Stati Uniti e Commissione critici sulla partecipazione italiana alla Belt and Road Initiative. Il Governo cerca di mediare: “Accordo su piano economico-commerciale non ridisegna quadro dei rapporti politici”
Gli Usa sono infastiditi, la Cina dà il benvenuto, la Lega si divide, il M5s prova ad approfittarne. E Palazzo Chigi assicura: “Non muta la nostra collocazione euro atlantica”. La partecipazione dell’Italia alla Belt and Road Initiative (la Nuova via della Seta) è subito diventata un caso politico, con ripercussioni sia nazionali che internazionali, specie per quanto riguarda la questione delle telecomunicazioni e della tecnologia 5G. L‘adesione di Roma al progetto di cui è capofila Pechino non è piaciuta a Donald Trump, che tramite un suo consigliere nei giorni scorsi ha espresso preoccupazione per l’iniziativa italiana, raccogliendo subito la solidarietà del sottosegretario agli Esteri, il leghista Guglielmo Picchi. Del Carroccio, tuttavia, fa parte anche il sottosegretario del Mise Michele Geraci, uno dei più forti sostenitori del progetto. Una differenza di vedute interne al partito di Salvini subito sottolineata dal Movimento 5 Stelle: “Sorprende la spaccatura della Lega sulla via della seta. Leggiamo Salvini che parla di colonizzazione, ed evidentemente non conosce o non ha letto il Memorandum of Understanding, mentre il sottosegretario Geraci sostiene fortemente l’intesa – hanno fatto sapere all’Ansa fonti ufficiali del M5s – Dispiace dunque di questa frattura interna, perché fa male alle nostre imprese e al Made in Italy. Stiamo lavorando perché le imprese e le associazioni di rappresentanza ci chiedono uno sforzo per portare l’Italia nel mercato cinese e non subirlo. Non capiamo se quello in corso da parte della Lega sia solo un modo per fare i bastian contrario a danno di un programma di sviluppo italiano che aspettiamo da oltre 20 anni”.
Palazzo Chigi: “Non muta nostra collocazione euro atlantica”
La questione interna, tuttavia è passata in secondo piano, non solo per la preoccupazione degli Stati Uniti ma anche per il fastidio espresso dall’Unione europea. Per chiarire i termini della questione è dovuto intervenire direttamente Palazzo Chigi: “Nella collaborazione con la Cina, come con ogni altro Paese, poniamo massima attenzione alla difesa dei nostri interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, incluse quelle delle telecomunicazioni, e quindi alla sicurezza cibernetica – hanno fatto sapere all’Ansa fonti interne – Il testo del possibile Memorandum su richiesta italiana, imposta con grande chiarezza tale possibile collaborazione sui principi, cari a tutta l’Ue, di trasparenza, sostenibilità finanziaria ed ambientale“. Poi una precisazione non di poco conto: l’iniziativa italiana sul Memorandum sulla Belt and Road (Bri) “declinata su un piano economico-commerciale, non vale a ridisegnare il quadro dei rapporti politici e la collocazione euro atlantica del nostro Paese”. Le stesse fonti, poi, hanno spiegato che “la Via della Seta, oltre a essere un importante progetto di connettività infrastrutturale, può infatti rappresentare un’opportunità per l’Italia e per la Ue e l’occasione per introdurre i nostri criteri e standard di sostenibilità finanziaria, economica e ambientale. L’Italia – hanno sottolineato – è disponibile alla collaborazione in quadro Belt and Road (Bri), così come alla collaborazione con le altre numerose iniziative in fase di sviluppo in Asia ed in Europa. Per quanto riguarda la Bri, il Governo italiano ha discusso con le Autorità cinesi il testo di un possibile Memorandum, che non costituisce un accordo internazionale ma fissa coordinate di riferimento nella prospettiva di un impegno congiunto a favore della connettività euro-asiatica, nell’interesse delle Parti e nel rispetto delle normative nazionali, europee ed internazionali“.
Pechino saluta Roma: “Benvenuta Italia”
Il tutto mentre Pechino ha accolto con grande soddisfazione l’adesione di Roma: “La Cina dà il benvenuto alla partecipazione dell’Italia alla Belt and Road Initiative, che riteniamo creerà maggiore spazio per una cooperazione reciproca vantaggiosa e porterà maggiori benefici alle comunità imprenditoriali e alle nostre popolazioni di entrambe le parti”. A parlare è stato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang, in merito ai giudizi del premier Giuseppe Conte, secondo cui l’adesione rappresenta un’opportunità e una scelta strategica per l’Italia. Cina e Italia “godono di buoni rapporti. Una cooperazione pratica tra le parti in vari campi ha dato risultati fruttuosi e un contributo tangibile allo sviluppo economico dei due Paesi” ha sottolineato ancora Lu, parlando durante la conferenza stampa quotidiana, sull’ipotesi di collaborazione con Roma. “Nel corso degli ultimi sei anni dal suo inizio, la Belt and Road Iniziative sta ricevendo crescente sostegno e partecipazione da parte della comunità internazionale. Fondamentalmente – ha continuato – è perché questa piattaforma di cooperazione risponde alle esigenze di sviluppo di tutti i Paesi partecipanti e il principio di ampia consultazione, contributo congiunto e benefici condivisi sono stati approvati in tutto il mondo. Cosa ancora più importante – ha concluso – i risultati della cooperazione sono stati tradotti nello sviluppo economico e sociale e nel miglioramento del sostentamento e dell’occupazione delle persone in tutti i Paesi partecipanti“.
Salvini e Giorgetti puntualizzano e mettono paletti su telecomunicazioni e trattamento dati
Sulla questione si sono espressi anche il vicepremier Salvini e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, entrambi dopo il Consiglio federale in via Bellerio, a Milano. “Se si tratta di aiutare imprese italiane a investire all’estero, noi siamo disponibili a ragionare con chiunque. Se si tratta di colonizzare l’Italia e le sue imprese da parte di potenze straniere, evidentemente no” ha detto Salvini, secondo cui “il trattamento dei dati sensibili è sicurezza e interesse nazionale. Il discorso delle telecomunicazioni e del trattamento dei dati non è e non può essere un discorso meramente economico“. Il memorandum per l’accordo italo-cinese sulla Via della seta “dovrà sicuramente contenere nobili intenti per migliorare relazioni economiche e commerciali tra Italia e Cina, ma non impegni che possano creare interferenze di ordine strategico per il consolidato posizionamento del Paese” ha detto invece Giorgetti. Secondo il sottosegretario leghista, l’Italia ha “una normativa, la golden share, che potrà anche essere migliorata, per tutelare gli interessi strategici del Paese che vengono prima di tutti gli altri. Il memorandum – ha concluso – dovrà servire a migliorare le relazioni economiche e commerciali ma non potrà andare oltre questo confine che è l’interesse strategico del Paese”. Sul fastidio mostrato dagli Stati Uniti per l’adesione dell’Italia alla nuova via della Seta ha parlato invece il viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi: “Sono alleati e bisogna rispettarli – ha detto in un’intervista a La Verità – ma noi andiamo avanti perché è importante che Xi riconosca l’Italia come Paese strategico nel Mediterraneo“. Si parla di nuovi equilibri mondiali e Rixi, sempre a proposito dell’irritazione di Trump, ha spiegato: “Lo capisco, ma se ci dicono che non possiamo commerciare con la Russia, né con la Cina, né con l’Iran, né con buona parte dei Paesi africani e mediorientali. Se non arriva una nave americana nei porti italiani…con chi commerciamo, scusate. Possiamo – ha detto – anche decidere di non fare niente e che ci diano loro il reddito di cittadinanza“.
Il Mise: “Non c’è accordo sulla tecnologia 5G”
Sulla questione della tecnologia, non si è invece fatta attendere la risposta del ministero dello Sviluppo economico, che con una nota ufficiale ha provato a spegnere sul nascere le polemiche e i dissapori sull’aspetto tecnologico dell’intesa con Pechino. “Il Memorandum of Understanding tra Italia e Cina non comprende alcun accordo inerente la tecnologia del 5G” ha precisato il Mise, ricordando che lo scorso febbraio “il ministro Di Maio ha istituito presso l’Iscti del Mise il Centro di valutazione e certificazione nazionale per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell’assenza di vulnerabilità di prodotti, apparati, e sistemi destinati ad essere utilizzati per il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture strategiche, nonché di ogni altro operatore per cui sussiste un interesse nazionale“.