La procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta sulla morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina deceduto il 4 marzo 2018 nella sua stanza d’albergo poche ore prima della partita contro l’Udinese. L’ex direttore del Centro di medicina sportiva dell’ospedale fiorentino di Careggi, Giorgio Galanti, e il direttore sanitario dell’Istituto di medicina sportiva di Cagliari, Francesco Stagno, risultano indagati per omicidio colposo in quanto, tra il 2014 e il 2017, sono loro ad aver certificato l’idoneità all’attività agonistica del calciatore 31enne. I due medici rischiano il processo, perché, stando a quanto sostiene l’Adnkronos, la Procura intende chiedere per loro il rinvio a giudizio.
Stando a quanto è emerso dalle indagini, ad Astori sarebbero state rilasciate le idoneità nonostante una serie di esami avessero evidenziato la presenza di extrasistoli ventricolari nel corso delle prove da sforzo a cui era stato sottoposto. La morte improvvisa di Astori sarebbe infatti stata originata da una “cardiomiopatia aritmogena diventricolare”. Da una perizia condotta dal professor Domenico Corrado dell’università di Padova, l’idoneità sarebbe stata concessa ad Astori nonostante fossero emerse anomalie tali da rendere necessari ulteriori approfondimenti, in occasione di esami cardiologici eseguiti a Cagliari, dove il difensore giocò tra il 2008 e il 2014, e a Firenze.
Secondo l’accusa, i due medici avrebbero violato i “protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico”. In particolare, a Stagno viene contestato di aver rilasciato ad Astori nel luglio 2014 un certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica in cui si attesta la mancanza di controindicazioni nonostante – secondo la ricostruzione degli investigatori – durante la prova da sforzo si fossero verificate due extrasistoli ventricolari isolate, non segnalate nel referto.
I due medici sportivi sono anche accusati di aver omesso di sottoporre Astori ad altri accertamenti diagnostici più approfonditi sull’origine e sulla cause delle extrasistole, al fine di escludere una “cardiopatia organica” o una “sindrome aritmogena”. Sempre secondo l’accusa, se la patologia fosse stata diagnosticata mentre si trovava in una fase iniziale ciò avrebbe consentito di interrompere l’attività agonistica di Astori e tramite la prescrizione di farmaci di rallentare la malattia e prevenire l’insorgenza di ”aritmie ventricolari maligne”. Il legale del professor Galanti, l’avvocato Sigfrido Fenyes, al termine dell’interrogatorio a cui era stato sottoposto il suo assistito, il 13 dicembre scorso, aveva sottolineato che il medico aveva ribadito ai magistrati “la correttezza e l’osservanza di ogni necessaria regola medica e quindi la correttezza del suo operato”, spiegando “di aver adottato un comportamento diligente, prudente e perito”.