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Simone Moro: “Vorrei andare a recuperare Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat”

"Mi sto preparando per farmi trovare pronto nell’eventualità che si decida di procedere", ha detto Moro al Corriere del Trentino. Per ora quella di Moro rimane una proposta, decisive saranno le decisioni che saranno prese dalle famiglie dei due alpinisti scomparsi. I quali, secondo quanto dichiarato da Simone Moro, sarebbero morti in un incidente e non per sfinimento

Simone Moro, grande alpinista italiano che detiene il record di maggior numero di ascensioni in prima invernale sugli ottomila con le scalate delle quattro vette Shisha Pangma nel 2005, Makalu nel 2009, Gasherbrum II nel 2011 e Nanga Parbat nel 2016, si è offerto di tentare il recupero dei corpi di Daniele Nardi e Tom Ballard, morti sul Nanga Parbat. Moro – come spiega il Corriere del Trentino – è in contatto con Alex Txikon, che ha guidato i soccorsi durante le operazioni di ricerca di Nardi e Ballard. “Confrontandomi con chi era impegnato mi sono fatto l’idea che sia tecnicamente fattibile e quindi mi sto preparando per farmi trovare pronto nell’eventualità che si decida di procedere“, ha detto Moro. Per ora quella di Moro rimane una proposta, decisive saranno infatti le decisioni che saranno prese dalle famiglie dei due alpinisti scomparsi. I quali, secondo quanto dichiarato da Moro, sarebbero morti in un incidente e non per sfinimento: “Ne ho parlato con Txikon e credo che di incidente si tratti, proprio mentre stavano posizionando delle corde fisse. Non è possibile capire se in una fase di discesa, dopo aver comunicato la loro posizione, piuttosto che il mattino seguente, all’inizio di una salita”

Lo scorso 7 marzo (cioè due giorni prima che venissero individuate le due sagome degli alpinisti), Moro aveva rilasciato un’intervista a mountainblog.it nella quale affermava: “Sono stato sotto il Nanga Parbat in quattro spedizioni e ho visto ogni giorno le valanghe che cadevano sullo Sperone Mummery… fa paura. Ecco perché non l’ho mai provato. Non è che io non abbia le capacità tecniche, ma essere travolto da una valanga è un prezzo troppo alto. Questo non significa che Daniele non sia un buon alpinista, ma lui e Tom hanno deciso di scalare una via consapevoli dell’alto rischio di morire. Sapevano che avrebbero fatto qualcosa che poteva essere mortale. Molto più che su altre vie”.