Già il 2018 era risultato l’anno più pericoloso per i dissidenti e i difensori dei diritti umani in Egitto, con almeno 113 persone arrestate semplicemente per aver espresso in modo pacifico le loro opinioni. Il 2019 rischia di non essere da meno. Un’indagine condotta da Amnesty International ha evidenziato che tra il 18 gennaio e il 13 febbraio decine di difensori dei diritti umani sono stati oggetto di attacchi phishing che li hanno posti in grave pericolo. Le mail usavano una tecnica chiamata OAuth Phishing, che consente di accedere all’account dell’utente.
Gli attacchi informatici documentati da Amnesty International hanno coinciso con alcuni importanti eventi che hanno avuto luogo in Egitto all’inizio dell’anno. Alla vigilia dell’ottavo anniversario della rivolta del 25 gennaio, ci sono stati 11 attacchi phishing nei confronti di Ong e mezzi d’informazione. Un altro picco è stato notato in occasione della visita in Egitto di Emmanuel Macron, dal 28 al 29 gennaio, soprattutto nel secondo giorno in cui il presidente francese ha incontrato rappresentanti di quattro importanti Ong per i diritti umani.
Infine, nella prima settimana di febbraio, sono stati presi di mira alcuni organi d’informazione che stavano seguendo il percorso di modifiche costituzionali appena avviato. La scelta degli obiettivi e la coincidenza con determinati avvenimenti politici lasciano supporre che la campagna di attacchi informatici possa aver avuto origine nei centri di potere del Cairo. L’elenco delle vittime degli ultimi attacchi coincide in larga parte con quello di coloro che avevano subito attacchi col Nile Phish, scoperti nel 2017 da Citizen Lab e dall’Ong Iniziativa per i diritti della persona.
Dal 10 febbraio l’Egitto ha la presidenza di turno dell’Unione africana. Questo incarico dovrebbe suggerire comportamenti più responsabili e rispettosi dei diritti umani. Pare tutto il contrario.