Nel 2014 il suo nome venne inserito all'ultimo nelle liste elettorali per le Comunali. Nel 2017 fece scalpore il suo arresto. Ora è arrivata la condanna. Il gup ha escluso l'accusa più grave di associazione mafiosa ma ha riconosciuto la colpevolezza per una aggressione del 2015 a Gallico
Il suo nome era finito nelle cronache già due anni fa, al momento del suo arresto. Ieri, l’ex candidato del Movimento Cinque Stelle alle comunali del 2014 di Reggio Calabria, Michele Panetta, è stato condannato a 8 anni di carcere per lesioni aggravate. Il gup di Reggio Calabria Filippo Aragona lo ha assolto dall’accusa più pesante di associazione mafiosa ma lo ha ritenuto, assieme ad altri imputati, colpevole di lesioni e detenzione di pistola. Reati che, per i pm Stefano Musolino, Sara Amerio e Walter Ignazitto, sono aggravati dal favoreggiamento alla ‘ndrangheta. Assieme ad altri indagati, infatti, Michele Panetta faceva parte di un gruppo di buttafuori guidato da Domenico Nucera, luogotenente della cosca Condello, condannato a 20 anni di carcere. Assieme ad altri indagati, a fine agosto 2015, Panetta ha partecipato a un’aggressione a Gallico dove i buttafuori del clan avevano pestato quattro ragazzi e ne avevano gambizzato uno “colpevole” di aver dato uno schiaffo all’organizzatore di una serata tenuta in uno dei lidi dove la ‘ndrangheta gestiva il servizio di sicurezza.
Ventisette condanne e una sola assoluzione. Il processo “Eracle” si è concluso ieri sera in aula bunker con una valanga di anni di carcere per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato e che erano stati arrestati con l’accusa di associazione mafiosa, traffico di droga, armi, estorsione e corse clandestine di cavalli. Sono stati condannati a 20 anni di carcere anche Salvatore Falduto, Francesco Ferrante e ai fratelli Cocò e Andrea Morelli. Questi ultimi sono due esponenti della comunità rom di Arghillà (un quartiere nella zona nord della città) ma per gli inquirenti non ci sono dubbi sul fatto che entrambi siano affiliati alla ‘ndrangheta.
Nel gruppo dei buttafuori gestiti da Domenico Nucera, che per conto del clan Condello spacciava droga nei locali della movida, c’era anche Michele Panetta che, fino al 2013, per qualche tafferuglio da stadio era stato sottoposto a daspo. Il provvedimento amministrativo emesso dal questore non compariva nei certificati dei carichi pendenti e nel casellario giudiziario quando questi documenti sono richiesti da un soggetto diverso dall’autorità giudiziaria. Ecco perché, alle comunali del 2014, Panetta è stato inserito nella lista del Movimento Cinque Stelle presentando certificati che attestavano di essere incensurato. In realtà non lo era e per questo la Dda di Reggio Calabria, nell’accusa di lesioni personali gli ha contestato anche la recidiva infraquinquennale.