Ha ucciso 49 persone e ne ha ferite 48 sparando all’impazzata in due moschee a Chirstcurch, in Nuova Zelanda. Brenton Tarrant, australiano bianco di 28 anni, originario dello Stato di New South Wales, sulla costa orientale del Paese, è stato arrestato assieme ad altri due uomini e una donna. Prima di entrare in azione e durante il massacro nelle moschee di Deans Ave, dove si contano 41 vittime, e in quella di Linwood, dove ha ammazzato altre 7 persone, ha ripreso tutto con una diretta su Facebook durata 17 minuti. Un attacco pianificato, preannunciato sul forum ‘8chan’. E altri morti, ha spiegato il primo ministro Jacinda Ardern, sono stati evitati grazie al ritrovamento di due ordigni esplosivi attaccati a veicoli sospetti” che sono stati disinnescati. Ardern ha poi precisato che il killer ha utilizzato cinque armi nell’attacco, compreso un fucile semiautomatico e pistole e ha sottolineato che era in possesso di una licenza per il possesso di armi.
La rivendicazione – Tarrant ha rivendicato la responsabilità dell’assalto lasciando un manifesto anti-immigrati di 74 pagine in cui ha spiegato chi è e il motivo del suo “attacco terroristico”, come lo ha definito lui stesso. L’uomo dice di essere un australiano bianco di 28 anni che è venuto in Nuova Zelanda solo per pianificare e addestrarsi all’attacco. Ha detto di non essere membro di nessuna organizzazione, ma di aver fatto donazioni e interagito con molti gruppi nazionalisti, sebbene abbia agito da solo e nessun gruppo abbia ordinato l’attacco. Ha aggiunto di aver scelto la Nuova Zelanda a causa della sua posizione, per dimostrare che anche le parti più remote del mondo non sono esenti da “immigrazione di massa“.
I nomi sui caricatori – Sui caricatori delle armi usate per la strage era stato inciso il nome di Luca Traini, 28enne di Tolentino autore della sparatoria contro gli immigrati avvenuta a Macerata il 3 febbraio del 2018 e per cui è stato condannato a 12 anni di carcere. Assieme a quello dell’attentatore di Macerata, sulle armi, Tarrant ha citato anche altri nomi tra i quali quello di Alexandre Bissonette, 29enne che nel 2017 uccise sei persone in una moschea di Quebec City. Inciso anche il nome di Sebastiano Venier, il Doge veneziano che sconfisse i turchi nella battaglia di Lepanto nel 1571.
L’allerta in Nuova Zelanda – Al momento della sparatoria vi erano diverse centinaia di persone nella moschea di al Noor per la preghiera del venerdì. Subito dopo le sparatorie, la polizia ha messo in stato di allerta tutta la città chiudendo scuole e l’ospedale cittadino che ha annullato tutti gli appuntamenti del pomeriggio, comunicando che nessun paziente o dipendente poteva entrare o uscire dall’edificio. E nel pomeriggio, per solidarietà, sono state chiuse anche tutte le sinagoghe del Paese. In salvo per un soffio il team di cricket del Bangladesh, che si stava dirigendo verso una delle due moschee assaltate alla vigilia del test match di sabato, poi annullato, contro la Nuova Zelanda.
La premier: “Vittime della nostra comunità” – “Molte delle persone colpite da questo atto di estrema violenza saranno della nostra comunità di migranti e rifugiati. La Nuova Zelanda è la loro casa, dovrebbero essere al sicuro”, ha detto la premier Ardern, definendo gli attacchi “uno straordinario e senza precedenti atto di violenza”. Stiamo vivendo uno dei “giorni più tristi” per il nostro Paese, ha aggiunto annunciando una riunione di emergenza con le agenzie di sicurezza nazionale.
Le reazioni politiche in Italia – Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza italiano, in serata, ha diramato una nota a tutte le questure e le prefetture chiedendo ai presidi sul territorio di porre la massima attenzione sui luoghi di culto e di attivare ogni fonte investigativa “al fine di raccogliere ogni informazione circa l’eventuale pianificazione delittuosa” poiché “non si può escludere” che l’attentato in Nuova Zelanda “possa determinare azioni di carattere emulativo ovvero ritorsivo“. Durante la giornata, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, definendo l’attacco una “bestialità” aveva sottolineato che a suo parere “l’unico estremismo che merita di essere attenzionato è quello islamico”. Per il presidente della Repubblica si tratta invece di un “segnale di allarme gravissimo” e sottolinea che “bisogna rifiutare ogni logica di odio e di contrapposizione”. Le “parole violente inducono alla violenza e la violenza ne chiama altra in una spirale distruttiva che può coinvolgere la civiltà”, ha spiegato Sergio Mattarella. Il premier Giuseppe Conte nel suo messaggio di cordoglio ai familiari delle vittime grida infatti il suo disappunto: “È inaccettabile qualunque forma di intolleranza, odio e violenza”. Mentre il presidente della Camera, Roberto Fico, parla di “atti di violenza inaudita e di odio che vanno condannati fermamente” e la seconda carica dello Stato, Elisabetta Alberti Casellati, chiede che il “dramma” del massacro di Christchurch faccia “riflettere il mondo intero”. “L’Italia – ha detto infine il vicepremier Luigi Di Maio – è vicina a tutte quelle famiglie che oggi hanno visto una persona cara andarsene o ferita per mano del terrorismo“.