Ieri un incidente aereo in Etiopia sono morti, tra gli altri, otto italiani e di essi sette impegnati in attività di cooperazione e assistenza, economica e culturale. Hanno già detto e scritto: è stata la strage dei buoni, perché quel volo era diretto a Nairobi dov’è in programma la conferenza internazionale dell’Unesco.

Diciamo sempre che i buoni sono di più dei cattivi, gli onesti più dei ladri, i generosi più degli avari, i competenti più degli ignavi.

Dovremmo applicare all’umanità il dispositivo del quantitative easing della Bce, inventare una formula per infiltrare i migliori e alleggerire il peso nella società dei peggiori, far prevalere i competenti tra i potenti, e i generosi sugli avari.

Dovremmo trovare un modo per dare una risposta all’assillo primordiale: perché, se i buoni sono in maggioranza, nel mondo la maggioranza degli umani, e dunque dei buoni, vive in povertà, milioni e milioni di persone subiscono la guerra, e tantissimi altri la fame, o l’ingiustizia o l’emarginazione. Per quale diavolo di motivo la bontà deve condurci all’inferno?

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