È un destino curioso che il nome di quella ragazzina svedese dal volto serio faccia proprio rima con “pianeta”. Ancora più curioso che quel suo visino che non tradisce neppure i suoi pochi anni, sia diventato l’icona della nuova protesta studentesca. Però bello vedere questa mattina sfilare 10mila ragazze e ragazzi, bambine e bambine, con il viso svirgolettato di verde e di azzurro, facce sorridenti e tanta voglia di gridare insieme quegli slogan sul pianeta. Una nuova gioventù globale, con cartelli scritti in inglese, in francese che vanno dall’allarmistico “non c’è più tempo” all’intrigante “the planet is hotter than young Di Caprio”, dall’interrogativo “chiedimi perché salvare le api”, all’attuale “non facciamo i bulli con il nostro pianeta”, fino al surreal-tifoso “+CR7 -Co2”.
Hanno sfilato, cantando e facendosi selfie, ballando e scandendo i loro slogan. Nel corteo c’erano ragazze con il velo, giovani dalla pelle nera, dai tratti asiatici, insieme, mescolati in una lotta per un bene futuro. Un bene di tutti. C’era un cartello nero, con una scritta gialla (al contrario di quello di Bocca di rosa) con su scritto”2050 Mamma, perché non hai fatto niente?“, una domanda inquietante che nessun genitore vorrebbe sentirsi porre, una domanda inquietante, che questi ragazzi, invece, stanno già ponendo e che davanti alle inerzie e agli interessi degli adulti, provano a dare una scossa. A modo loro, magari anche ingenuo, però almeno ci ricordano la miseria dell’utilitarismo a tutti i costi, il tradimento di ogni valore comunitario, perché l’ambiente è quanto di più in comune abbiamo tutti, indistintamente. Ci sarà chi li taccerà di ingenuità, di non essere capaci di comprendere i grandi problemi, ma questi ragazzi, invece, lo hanno capito benissimo e hanno capito che dietro a quei grandi problemi, quasi sempre ci sono grandi interessi, che sono causa dei problemi.
Un corteo allegro, ma compatto, dove adulti e adolescenti si mischiavano, senza alcun simbolo di partito e qui ci sarebbe da chiedersi se è un bene o un male. Un bene perché l’ambiente è un bene di noi tutti, un male se la latitanza di riferimenti politici è dovuta alla totale indifferenza dei politici, di qualsiasi schieramento, nei confronti del problema climatico. Chissà ora forse ci sarà una corsa dei vari schieramenti politici per conquistare l’appoggio di questi tanti e tanti giovani, indossando gli abiti degli ambientalisti, dei tutori del paesaggio, dei promotori di uno sviluppo sostenibile. Oppure, ci sarà un’alzata di spalle e si continuerà come sempre ignorando che di questi ragazzi molti già votano e molti lo faranno tra poco.
Non importa, quella voglia di stare insieme che oggi queste ragazze e ragazzi hanno dimostrato ci fa sperare in un domani. Loro tanto spegneranno gli schermi dei talk show e forse guarderanno a quella loro coetanea, che ha avuto il coraggio di parlare ai grandi. Greta Thunberg con le sue parole, la sua calma, ha smascherato ogni retorica menzognera: ha detto che il re è nudo, nessuna scusa è più valida adesso. E se Juncker continuava a sbadigliare con aria annoiata, pazienza, in tutta Europa, forse ci sono centinaia di migliaia di ragazzi che non si sono annoiati per nulla. “Skolstrejk för klimatet” lo hanno chiamato, sciopero della scuola per il clima. “Friday is our future” diceva un cartello al corteo. Il venerdì è il giorno scelto per manifestare. Il venerdì è nella nostra tradizione giorno di penitenza e di purificazione. Che serva a purificare anche un po’ il pianeta.