolare, i soccorritori hanno dichiarato che gli attacchi aerei israeliani in Libano prima dell'alba e il fuoco dei carri armati hanno ucciso 19 persone e ne hanno ferite più di 40. Un raid nel cuore di Beirut ha fatto crollare un edificio residenziale e ha scosso gli abitanti di tutta la città, causando la morte di almeno 20 persone e il ferimento di altre 66, ha reso noto il ministero della Salute libanese.
- 21:33 - **Ucraina: Tajani, 'missile russo non è novità, ma Putin può fare minacce serie'
Roma, 23 nov. (Adnkronos) - "Io penso che sia come facevano gli antichi guerrieri che battevano la spada sullo scudo per intimorire l'avversario. I missili di cui Putin parla, con i quali è stato fatto un esperimento l'altro giorno, sono missili vecchi, non c'è nessuna novità. Sono missili ritoccati, insomma hanno rifatto un po' il trucco a missili che avevano per cercare di spaventare l'avversario ucraino per fare la voce grossa". Lo ha detto a '4 di sera Weekend' il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando del missile Oreshnik, l'ultima arma utilizzata da Mosca nella guerra con l'Ucraina. "E' un'altra cosa che ha fatto l'Ucraina per cercare di arrivare poi con una posizione di forza nel momento in cui ci sarà una trattativa - spiega Tajani - La stessa cosa hanno fatto gli ucraini occupando una parte di territorio russo. Però gli ucraini sono coloro che si difendono, l'aggressore è Putin".
"Che poi Putin possa fare minacce pericolose, questo è vero - ammette il ministro - Lui è cresciuto con la cultura del Kgb: pensa che tutto si risolva con la forza e con l'uso delle forze armate. E conosce poco evidentemente lo strumento della diplomazia che è quello al quale siamo abituati noi come paese democratico. L'Occidente come realtà democratica ha altri sistemi, altre convinzioni anche perché siamo stati educati diversamente, con la cultura di De Gasperi". Quanto alla decisione degli Stati Uniti e Gran Bretagna di usare i loro missili sul territorio russo, prosegue Tajani, "io credo che gli americani abbiano reagito alla presenza di soldati nordcoreani pronti a combattere contro gli ucraini. Quella dei russi è stata una provocazione: coinvolgere un altro paese che non ha nulla a che fare con l'Ucraina, non ha mai avuto contenziosi storici con l'Ucraina, la Corea del Nord".
"La Corea del Nord - prosegue - secondo me anche senza aver informato la Cina, si è mossa per dare manforte ai russi, i quali credo hanno dato forniture energetiche, hanno pagato abbondantemente la presenza dei militari. Loro hanno bisogno di mandare fanteria a combattere perché hanno avuto già decine e decine se non centinaia di migliaia di morti. Hanno bisogno, è brutto da dire, di carne da macello. Hanno bisogno di truppe che vadano all'assalto e muoiano in combattimento. Se non sono russi è meglio per Putin perché non ha poi da fare i conti con l'opinione pubblica interna che devo dire in gran parte è favorevole a Putin, perché è abituata allo Zar, a Stalin e poi a lui".
"Al vertice di Varsavia di qualche giorno fa, dei cinque paesi più importanti dell'Europa, l'Italia, la Polonia, la Francia, la Germania, la Spagna più il Regno Unito - sottolinea Tajani - abbiamo deciso di continuare a lavorare insieme per difendere il diritto internazionale e lavorare insieme anche con la nuova amministrazione degli Stati Uniti per cercare di trovare una soluzione, la pace che tutti quanti vogliamo e che non può che essere una pace giusta. Una pace che non significhi la resa dell'Ucraina di fronte all'aggressione russa".