Il terrorista australiano Brenton Tarrant ha trasmesso per 17 lunghi minuti la strage alla moschea di Christchurch in Nuova Zelanda. Il video della strage continua a essere costantemente caricato sulle principali piattaforme di social networking in tutto il mondo. Facebook, Twitter e YouTube in particolare stanno combattendo la battaglia principale per arginare la proliferazione di questo materiale sensibile.
Il reporter di Buzzfeed Ryan Mac fa notare che nelle fasi subito successive alla strage YouTube ha commesso l’errore di consentire la riproduzione dei video – semplicemente aggiungendo un disclaimer circa la natura sensibile del contenuto. Pessima scelta, probabilmente frutto del clima emergenziale, che ha sollevato molte critiche circa le policy di YouTube in materia di contenuti violenti.
What’s bizarre is that YouTube’s algo or moderators have flagged these videos as sensitive, but users are still allowed to watch them after consenting. This is the screen you see before viewing. How is broadcasting mass murder not a violation of terms of service? pic.twitter.com/5o1nIRI5dP
— Ryan Mac (@RMac18) 15 marzo 2019
Sono stati prontamente chiusi i profili social di Tarrant, il quale oltre ad aver mostrato la diretta della strage online ha anche completato la sua attività di comunicazione pubblicando un manifesto contro l’Islam e gli immigrati.
Gestione catastrofica della copertura media è stata quella di magazine australiani come Sky News Australia, 10 Daily e Channel 10 che hanno avuto l’infelice idea di embeddare la diretta integrale della strage nei loro siti web.
I video sono stati rimossi anche dalle testate giornalistiche, ma il danno è fatto. In particolare su Twitter, i magazine stanno ricevendo accuse pesantissime dai lettori, che pretendono ora di sapere nomi e cognomi degli autori dei contenuti.
@SkyNewsAust @10Daily You muppets displayed a serious lack of judgement by airing this footage.
— underwhelmed (@TombeeTweets) 15 marzo 2019
Nel 2007 il film Live! – Ascolti record al primo colpo scioccava l’immaginario collettivo dipingendo uno scenario distopico in cui i protagonisti di un talk show giocavano alla roulette russa in diretta televisiva, esponendo per la prima volta sul piccolo schermo l’omicidio legalizzato.
In quegli anni anche George Carlin, simbolo della stand up comedy, descriveva un futuro non troppo lontano in cui sarebbe stato realizzato un reality show con le seguenti caratteristiche: i più feroci ergastolani delle prigioni americani sarebbe stati fatti combattere gli uni contro gli altri, armati, con l’obiettivo di alimentare il piacere sadico dei telespettatori a stelle e strisce.
Come accade per le grandi verità storiche, l’idea di una società mossa da un perverso voyeurismo nei confronti della morte all’inizio ha suscitato rifiuto, poi ilarità e alla fine accettazione. Oggi, in particolare, è il giorno dell’accettazione. Oggi accettiamo che i lati più estremi della società vogliono riprendere la morte in tempo reale sui social, perché il terrorismo è diventato un grande show e la qualità di uno spettacolo si giudica anche dal numero di spettatori.
Oggi, soprattutto, accettiamo che i telespettatori sono più che interessati ad assistere a questo macabro show, altrimenti i canali social non sarebbero invasi dai video della strage.