Tu chiamalo se vuoi timing: ieri sera da Fabio Fazio, Nicola Zingaretti rottamava il Nazareno e, oggi da Myrta Merlino, Matteo Renzi riabilitava il bunga bunga.
Tira sempre aria buona quando c’è Renzi in tivù, infaticabile, il migliore promoter di se stesso, documentarista e scrittore. Nell’ultimo suo libro, L’altra strada, anche se promette un nuovo corso di fatto assomiglia sempre di più a Silvio Berlusconi. Appeso al chiodo il giubbotto nero alla Fonzie con il quale si presentò da Amici di Maria De Filippi per conquistare il pubblico giovane e disinteressato alla politica (alla sua?). Stirata e lasciata nell’armadio la camicia bianca che portava con nonchalance con manica arrotolata alla Obama, adesso preferisce un look più da influencer, pulloverino a girocollo a pelle e blazer proprio come lo ha indossato il cavaliere B. Laccato come lui. Dà l’idea di essersi fatto la barba quattro volte e l’effetto è un viso senza un pelo, glabro e lustrato, sopracciglio spoglio, forse, accuratamente depilato.
Se io fossi il suo consulente d’immagine gli suggerirei di evitare quelle scarpe tirate a lucido che sembrano appena scartate; e anche l’orologio patacca al polso.
Fa il piacione: alla foto in cui Salvini sfoggia una t-shirt con slogan Meglio bestia che Renzi, reagisce: “Direi che è stato accontentato. Io faccio Renzi. Lui fa quell’altra cosa”. Si vende e si rivende come decisionista: “Questo governo sembra sor tentenna… Tav sì, Tav no, all’estero ci fa più danni del bunga bunga”. Come B. fa la vittima con quell’aria un po’ da bauscia milanese, e se la prende con gli alleati che l’hanno preso a calcioni.
Fa il fanfarone e fa il verso a stesso: “Noi siamo l’elitè, noi siamo l’establishment…”. A una velata provocazione fa una battuta che sembra uscita dal copione del film Perfetti sconosciuti: “Vuole controllare il mio cellulare, faccia la brava. Io controllo il suo e lo dico a Tardelli”. Risposta pronta della Merlino: “Non ho nulla da tenere”. Prima del break pubblicitario si rivolge con il tu a Cairo: “Ma quanta pubblicità fai…”.
Myrta gli mostra una foto d’antan da famiglia felice, tutti più magri. Il potere, evidentemente, fa ingrassare. Ma poi interpreta male la battuta della Merlino che commenta “stessa faccia”(intendeva quando era bambino). Invece lui capisce ‘sta faccia e fa il permalosone.
I contenuti dell’intervista interessano poco, forse neanche a Renzi che era stato accolto con il gioco della candela: la luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo e tu hai sempre bruciato la candela da due parti. Monito preso in prestito da Blade Runner. Renzi sta al gioco mentre una candela sulla scrivania in studio brucia da entrambe le parti. Alla fine non rimane più nulla e, da ex sindaco di Firenze, ex rottamatore, ex premier, ex segretario del Pd, promette: “Non mi candido. Ho già corso abbastanza…”. O, forse, nessuno glielo ha chiesto.