Ama Spa, la società capitolina dei rifiuti, è sempre più nel caos. Un possibile buco in bilancio per oltre 100 milioni di euro, una decina di dirigenti pronti per essere licenziati e la raccolta porta a porta per le utenze non domestiche appena partita e già definita “un flop”. Tutto ciò mentre si scopre che i vertici appena rimossi, vista la crisi sui conti, avevano chiesto un parere sulla possibilità di richiedere un concordato preventivo in continuità. In queste ore sono parecchi i fronti su cui l’amministratore unico pro-tempore, Massimo Bagatti, si trova a lottare, fra le pressioni del Campidoglio e la guerra dei sindacati. Con uno sciopero dei servizi agli esercizi commerciali, il 29 marzo, che incombe. Ancora tegole, insomma, su una vicenda che per un po’ la sindaca Virginia Raggi si troverà a gestire in prima persona insieme all’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, avendo deciso per il momento di non sostituire in Giunta la dimissionaria Pinuccia Montanari.

IL MAXI-BUCO E IL PERICOLO “ROSSO” – Il punto di partenza è sempre la telenovela sui conti della municipalizzata. Dopo l’inchiesta de IlFattoQuotidiano.it sui collegamenti fra la querelle su Ama e l’affare dello stadio di Tor di Valle, la commissione regionale Rifiuti, guidata dal pentastellato Marco Cacciatore, ha audito il presidente del Collegio sindacale di Ama, Mauro Lonardo. Il quale, oltre a dare la sua contro-versione rispetto all’esposto presentato dall’ex ad Lorenzo Bagnacani e rigettare qualsiasi ipotesi di conflitto d’interesse per la sua carica da sindaco della società Stadio Tdv – riferibile al presidente giallorosso James Pallotta – ha spiegato che in azienda è in atto una due diligence sui crediti nei confronti del Campidoglio che potrebbe mettere in dubbio una cifra per circa 100 milioni di euro, dunque ben più dei famosi 18 milioni relativi ai servizi cimiteriali. Fra queste partite, ha spiegato Lonardo, anche un contenzioso con la Coop 29 Giugno riconducibili all’anno 2016, quando la cooperativa fondata da Salvatore Buzzi era già sotto il controllo della magistratura.

LO SPAURACCHIO DEL CONCORDATO – È ovvio che il “buco” ipotizzato dalla due diligence, qualora confermato, avrebbe un impatto devastante sui due bilanci in corso di approvazione, quelli del 2017 e del 2018. Anche perché il nodo di tutta la vicenda sta nell’interpretazione imposta da Lonardo al cda: i crediti messi in dubbio dal Comune non pesano sul patrimonio dell’azienda, ma sul conto economico, dunque sul risultato d’esercizio. Di qui il “passivo indotto” denunciato da Bagnacani che metterebbe a rischio l’azienda. Una lettura contestata anche dal professor Matteo Caratozzolo, membro dell’Organismo Italiano di Contabilità, in un parere del 14 febbraio 2019 consegnato agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma. Ma tant’è. La tesi di Lonardo, sostenuta dal Campidoglio, ha avuto ragione. Per questo motivo, sempre a febbraio 2019, poco prima di essere rimossi, gli ex membri del cda hanno chiesto un parere sul possibile concordato in continuità per Ama. Ipotesi, ancora una volta, allontanata dai vertici capitolini del M5S.

PORTA A PORTA COMMERCIALE CONTESTATO – Intanto, sul nuovo numero uno di Ama, Bagatti, incombe la spada di Damocle del porta a porta per le utenze non domestiche. Il nuovo servizio, gestito da società private, ha preso il via 6 mesi fa, ma sono diversi gli utenti che si stanno lamentando. “Questo appalto avrebbe dovuto sollevare Ama e liberare forza lavoro per la raccolta delle utenze ordinarie, invece gli operatori Ama continuano a coprire comunque parte del servizio delle non domestiche”, hanno detto gli esponenti delle sigle Fp Cgil, Cisl e Fiadel durante un presidio in vista dello sciopero del 29 marzo. Secondo le parti sociali, alcune aziende non sarebbero state pagate in tempo e per questo vi sarebbero parecchi disservizi. “I pagamenti sono regolari – fanno sapere da Ama – una sola e unica delle società deve ricevere una nuova e recentissima tranche del corrispettivo dovuto poiché Ama attende dal fornitore un feedback di routine su alcuni adempimenti di legge”.

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