Il vicepremier 5 stelle, durante la trasmissione Di Martedì su La7, ha detto che chi sostiene posizioni contro la parità uomo-donna "non rappresenta niente della cultura 5 stelle". E il sottosegretario alle Pari opportunità ha ribadito che il governo non sosterrà l'iniziativa di Verona. Mentre le opposizioni chiedono che anche la Regione Veneto ritiri il patrocinio
“E’ la destra degli sfigati”. Sono queste le parole usate dal vicepremier Luigi Di Maio, rispondendo alle domande di Concita De Gregorio durante la trasmissione Di Martedì su La7, per commentare le posizioni di chi sostiene il Congresso mondiale delle famiglie di Verona e del leader dell’estrema destra Vox in Spagna che chiede le “donne restino a casa a crescere i figli” e non lavorino. “Chi è contro vuole tornare indietro, chi è contro la parità uomo-donna non rappresenta niente della cultura M5s”, ha detto. Solo ieri Palazzo Chigi ha deciso di ritirare il patrocinio alla manifestazione che risulta organizzata, tra gli altri, da varie associazioni schierate contro l’aborto e i diritti Lgbtq. “A me risulta”, ha specificato Di Maio, “che non sia stata neanche inoltrata la domanda di patrocinio”. All’evento parteciperanno comunque molti esponenti del governo del Carroccio: il vicepremier Matteo Salvini e i ministri Lorenzo Fontana e Marco Bussetti.
Nelle scorse ore proprio Fontana, che ricopre il dicastero della Famiglia, aveva detto di non essere stato informato del ritiro del logo. Ma ancora oggi il sottosegretario M5s Vincenzo Spadafora, che ha la delega alle Pari opportunità, ha garantito che sul punto il governo non intende fare marcia indietro: “Il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un’istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell’Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio. Sono stato tra i primi a segnalare il problema”, ha detto in un’intervista a Repubblica. “C’è una nota ufficiale in data odierna per far presente che non esistono i presupposti e chiedere il ritiro”. L’esponente M5s ha assicurato anche che “l’Italia non metterà in discussione il lavoro di anni sul tema dei diritti delle donne, un lavoro fatto di battaglie, di sfide di tante figure femminili. Vorrei tranquillizzare: non c’è questo rischio. Anzi, il governo consoliderà i diritti conquistati”.
E ancora ha aggiunto Spadafora: “Su alcuni temi le forze che hanno firmato il contratto di governo hanno oggettivamente sensibilità diverse. Ma vorrei venir fuori dall’eterna contraddizione tra noi e la Lega per fare un discorso più ampio: alcune posizioni sono fuori dal tempo a prescindere dalla volontà delle forze politiche. Andiamo verso un futuro in cui ci saranno inesorabilmente più pace, più diritti per le donne e per quelle che sono ancora considerate minoranze, come la comunità Lgbt”. Infine ha aggiunto: “L’intesa di governo regge finché nessuno cerca di soverchiare l’altro. Il contratto sulla Tav era chiaro, la Lega ha voluto forzare la mano e noi ci siamo impuntati. Siamo pronti a farlo anche sul tema dei diritti e delle politiche sociali“.
Mentre il logo ancora non è ancora stato tolto dal sito della manifestazione, le opposizioni chiedono che sia ritirato anche quello della Regione Veneto: “Non è accettabile che il nome e il simbolo della Regione Veneto siano accostati a messaggi contro l’autodeterminazione delle donne e contro le persone Lgbtq, per questo abbiamo chiesto a Zaia di ritirare il patrocinio della Regione”, hanno scritto in una nota i consiglieri regionali Patrizia Bartelle (Italia In Comune) e Piero Ruzzante (Liberi E Uguali). “Il rifiuto di ogni discriminazione e pregiudizio, la solidarietà e l’apertura alle persone di ogni provenienza, cultura e religione è scritta nel dna del Veneto, nella storia più antica del nostro territorio e anche se Zaia lo dimentica, nello Statuto della Regione. Il modello di famiglia che hanno in mente la Lega e il ministro Fontana è reazionario, escludente, misogino e intollerante. Loro vogliono una famiglia in cui è l’uomo a decidere se la donna può abortire o meno, se può uscire di casa, se può lavorare. Il ritorno al patriarcato nelle forme più retrive e violente. Secondo noi la vera famiglia è quella fondata sull’amore: questo è il futuro e siamo convinti che la maggioranza dei cittadini del Veneto non voglia tornare al passato”.