In antichità era la rocca di Savignano Lungoreno, antico maniero appartenuto alla Gran Contessa Matilde di Canossa e distrutto nel 1293. Molti secoli dopo, su quello spuntone di roccia che domina il comune di Grizzana Morandi, nel bolognese, il Conte Cesare Mattei decise di costruire quella che sarebbe diventata la futura Rocchetta Mattei, un luogo straordinario destinato a restare unico e inimitato.

La prima pietra fu posata il 5 novembre del 1850; solo nove anni più tardi il Conte, tra i fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna nonché deputato al Parlamento di Roma, poté finalmente trovare dimora in quello che si mostrò subito in tutta la sua eccezionalità: un castello dalle forme fiabesche, costruito e arredato con una miscela eclettica e surreale di arte islamica, medievale e moderna, in cui facevano capolino cupole moresche, labirinti di scale escheriane, soffitti decorati a muqarna e un fiero ippogrifo di pietra a guardia della fortezza.

Da quel luogo delle meraviglie il Conte non si stacco più, trascorrendo l’intera vita a inventare e arredare nuove stanze. Ai suoi tempi d’oro nella Rocchetta trovarono ospitalità principi e sovrani, tra cui (si narra) Ludovico III di Baviera e lo Zar Alessandro II di Russia. Gli ambienti esoterici della Rocchetta furono anche lo scenario degli esperimenti del Conte, profondo studioso di quella che lui stesso battezzò elettromeopatia: una terapia medica di sua invenzione basata sull’abbinamento di “granuli medicati” e liquidi, detti anche “fluidi elettrici”. Queste tecniche segrete – su cui il Conte iniziò a esercitarsi dopo la morte della madre per tumore, adirato con la classe medica che non era riuscita a salvarla né ad alleviarne il dolore – ebbero enorme fortuna grazie anche a importanti citazioni (ne parla Dostoevskji ne I fratelli Karamàzov) e a testimoniati casi di guarigione.

Dopo la morte di Mattei nel 1896 per la Rocchetta iniziarono i tempi bui dell’abbandono. Durante la seconda guerra mondiale il castello venne saccheggiato dai tedeschi e gli eredi, non si sa bene il perché, tentarono di donarlo al Comune di Bologna, che rifiutò. Dopo un nuovo, lungo periodo di declino, nel 2006 il complesso venne acquistato e successivamente restaurato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna.

Dal 2015, data di riapertura al pubblico, la Rocchetta è diventata un’importante attrazione turistica del bolognese – nel periodo gennaio-agosto 2018 è stata meta di 38mila visitatori – e un traino per promuovere l’intero Appennino bolognese, martoriato negli ultimi anni da crisi sociali, economiche e demografiche. È proprio di queste tematiche – ma anche di opportunità che passano attraverso le sue eccellenze produttive, di una cultura industriale sviluppata e di un patrimonio culturale e museale diffuso – che si parlerà domani in Rocchetta, alla presenza del Sindaco di Grizzana Morandi Graziella Leoni, del presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna Carlo Monti, di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, del Sindaco di Bologna Virginio Merola e del consigliere delegato della Città metropolitana Massimo Gnudi.

Al confronto istituzionale seguirà una tavola rotonda a cui parteciperanno esponenti della cultura, del turismo e alcuni noti imprenditori del territorio. Tra questi anche Maurizio Marchesini, presidente di Marchesini Group, colosso della Packaging Valley bolognese. Lo scorso anno insieme al “collega” Alberto Vacchi, presidente di Ima, Marchesini aveva messo in piedi la newco Caima, azienda nata dalle ceneri della fallita Stampi Group. L’operazione Caima, che ha permesso ad alcuni ex dipendenti Stampi di essere riassorbiti nel distretto, è stata un forte segnale di speranza per l’Appennino e una testimonianza che le sinergie tra imprese e territori possono esistere.

Foto tratta dal sito Rocchetta Mattei

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