Il grande libro della terra. Guida pratica all’ecologia di Marianne Lambrechts – Cento argomenti di attualità: i grandi cicli naturali, l’aria, l’acqua, il suolo, il clima, la biodiversità, l’ambiente dove vivi, l’ecosfera. Tra le pagine del “Grande Libro della Terra” si possono scoprire: tutte le informazioni sui grandi cicli naturali, con tante curiosità e notizie aggiornate; come sfruttare al meglio le risorse naturali, le nuove scoperte e le nuove tecnologie senza degradare l’ambiente; come ogni gesto dell’uomo ha una conseguenza, grande o piccola che sia, sull’ambiente; come combattere i cambiamenti climatici; quali sono le soluzioni e i gesti da compiere per aiutare la Terra ogni giorno.
Ambiente & Veleni
Global Strike for Future, 10 libri per spiegare ai bambini le tematiche legate all’ambiente sollevate da Greta Thunberg - 10/11
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
- 12:59 - L'indagine, su Hiv ancora scarsa informazione pochi test e tanto stigma
Roma, 28 nov. (Adnkronos Salute) - Sul tema dell’Hiv, gli italiani si sentono informati, ma non troppo: il 57,3% afferma di esserlo molto o abbastanza, ma solo il 10,6% afferma di saperne ‘molto’. E si vede. C’è ancora confusione sulla trasmissione del virus: il 14,5% pensa che sia sufficiente baciare una persona con Hiv in modo appassionato, l’11,8% usare i bagni in comune con persone con Hiv, il 16,6% essere punti da una zanzara che prima ha punto una persona con Hiv o respirare l’aria respirata da una persona con Hiv (5,2%). Questa scarsa consapevolezza porta a sottovalutare il pericolo – il 63% si sente a rischio ‘nullo’ – e a non fare il test, eseguito solo dal 29,3% di quanti dicono di conoscere il virus. Poca informazione anche sulle strategie di prevenzione e profilassi pre-esposizione (Prep), conosciuta solo dal 6,7%, e dei servizi che si possono trovare nei checkpoint (43,5%), presidi territoriali di cui il 56,5% non conosce l’esistenza. È il quadro che emerge da un’indagine demoscopica realizzata da AstraRicerche per Gilead Sciences su un campione di oltre 1.500 persone fra i 18 e i 70 anni, i cui dati sono riportati all’interno del Libro Bianco ‘Hiv. Le parole per tornare a parlarne”, presentato oggi a Roma in occasione dell’evento ‘Hiv. Dalle parole alle azioni. Insieme per porre fine all’epidemia’.
Realizzato con il contributo di clinici, associazioni e rappresentanti delle Istituzioni - spiega una nota - il libro bianco parte da 4 parole chiave – prevenzione, stigma, checkpoint e qualità di vita – e ha lo scopo di riportare l’attenzione sull’Hiv, di riprendere il dibattito su problematiche ed esigenze ancora presenti e di proporre azioni concrete nella lotta a questa infezione. Il libro e l’evento si inseriscono nell’ambito della campagna ‘Hiv. Ne parliamo?’ iniziativa promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 17 Associazioni di pazienti, la Società italiana di malattie Infettive e tropicali (Simit) e l’Italian Conference on Aids and Antiviral Research (Icar).
Ogni anno, secondo l’istituto superiore di sanità ci sono oltre 2 mila nuove diagnosi, a indicare quanto sia fondamentale tornare a parlare di prevenzione: il 60% arrivano tardivamente, cioè quando le loro condizioni di salute erano già compromesse e spesso già in presenza di sintomi o di malattia conclamata. “In Italia si stima vi siano ancora più di 10 mila persone che non sanno di avere il virus - afferma Andrea Antinori, direttore dipartimento Clinico, Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani Irccs di Roma - Per riuscire a mettere in campo delle strategie di prevenzione efficaci, che consentano di far emergere questo sommerso e bloccare di conseguenza la catena dei contagi, dobbiamo lavorare sulla cultura della percezione del rischio, incentivando l’utilizzo degli strumenti di prevenzione a nostra disposizione, come il test dell’Hiv, il profilattico e la profilassi farmacologica, aumentando la capillarità di azione, moltiplicando e sostenendo i checkpoint, anche e soprattutto con risorse pubbliche; abbiamo insomma bisogno di un esercito di stakeholder in cui ognuno faccia la sua parte”.
Aver smesso di parlare di Hiv significa che non sono passate, nella popolazione generale, alcune verità scientifiche, come quella che si indica con la sigla U=U (Undetectable=Untransmittable): le persone con Hiv che hanno la carica virale non rilevabile non possono trasmettere il virus. Un concetto fondamentale che conosce solo il 22,9% della popolazione, come risulta dall’indagine di AstraRicerche. “L’efficacia delle terapie, e quindi un concetto come U=U, sono strumenti potenti anche contro lo stigma che purtroppo ancora oggi circonda chi vive con Hiv - sottolinea Davide Moschese, dirigente medico presso il dipartimento di Malattie infettive Ospedale Luigi Sacco di Milano - È innegabile, infatti, che lo stigma sia legato anche al timore di trasmissione del virus. Lo stigma non solo non va sottovalutato, ma è fondamentale combatterlo tramite la divulgazione corretta delle conoscenze scientifiche, per aumentare la consapevolezza sui propri comportamenti, favorire l’aderenza alle terapie e abbassando così il muro dell’isolamento sociale”.
Informazione, possibilità di eseguire il test, di accedere alla Prep supporto psicologico e possibilità di confronto fra pari. È quanto si può trovare nei checkpoint, luoghi gestiti dalla comunità per la comunità, che svolgono un ruolo fondamentale sul territorio, raggiungendo anche chi ha difficoltà a rivolgersi al servizio sanitario. Una realtà poco conosciuta – secondo l’indagine AstraRicerche solo il 43,5% ne ha ‘sentito parlare’, mentre il 56,5% non ne conosce l’esistenza – e scarsamente riconosciuta dalle Istituzioni nonostante il servizio offerto a persone che non si sarebbero altrimenti rivolte alla sanità pubblica.
“Il checkpoint - chiarisce Daniele Calzavara, Coordinatore Milano Check Point Ets - è un luogo aperto, inclusivo, sicuro, privo di discriminazioni, fatto dalla comunità per la comunità. L’aspetto comunitario è ciò che lo differenzia dagli altri servizi per la salute sessuale pubblici e istituzionali, che hanno un approccio verticale, dal medico verso l’utente. Al contrario, nel checkpoint gli interventi e le relazioni sono orizzontali, fra persone alla pari, l’operatore e l’utente parlano e interagiscono sullo stesso livello”. Aggiunge Filippo Leserri, Presidente Plus Roma: “Il checkpoint è un avamposto della prevenzione, una postazione privilegiata per poter arrivare alle persone in maniera efficace. Il lavoro di ascolto e di informazione che qui viene fatto ribalta la prospettiva della prevenzione: il nostro obiettivo non è solo quello di combattere le infezioni, ma anche di consentire alle persone di vivere la loro sessualità in maniera libera e consapevole, e così ridurre la diffusione del virus. Il nostro assunto è che il sesso, come ogni piacere, potrebbe comportare dei rischi, che tuttavia possono essere limitati scegliendo, tra tutti gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione, quello che risponde meglio ai propri bisogni”.
Secondo il presidente Plus - Rete persone Lgbt+ Sieropositive Aps, Sandro Mattioli: “Da tempo sosteniamo la necessità di una legge regionale che chiarisca cos'è un checkpoint, ne definisca il perimetro di azione nella logica della sussidiarietà orizzontale con le istituzioni pubbliche e, considerando che l’attività primaria è di tipo sociale, precisi le regole per la parte di attività sanitaria. Purtroppo, come sappiamo bene, l’Hiv è oggi un tema di scarso interesse politico” .
C’è quindi scarsa conoscenza dell’Hiv e poca consapevolezza delle difficoltà che le persone che convivono con il virus devono affrontare ogni giorno, sia dal punto di vista dello stato di salute sia da quello della vita sociale. La diagnosi tempestiva e l’aderenza alle terapie consentono alle persone con Hiv di avere una aspettativa e una qualità di vita simile a quella di chi non ha il virus: un risultato impensabile solo qualche decennio fa, che oggi apre però nuove questioni in termini di qualità di vita. “Quello della qualità di vita è un concetto multidimensionale che necessita di un approccio personalizzato e paziente-centrico - osserva Anna Maria Cattelan, direttore Uoc Malattie infettive Azienda ospedaliera universitaria di Padova - Solo attraverso il dialogo tra persona con Hiv e medico – purtroppo ancora non ottimale – si possono esplorare aspetti come l’affettività, le problematiche psicologiche-sociali o la salute sessuale che sono parte integrante della qualità di vita. Serve dunque un approccio integrato e multidisciplinare che preveda la presenza anche di altre figure come l’infermiere, lo psicologo e l’assistente sociale, per trattare il tema sotto ogni aspetto”.
A tale proposito, “da sempre il nostro impegno è stato quello di costruire un futuro libero dall’Hiv – conclude Frederico Da Silva, General Manager e Vice President di Gilead Sciences Italia - Oggi però questa epidemia appare dimenticata, uscita dal dibattito pubblico. Ecco perché riteniamo che sia cruciale continuare ad impegnarci per garantire innovazione terapeutica nella prevenzione, trattamento e cura dell’Hiv e fondamentale collaborare con la comunità scientifica, le associazioni e le istituzioni, per far sì che si torni a parlarne. Ma non basta, dobbiamo farlo con linguaggio rinnovato e diverso per contribuire a raggiungere quanto prima l’obiettivo Unaids di porre fine a questa infezione, per tutti e in tutto il mondo”.
- 12:54 - **Consulta: un cattolico per superare lo stallo, spuntano nomi di Balduzzi e Mastroiacovo**
Roma, 28 nov. (Adnkronos) - Ennesima fumata nera a Montecitorio per l'elezione di quattro giudici della Corte costituzionale. Ma si continua a guardare al possibile compromesso, nell'ambito dello scenario al momento più gettonato 2+1+1, che ipotizza l'individuazione di un candidato tecnico/indipendente, il così detto 'quarto uomo'. All'interno di un possibile accordo unitario, ci sarebbero un uomo e una donna spendibili per l'intesa: "Potrebbero essere introdotti, come avvenne per Giulio Prosperetti (di Area popolare, eletto dopo 31 scrutini andati a vuoto - ndr), inserendo un cattolico per superare lo stallo", apprende l'Adnkronos da fonti autorevoli.
I nomi accreditati sono quello di Renato Balduzzi, "illustre" professore ordinario di diritto costituzionale e di diritto pubblico comparato all'Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché ex ministro della salute nel Governo Monti e di "una bravissima professoressa tributaria, Valeria Mastroiacovo", docente ordinario di Diritto tributario presso l’Università degli Studi di Foggia che dal 2018 ha già un piede a Palazzo della Consulta da assistente di studio presso la Corte costituzionale.
Candidare Balduzzi, già eletto nel 2014 dal Parlamento in seduta comune a membro del Consiglio superiore della magistratura, potrebbe però essere più complicato in quanto, nonostante l'altissimo profilo, ha avuto incarichi politici, quali quello di ministro seppur di un governo tecnico, osservano. Più semplice pare l'impresa per Valeria Mastroiacopo, cattolica senza trascorso politico che potrebbe andare tra l'altro ad occupare la casella del tecnico/indipendente da destinare ad una donna, in tal caso "molto stimata". I nomi quindi andrebbero in quota al mondo popolare.
"Dopo di che la riflessione vera è sulla possibilità che in realtà la grande fretta di risolvere il problema potrebbe non esserci. Anzi si coltiva l'idea che forse sarebbe meglio lasciare la situazione a bagnomaria per parecchio tempo". Ma, come raccontano ambienti vicini al Governo, l'idea è votare quattro volte, a partire da domani fino a prima di Natale (quando il quorum sarà a 3/5 per tutti) nella speranza di arrivare prima delle feste ad una quadra o se così non fosse di raggiungere un accordo entro gennaio. (di Roberta Lanzara)
- 12:51 - Sciopero, Di Franco (Fillea Cgil): "Governo non vede disagio sociale dei lavoratori"
Roma, 27 nov. (Labitalia) - "Noi siamo convinti che questa Manovra non guardi alle condizioni reali del Paese e che il governo non percepisca il disagio sociale che oggi attraversano i lavoratori. Disagio sociale che è sotto gli occhi di tutti. Il governo parla di crescita ma abbiamo la produzione industriale in calo e tantissime crisi nel comparto manifatturiero. E sembra che nessuno abbia idea di che tipo di sviluppo questo Paese deve avere e quale centralità produttiva nel contesto anche internazionale. Noi venerdì prossimo abbiamo indetto lo sciopero e saremo in piazza per queste ragioni". Così, con Adnkronos/Labitalia, Antonio Di Franco, segretario generale della Fillea Cgil, la categoria degli edili del sindacato di Corso d'Italia, sulle ragioni alla base dello sciopero generale del prossimo 29 novembre indetto da Cgil e Uil.
"Io non so -sottolinea Di Franco- in che Paese viva chi critica la scelta che ha portato Cgil e Uil a scioperare. Lavoratori e pensionati quest'anno hanno pagato 17 miliardi di euro in più di Irpef. Noi abbiamo chiesto di investirli in sanità, scuola e ulteriore riduzione del cuneo fiscale, ma non è stato fatto. In tutto ciò il potere d'acquisto dei salari è diminuito del 10%, l'inflazione in questi anni ha fatto segnare un rimbalzo del 17%. E sugli extra profitti di banche e aziende accumulati in questi ultimi anni non è stato fatto nulla, non sono stati redistribuiti alla collettività in termini di welfare, ma in dividendi agli azionisti", aggiunge ancora il dirigente sindacale.
Per Di Franco "abbiamo forme di sfruttamento del lavoro che sono fuori controllo e che non sono più localizzate solo in un'area geografica. E questo dovrebbero essere le priorità del governo. E' questo disagio sociale che stiamo provando a raccontare. Noi abbiamo fatto lo sciopero anche con i precedenti governi, perchè riteniamo che questo Paese non sta andando nella direzione giusta", ribadisce.
E Di Franco è entrato anche nel merito dello stato di salute del settore delle costruzioni. "Il settore per fortuna, come dicono anche i dati Istat, è ancora in crescita. Uno dei pochi segmenti dell'economia che riesce a mantenere in piedi la crescita del Paese. Sicuramente c'è la spinta del Pnrr, su cui siamo fortemente in ritardo, e le 'code' dei bonus edilizi di questi anni. E poi c'è una cosa: i lavoratori edili stanno spingendo come non mai, lavorando a ciclo continuo in tutte le opere pubbliche, si stanno sobbarcando il peso del raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Tanti stanno morendo sul lavoro, quelli che non muoiono sono molto stanchi. E hanno bisogno di rispetto. In primis sul contratto dei lavoratori dell'edilizia, sul quale siamo in fase di trattativa e noi abbiamo fatto una richiesta importante. Le associazioni datoriali hanno i bilanci in utile, tutte le imprese delle costruzioni in questo momento sono sane, è il momento di redistribuire questo benessere ai lavoratori. Segnali di tipo diverso non sarebbero capiti da parte nostra", sottolinea il leader della Fillea.
Secondo Di Franco, "il settore ancora regge ma il governo non ha intenzione di investirvi. Ha votato contro la direttiva Ue case green insieme all'Ungheria, ma il nostro Paese entro gennaio 2026 dovremo proporre un piano su come gestire quell'efficientamento energetico". "Ma non c'è nessun confronto con il governo, che per tutta risposta in questa manovra propone non un riordino dei bonus edili, ma bensì un taglio, una prospettiva che non va oltre i due anni. E se guardiamo all'idea dell'esecutivo di ridurre le detrazioni per i lavori edili dal 50% al 36%, e farli durare solo fino al 2027, significa spalancare le porte al lavoro sommerso e all'economia irregolare", rimarca.
E per il sindacalista un ruolo centrale a tutela della legalità nel settore edile è svolto dalle Casse edili. "Le casse edili -sottolinea sono nate più di 100 anni fa, sono oggi un presidio di legalità e svolgono una funzione pubblicistica nell'emissione del Durc e si occupano di erogare ai lavoratori pezzi di salario che non avrebbero mai avuto in un settore frammentato come quello edile. Oggi casse e scuole edili si occupano di formazione e prevenzione. Negli ultimi anni le prestazioni sociali date dalla contrattazione delle casse edili, oltre a quelle salariali, ammontano a più di 100 milioni di euro all'anno. Siamo l'unico settore che è riuscito a mettere in campo un welfare contrattuale capace di dare risposte ai lavoratori e anche alle imprese. Chi oggi attacca le case edili attacca un pezzo di salario dei lavoratori e questo è pericolosissimo", avverte il sindacalista.
Senza le casse edili "come garantiremmo il pagamento di ferie e tredicesime dei lavoratori? e come garantiremmo il controllo del processo di regolarità?", sottolinea Di Franco.
Secondo il segretario, "qualcuno pensa di fare campagna acquisti dietro una demonizzazione del sistema bilaterale delle costruzioni. Si deve agire sulla rappresentanza, oggi ci sono tante sigle che ho difficoltà a capire chi rappresentano". "Si deve avere consapevolezza che spesso sono proprio sigle pseudo enti bilaterali di questo tipo a rilasciare falsi attestati di formazione che determinano poi infortuni mortali. Casse edili lavorano con Inps e Inail, si vuole mettere in dubbio le attività con questi soggetti?", conclude.
- 12:51 - Del Piero da numero 10 Juve a numero 1 del Figc, Pinturicchio quotato a 5,00 su Sisal
Roma, 28 nov. (Adnkronos) - È iniziato tutto con una voce ma adesso, vista la caratura del personaggio, il tam tam si sta facendo più insistente. E lo stesso diretto interessato non ha né smentito né accettato. In un momento di grande cambiamento per il calcio italiano, Alex Del Piero, uno dei simboli del pallone tricolore nonché uno degli eroi di Germania 2006, potrebbe decidere di cambiare ruolo e numero di maglia: dal classico 10 che indossava alla Juventus al numero 1 del movimento. Il prossimo 3 febbraio, infatti, si svolgeranno le elezioni della Federazione Italia Gioco Calcio con un Gabriele Gravina che non solo deve ancora sciogliere le riserve su un’eventuale ricandidatura ma anche non più certo di avere quel consenso di cui disponeva negli ultimi sei anni.
Ecco allora che il nome di Alex Del Piero potrebbe mettere d’accordo tutti sia da un punto di vista delle istituzioni sia da un punto di vista sportivo visto il suo passato da calciatore. Secondo gli esperti Sisal la possibilità che Pinturicchio diventi il nuovo numero uno del calcio italiano è offerto a 5,00. Tra l’altro, qualora Del Piero venisse eletto diventerebbe il primo calciatore, dopo 81 anni, a ricoprire il ruolo di presidente federale: l’ultimo fu il grande Fulvio “Fuffo” Bernardini. Il nome di Alex però è molto in voga anche per altre cariche ma, al momento, sia la presidenza della Juventus, in quota a 50, che una panchina di Serie A, ipotesi che pagherebbe 100 volte la posta, appaiono molto lontane.
- 12:50 - Governo: Magi, 'destra tiene in ostaggio istituzioni per resa conti interna'
Roma, 28 nov. (Adnkronos) - “Tengono in ostaggio le persone su treni bloccati o in ritardo; tengono in ostaggio i cittadini, costretti a stare in fila per un taxi nelle stazioni o negli aeroporti; tengono in ostaggio le spiagge, con la difesa dei privilegi dei balneari; tengono in ostaggio i migranti, con i centri di detenzione in Albania; tengono in ostaggio il Parlamento, con la loro produzione smodata di decreti legge; tengono in ostaggio i ministeri tra scandali e scandaletti. E ora, con i loro litigi, tengono in ostaggio l’intero Paese costretto ad assistere a questa lotta nel fango tra Salvini e Tajani. Il problema della destra illiberale di Meloni è che ormai considera le istituzioni di sua proprietà, usandole per la resa dei conti interna”. Lo scrive sui social il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
- 12:49 - Banche: Barelli, 'unità sistema bancario obiettivo da completare'
Roma, 28 nov. (Adnkronos) - "Noi non esprimiamo opinioni a favore o contro chicchessia. Le norme del mercato sono scritte: ci sono degli organi di controllo che devono vigilare che siano rispettate e vorremmo che la politica ne stia fuori. In ambito bancario-finanziario tocca alla Banca centrale europea, pur con l'ausilio delle banche centrali nazionali". Così Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, in un'intervista a La Stampa.
"Sul cosiddetto Terzo polo bancario, come ha ribadito l'ottimo ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti – spiega - siamo interessati che il governo esca, dopo la fase di tutela, da Monte dei Paschi di Siena e che ci sia un gruppo di imprese o banche italiane che la possano acquisire. Su Unicredit ho qualche dubbio su un intervento del governo tramite la Golden Power, ma non sta a me la valutazione. La vocazione di Bpm quale banca di prossimità e delle Pmi va comunque riconosciuta e tutelata". "Ho citato le norme. Se a qualcuno non vanno bene, cambiamole, ma quelle al momento sono. Per quanto ci riguarda, noi sosteniamo che l'unità del sistema bancario europeo è un obiettivo da completare", conclude Barelli.
- 12:48 - Intelligence: Fontana, 'controllo Parlamenti importante per sfide comuni e fiducia cittadini'
Roma, 28 nov. (Adnkronos) - "L'adozione di un approccio coordinato è coerente con la dimensione planetaria delle sfide che i Servizi di intelligence sono chiamati ad affrontare. Di fronte a queste grandi sfide, i Servizi di intelligence sono tenuti ad agire con efficienza e rapidità, basando la propria azione su stringenti vincoli di riservatezza. In una società democratica le attività degli apparati di sicurezza sono sottoposte a un rigoroso controllo parlamentare, chiamato a garantire che le stesse si svolgano nel rispetto della Costituzione e delle leggi". Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, aprendo la riunione delle Commissioni parlamentari di controllo sull’Intelligence dei Paesi del G7 che si svolge a Montecitorio.
"I Parlamenti, custodi della sovranità popolare, hanno la responsabilità -ha ricordato Fontana- di garantire che le attività degli apparati di sicurezza siano sempre orientate alla tutela dei diritti fondamentali e degli interessi collettivi. La capacità dei Parlamenti di mantenere un dialogo costante e costruttivo con le altre istituzioni nazionali e internazionali è essenziale per affrontare in modo efficace le sfide comuni e rafforzare la fiducia dei cittadini nei meccanismi democratici".
"Incontri come quello di oggi sono indispensabili per sviluppare una riflessione ampia e consentire uno scambio di esperienze e buone pratiche in un settore di rilevanza strategica. È nostra responsabilità -ha concluso il presidente della Camera- continuare a lavorare insieme per costruire un futuro di speranza per le generazioni future".