Ricordate Guy Verhofstadt? Il politico belga, leader dei liberali europei, l’amico di Emmanuel Macron che, sfoggiando il suo miglior italiano, qualche settimana fa al Parlamento europeo dava lezioni al presidente del consiglio Giuseppe Conte chiamandolo “burattino” (e ricordando che lo stesso Di Maio aveva provato a corteggiare Macron) e Conte replicava che burattino è “chi risponde alle lobby”.
Ma perché quest’allusione? Conte sapeva forse qualcosa che noi non sapevamo ancora? Oggi, infatti, – come riportato da Le Monde e France 2 – si scopre che il gruppo Alde di Verhofstadt non ha disdegnato centinaia di migliaia di euro (ben 425mila, per l’esattezza) ricevuti dal 2014 da grandi multinazionali del calibro di Google, Walt Disney, Syngenta, Deloitte, Microsoft e persino Bayer, l’attuale produttore del Roundup – glifosato – da quando ha acquisito Monsanto.
Finanziamenti ovviamente del tutto legali (d’altronde chi le scrive le leggi?), ma che pongono il problema del conflitto di interessi e del potere di condizionamento delle lobby sui cosiddetti “rappresentanti dei cittadini”. L’Alde non risulta l’unico gruppo ad aver ricevuto finanziamenti di questo tipo, ma se guardiamo agli importi gli altri sembrano aver ricevuto “spiccioli” in confronto.
È legittimo chiedersi come tali finanziamenti influenzino le decisioni politiche ad esempio in tema di pesticidi, tassazione delle multinazionali, paradisi fiscali, controllo della rete e negli ambiti di interesse delle multinazionali che elargiscono tali generose donazioni senza contropartita(?).
Alla pubblicazione della notizia il portavoce del partito di Macron En Marche, imbarazzato, ha annunciato che l’idea di unirsi in gruppo con l’Alleanza dei liberali e democratici europei per le prossime Elezioni europee non è più all’ordine del giorno, e che tali finanziamenti dovrebbero essere vietati, come lo sono già in Francia e in numerosi altri Paesi europei.
Nessuna reazione invece risulta giunta da Emma Bonino (Più Europa/Radicali) che sul loro sito si vantano di essere l’unico membro italiano dell’Alde.
Chissà che non serva da lezione anche al M5s o ai suoi “non leader” Luigi Di Maio, Grillo e Casaleggio, pronti appena due anni fa a lasciare l’Ukip del “fantastico” xenofobo Nigel Farage per trasferirisi nell’Alde (dalla padella alla brace verrebbe da dire!), nonostante il M5s in Europa stia e voti agli antipodi sia dell’Ukip che dell’Alde (ma unirsi ai verdi o alla sinistra radicale del Gue/Ngl sarebbe riconoscere di aver toppato sin dall’inizio. E poi senza gruppo niente fondi europei istituzionali).