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Sala intervista Mahmood: “Che tipo di politica ti piace?”. E il cantante: “Quella per il diritto alla vita dell’essere umano”

"Milano ha un potenziale altissimo di ispirazione per la mia musica - racconta il vincitore di Sanremo - soprattutto quando prendo i mezzi come il 3, il 15 e il 79. Questa è la mia casa, qui sono nato e cresciuto e nei miei pezzi è pieno di riferimento a questa città"

di Simone Bauducco

“Io sono dalla parte degli italiani che aiutano gli esseri umani”. Parola di Alessandro Mahmoud in arte “Mahmood”, fresco vincitore del festival di Sanremo. Questa sera è salito sul palco del Rocket Club di Milano per un’intervista speciale condotta dal sindaco di Milano Giuseppe Sala. Due milanesi di due generazioni differenti. Entrano nella sala insieme passando in mezzo agli oltre duecento fan che si sono messi in coda due ore prima dell’apertura delle porte. “Questa volta però non sono io ad essere intervistato, ma mi metto nei panni del giornalista e parto con il botto” scherza il sindaco mentre elenca i suoi gusti musicali dai Doors ai Florence + The Machine e propone Mahmood come assessore ai trasporti: “Milano ha un potenziale altissimo di ispirazione per la mia musica – racconta il vincitore di Sanremo – soprattutto quando prendo i mezzi come il 3, il 15 e il 79. Questa è la mia casa, qui sono nato e cresciuto e nei miei pezzi è pieno di riferimento a questa città, basta pensare al ‘nido sul naviglio’ o a ‘Milano good vibes'”.

Tra il pubblico che ascolta in silenzio ci sono tanti bambini e ragazzi che a Gratosoglio ci vivono. Uno di loro lo invita a fare visita al centro doposcuola. C’è spazio pure per una “carrambata” con il sindaco che mostra una foto di classe di Mahmood alle materne donata da una sua ex maestra: “Bisogna studiare sempre senza arrendersi. La prima volta che sono andato a X Factor mi hanno eliminato subito e allora mi sono messo a lavorare facendo cappuccini e studiando musica ancora di più. Così sono arrivato fino a qui”. Ma si parla anche di politica: “Spesso mi criticano dicendomi “torna al tuo paese” ma io sono nato qua. Mi danno dell’immigrato, ma io sto con gli italiani che aiutano gli esseri umani. Quando sento che una mamma che deve farsi un viaggio in treno, io mi sento dalla parte di chi la aiuta, mi interessa il diritto della vita di un essere umano e spero che ci sia un interesse sempre maggiore da parte della politica su questi temi”. L’ultima parte dell’intervista è lasciata al pubblico che chiede come sarà Milano tra trent’anni: “Ho fiducia nelle nuove generazioni perché non fanno domande sulla provenienza delle persone o sull’identità sessuale. Al contrario queste differenze arrivano spesso dai più vecchi”. Adesso Mahmood può cantare il ritornello di “Soldi” mentre il sindaco insieme ad una bambina batte le mani sul palco.

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