Quanto poco sappiamo ancora del mare, delle sue dinamiche, delle misteriose correnti che regolano il clima, dell’ossigeno che ci regala facendo il pari alle foreste. Ancora meno conosciamo il mare che ci sta più vicino, il nostro Adriatico che proprio in questi giorni ci ha regalato la sensazionale scoperta di una barriera corallina al largo di Monopoli. Cercare i suoi segreti può essere filo conduttore di una vita intera, come bene si ha consapevolezza leggendo il “diario di bordo”, mi piace chiamarlo così, di Sandro Carniel, oceanografo e primo ricercatore presso l’Istituto di Scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche nella sede di Venezia.

Il nostro ha recentemente dato alle stampe Oceani. Il futuro scritto nell’acqua – edito dalla Hoepli nella collana Microscopi – nel quale svela i retroscena della vita di un biologo marino. Si ha la possibilità di imbarcarsi con lui sulla nave oceanografica “Urania” (oggi purtroppo non più in servizio, nda) che solca l’Adriatico per studiare le sue correnti più fredde e profonde, di immergersi nella singolare vita di bordo (altro che Love boat!), di annusare gli odori e i sapori della cucina di bordo, scoprendo che il cuoco è il personaggio più importante dopo il capitano.

Il cuoco descritto da Carniel è barese (come chi scrive). Non sappiamo se davvero lo abbia incontrato oppure sia un personaggio di fantasia, ma certo è che senza i suoi manicaretti non si sarebbe potuta affrontare la durissima routine delle ricerche, i continui sondaggi e campionamenti d’acqua. Fiction e verità scientifica si fondono nel “diario” di Carniel: egli riesce a spiegare molto bene perché l’Adriatico è così importante, poiché qui si trova uno dei “motori freddi” del Mediterraneo. Ce ne sono tre nel mare nostrum: uno nell’Adriatico del Nord, l’altro nel golfo del Leone e l’ultimo nel mar Egeo della Grecia.

“In queste zone – scrive l’autore – venti particolarmente densi e freddi rendono l’acqua superficiale più salata e più fredda, in una parola più densa. Le masse d’acqua sprofondano e mettono letteralmente in moto la circolazione profonda del Mediterraneo, trasferendovi anche ossigeno e nutrienti. Come fossero tre Re Magi, i motori freddi portano in giro doni fondamentali per l’ecologia dei loro bacini e di tutto il Mediterraneo, garantendo condizioni migliori per la vita animale e vegetale di fondo. Ma non basta. Controllano anche i flussi di calore verso l’atmosfera determinando così le caratteristiche delle masse d’aria che oscillano tra il mare e l’entroterra e, quindi, il clima”.

Lo avreste mai immaginato? Ma questo è solo uno dei tanti spunti che si ritrovano nel libro, il quale affronta i temi della salvaguardia del mare a livello globale, dai Caraibi alle Hawaii, spiegando per esempio la funzione e l’importanza delle barriere coralline. Narrazione e divulgazione scientifica: ecco la giusta chiave per creare consapevolezza, conoscenza e probabilmente amore per il nostro mare. Non si può rispettare e tutelare ciò che non si ama. Il nostro passato e il nostro futuro è negli oceani da cui la vita stessa è nata, non dimentichiamolo mai.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Le Langhe non sono solo quelle da cartolina. E ho scritto un libro per farle parlare

next
Articolo Successivo

Clima, alla sinistra dico: cambiare il sistema non è più un vezzo da radical chic

next