“Il cartello “Dio, patria e famiglia, che vita di merda” di Monica Cirinnà? Se l’ha fatto, ha fatto bene. Viva la Cirinnà“. Così, ai microfoni de La Zanzara (Radio24), l’europarlamentare Alessandra Mussolini si pronuncia sul discusso manifesto esibito dalla senatrice Pd Monica Cirinnà durante la manifestazione per la Festa della Donna, organizzata da Non Una di Meno. Il cartello, che canzonava un noto slogan fascista, ha ricevuto critiche bipartisan, da Matteo Salvini a Carlo Calenda.
Alessandra Mussolini menziona innanzitutto la “legge Cirinnà”, ovvero la legge 76/2016 sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e sulla disciplina delle convivenze: “Devo dire la verità: ho letto quella legge e non è male, perché è molto elastica. Ma magari fosse stata fatta anche per le coppie eterosessuali, perché è più laica, più soft e più bella di quanto prevede il matrimonio. E soprattutto una unione civile è meno ipocrita del vincolo matrimoniale. Ripeto, l’unione civile è bella e andrebbe estesa anche agli eterosessuali, soprattutto perché nel matrimonio c’è la tutela superiore della famiglia, dove i singoli non hanno diritto. Nelle unioni civili, invece, i diritti valgono per i singoli. Benissimo, basta ipocrisie. Viva la libertà”.
E aggiunge: “Viva la Cirinnà. Brava la Cirinnà, anche se si poteva spingere oltre. Il cartello con la frase “che vita di merda”? Ma su, ci sta, perché in fondo ci sono dei condizionamenti pazzeschi. In Italia siamo troppo condizionati. La Cirinnà è un po’ la Bonino dei tempi nostri. A me Emma Bonino piace, ha fatto delle belle battaglie. Se non fosse stato per la Bonino, noi donne saremmo state ancora sotto al giogo col cappione al collo. Avete stancato. Viva la Bonino, viva la Cirinnà“.
L’europarlamentare poi conclude: “Togliamo anche queste divisioni tra eterosessuali e omosessuali. Io voglio avere gli stessi diritti. Voglio anch’io la possibilità di fare una unione civile. Lo avrei fatto in passato al posto del matrimonio, se ci fosse stata l’opportunità. E il consiglio che do è questo: fate le unioni civili. E poi forse a 90 anni decidete di sposarvi”.