“La mia vita e la guerra sono una cosa sola”. Sara, 14 anni, è stata ferita durante un attacco aereo che ha distrutto la sua casa a Deir Ezzor e ora vive in un campo profughi in Siria. “Anche qui, il rumore di un aereo in cielo mi fa subito paura”. Lina, 13 anni, è sfuggita all’assedio nel Ghouta orientale e oggi vive a Idlib: “La guerra ha portato via tutto a noi bambini e ci ha lasciato senza nulla, senza istruzione e senza futuro”. I suoi genitori sono stati uccisi quattro anni fa quando la loro casa è stata colpita da una bomba. “Ho sperato di morire anch’io, ma Dio aveva altri piani” dice orsa, raccontando del suo desiderio di poter tornare dove viveva e ricostruire il suo Paese: “Non chiedo altro che poter tornare a scuola”. Alla vigilia della Terza Conferenza Internazionale per il supporto della Siria e della Regione a Bruxelles, Save the Children pubblica il nuovo report ‘Un domani migliore: la voce dei bambini siriani’ che raccoglie le testimonianze di 365 ragazzini tra i 10 e 18 anni nei governatorati di Idlib, Aleppo, al-Hassakeh e al-Raqqa, tra i più colpiti dalla guerra, iniziata otto anni fa e dove vive più della metà dei minori che all’interno della Siria si trovano in condizioni precarie e sono bisognosi di assistenza umanitaria. Pur profondamente segnati dalle conseguenze di violenze e distruzione, loro conservano la fiducia nel futuro e nella possibilità di ricostruire il loro Paese.
QUATTRO MILIONI DI BAMBINI NON CONOSCONO CHE LA GUERRA – Dall’inizio del conflitto, che entrerà nel suo nono anno il 15 marzo 2019, sono nati più di 4 milioni di bambini che non conoscono altro che la guerra. Più della metà di tutti i minori siriani ha bisogno di assistenza umanitaria, un terzo è senza scuola, altrettanti si sentono sempre o frequentemente angosciati, insicuri e soli e almeno 2,5 milioni sono sfollati all’interno del Paese. La povertà e la disoccupazione causate dal conflitto hanno minato la stabilità delle famiglie e forzato ragazzi che dovrebbero andare a scuola a svolgere lavori pericolosi o a sposarsi precocemente. “Il 65% delle bambine e delle ragazze – spiega Save the Children – afferma che i matrimoni precoci sono un problema molto serio nella propria comunità”. I tassi di malnutrizione, malattia e disabilità sono aumentati a dismisura. Eppure i desideri dei bambini siriani, sono quelli di tutti gli altri bambini del mondo: il 70% degli intervistati desidera passare tempo con gli amici, l’86% vorrebbe andare bene a scuola, il 98% sogna di stare con i propri cari, mentre la quasi totalità (98%) vorrebbe vivere in un contesto di pace e privo di ogni forma di violenza.
LE ASPETTATIVE DEI BAMBINI – “Tanti bambini in Siria non hanno avuto altro che la guerra, e hanno gli occhi pieni di dolore e violenza” ha dichiarato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia. Che sottolinea: “Chi ha commesso queste gravi violazioni contro i bambini siriani durante il conflitto ne deve rispondere di fronte alla comunità internazionale. Chiediamo ai leader che si incontreranno a Bruxelles di ascoltare la voce dei bambini siriani”. Dai risultati della ricerca emerge che i minori coinvolti nell’indagine hanno chiare aspettative nei confronti degli adulti di riferimento nel loro paese e vorrebbero che si adoperassero per la fine del conflitto (60%), garantissero loro un’educazione (13,4%) o servizi sanitari (7,5%) e infine si impegnassero per la ricostruzione del Paese. Altrettanto decise sono le richieste che vengono fatte alla comunità internazionale che secondo il 56% degli intervistati dovrebbe trovare soluzioni per la fine della guerra e per proteggere i bambini, alleviare la loro povertà e sofferenza (13,4%), investire sulla ricostruzione del Paese (13%), aiutare i rifugiati siriani a tornare a casa (7%).
L’APPELLO – Save the Children, che ha lanciato quest’anno in occasione del centenario della sua fondazione la campagna “Stop alla guerra sui bambini”, chiede ai delegati che parteciperanno alla Conferenza dei Paesi donatori a Bruxelles “di impegnarsi pubblicamente per sostenere una ripresa rapida della vita dei bambini in Siria, con investimenti specifici e continuativi sui settori che riguardano i minori”. E se gli aiuti raccolti alla Conferenza sulla Siria dello scorso anno ammontano a 3,5 miliardi di euro stanziati per il 2018 e 3,4 miliardi per il 2019-2020, oltre all’annuncio di 17,2 miliardi di prestiti da parte di istituti finanziari internazionali e da altri donatori (con l’Ue che si è confermata tra i principali donatori) quest’anno a Bruxelles l’obiettivo è quello di raggiungere lo stesso obiettivo, per assistere 11,7 milioni di siriani bisognosi ancora nel Paese e 5,6 milioni di profughi negli Stati vicini, in particolare Libano, Giordania, e Turchia. Alla Conferenza, co-presieduta dall’Unione europea con le Nazioni Unite, si prevede la partecipazione di 85 delegazioni provenienti da tutto il mondo.