Il dossier Tav per ora è congelato (ma “con un’opposizione del genere ne facciamo 16 di Tav, ora che questi si rianimano”, la stoccata lanciata al Pd). Sabato, nel giorno del suo 46° compleanno, aveva salutato con soddisfazione l’accordo raggiunto con gli alleati del M5s, suggellato dallo scambio di lettere tra il premier Conte e Telt, ma la verità è che ha dovuto ingoiarlo a forza: i bandi tecnicamente sono partiti, ma resteranno sospesi per mesi. Così ora Matteo Salvini rilancia e chiede pubblicamente che sul tavolo del consiglio dei ministri arrivino due provvedimenti che alla Lega stanno molto a cuore: lo Sblocca cantieri e la revisione del Codice degli appalti.
“Io bado ai fatti – ha esordito il vicepremier alla scuola di formazione politica della Lega, a Milano – Bado a che l’Italia abbia un governo che fa le cose, che sblocchi i cantieri fermi da troppi anni. Perché si parla tanto di Tav che è un’opera che serve, però ci sono centinaia di cantieri fermi da anni e io conto che il presidente Conte porti in Consiglio dei ministri a giorni il decreto sblocca-cantieri e la revisione del codice degli appalti, perché ci sono centinaia di opere pubbliche che aspettano di essere cominciate. È emergenza nazionale sbloccare cantieri il prima possibile”. “Quindi, conto che lo sblocca-cantieri e il codice appalti vedano la luce come decreti urgenti e non come ipotesi di legge entro la primavera”, ha aggiunto, confermando dal fronte leghista l’impegno enunciato in giornata da Luigi Di Maio: “Deve essere chiaro che noi le infrastrutture le dobbiamo fare. Infrastrutture grandi, medie e piccole, digitali e fisiche”.
Al capitolo “cose da fare” Salvini aggiunge poi un’altra voce, annunciata come prioritaria fin dalla campagna elettorale e poi rimandata al nuovo anno: “Stiamo preparando i nuovi dossier economici – ha detto il vicepremier – la flat tax da portare non solo alle imprese agli artigiani agli studi professionali ma alle famiglie“. “Non sarà facile – ha aggiunto – non ci metteremo un quarto d’ora, ma ci arriviamo”.
Sul tavolo del governo nelle prossime settimane ci sarà anche il dossier sulla Via della Seta. Giuseppe Conte ha annunciato che il governo firmerà l’accordo con la Cina durante la visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping tra il 21 e il 23 marzo e sabato il sottosegretario leghista agli Esteri Guglielmo Picchi ha detto di comprendere le preoccupazioni espresse dagli Stati Uniti. “No, a me basta che venga tutelato l’interesse nazionale soprattutto quando si parla di telecomunicazioni e dati sensibili – ha commentato Salvini rispondendo a chi gli chiedeva se l’intesa con Pechino possa vedere la contrarietà della Lega – perché mettere i dati e le informazioni di milioni di italiani in mano ad altri è una cosa molto delicata e quindi bisogna pensarci cinque volte”.
Salvini ha parlato anche del possibile ingresso dei sauditi nel consiglio di amministrazione e nel capitale del Teatro alla Scala di Milano: “Sulla Scala condivido l’idea del presidente Fontana e penso che possiamo farne a meno“. Oggi in un’intervista al Corriere della Sera il governatore della Lombardia si era dichiarato completamente estraneo alle trattative per un ingresso dei sauditi nell’istituzione a fronte di una fiche da 15 milioni di euro. Parole che avevano innescato la replica di Giuseppe Sala: “Noto solo che più di uno non resiste alla tentazione di partecipare al gioco del ‘io non c’ero e se c’ero dormivo’. Oggi si iscrive a questo club il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana”, ha scritto il sindaco di Milano su Facebook.