“Vicenda Italia-Cina? Credo che ci sia stato un limite nell’azione di governo, perché ci troviamo a essere più esposti politicamente, pur essendo quelli che in Europa hanno fatto meno affari con la Cina. Questo è molto curioso”. Sono le parole del deputato di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, intervistato da Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale.
E spiega: “Dobbiamo fronteggiare un Trump che è campione di farsi gli affari in casa sua. Dobbiamo sentire le perplessità di una Ue fatta di Paesi, come la Germania e la Francia, che hanno enormemente più rapporti economici, commerciali e di investimento con la Cina. E ci troviamo singolarmente esposti. Suggerirei comunque di far valere il criterio di non offendere un orientale. Bisogna portare avanti passi che hanno anche contenuti interessanti per noi” – continua – “ma che certamente sono gravati anche da punti interrogativi. Le cautele che vengono messe, almeno dalle bozze che si leggono, i riferimenti alle politiche della Ue non sono certamente banali. Però qualche sollecitazione alla prudenza non è infondata. Si sarebbe forse dovuto lavorare meglio nei mesi scorsi, sentendo l’orientamento del Parlamento, cercando di capire e di attenuare il grado di formalizzazione e di vedere di arrivare ugualmente a qualche elemento di sostanza. Quindi, credo ci sia stata un po’ di inavvertenza da parte del governo”.
Bersani puntualizza: “Per quello che capisco dalle parole del presidente Conte, mi pare si sia molto avanti coi lavori. Quindi, se ci sono margini per attenuare l’impatto politico e diplomatico di questa operazione, li si riduca, però, per favore, non si prendano lezioni da chi ha rapporti con la Cina più di noi. Attenzione. Che finiamo nell’angolo sempre noi non è accettabile. La Cina non è una galleria, come nel caso della Tav. Cerchiamo di capire che la cosa va maneggiata con estrema cura e cautela perché siamo di fronte a interlocutori molto importanti, seri e rigorosi nei rapporti internazionali”.
E chiosa: “Penso che adesso ognuno tirerà un po’ la corda: Salvini vuole probabilmente emanciparsi e non finire come Al Bano, troppo amico dei russi, e così si metterà un attimo sotto l’ombrello americano, Di Maio non so, e infine sarà Conte, al solito, che avrà il ruolo di quello che passa di lì per caso e risolve i problemi, dettando anche il compito. Ormai questa è la classica sceneggiata italiana, si applica in tutte le minestre“.