Era una regina delle televendite la donna accusata dai carabinieri di Monza e Caltanissetta di essere la mandante dell’omicidio di un ex amante, picchiato e strangolato prima di essere gettato in un pozzo a Senago, in provincia di Milano. Come riporta il Corriere della Sera, si chiama Carmela Sciacchitano, classe 1955, e stava per partire per il Brasile quando è stata fermata dai carabinieri all’aeroporto di Genova con il biglietto in mano.

Una signora curata, elegante e sorridente, a giudicare dalle immagini postate sui social. Sarebbe stata lei, secondo gli investigatori, a reclutare i sicari che nel 2013 hanno ammazzato il pregiudicato albanese Astrit Lamaj perché aveva osato lasciarla per un’altra più giovane e perché forse l’aveva derubata di gioielli preziosi.

La 64enne è una commerciante di gioielli e proprio di gioielli si occupava anche negli anni Novanta, quando conduceva le televendite per un canale privato, Rete A. Prima di agire, la donna avrebbe chiesto l’autorizzazione dei reggenti mafiosi di Riesi, il suo paese d’origine, un Comune di circa 11mila abitanti in provincia di Caltanissetta. Otto persone sono indagate, di cui 5 già raggiunte da misure cautelari, per omicidio e occultamento di cadavere.

I resti di Astrit Lamaj, ormai ridotti a uno scheletro, sono stati trovati lo scorso 15 gennaio in un pozzo nascosto sotto una delle pareti della dependance di Villa degli Occhi, un residence di lusso alle porte di Milano. A mettere i carabinieri sulle tracce del cadavere sono state le dichiarazioni rilasciate da Carmelo Arlotta, pregiudicato siciliano trapiantato da anni a Muggiò (Monza-Brianza).

Carmela Sciacchitano, conosciuta come Carmelina, si sposa minorenne in Sicilia, terra da cui si allontana dopo la fine del matrimonio qualche anno dopo per trasferirsi a Genova. In Liguria lavora come commessa, fino a quando conosce un gioielliere con affari tra Toscana e Liguria. Dopo la morte del commerciante, si lega a un altro uomo, un siciliano che gestisce locali notturni nel capoluogo ligure: anche lui sarebbe stato picchiato su ordine della donna, che non accettava la fine del rapporto: gli avrebbe fatto spezzare le braccia.

Lamaj sarebbe stato attirato a Muggiò con la scusa di una partita di droga e quindi bastonato e strozzato a morte. La donna avrebbe chiesto l’approvazione dei mafiosi di Riesi, definiti dagli inquirenti come fedeli a Riina e quindi “sanguinari”, per arruolare i sicari. All’esecuzione avrebbero preso parte i fratelli Carmelo e Angelo Arlotta, Francesco Serio e Cosimo Mazzola. Ma a stringergli il filo di nylon al collo sarebbe stato Giuseppe Cammarata, detenuto per reati di mafia nel carcere di Sulmona, nell’Aquilano, al 41-bis: è lui l’ultima persona arrestata dai carabinieri.

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