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Strage Nuova Zelanda, “il killer Tarrant suprematista bianco come Breivik. Analogie tra loro e terroristi islamici”

L’attentato del 28enne australiano mostra le analogie tra il terrorismo di destra contemporaneo e quello islamista. Alberto Testa, docente di criminologia alla West London University: "Un certo modo di studiare la storia, la sua strumentalizzazione e l’indottrinamento attraverso i testi di autori riconducibili al panorama del neonazismo hanno uno scopo superiore: rovesciare il sistema"

L’uso strumentale e fuorviante della storia, il ricorso al simbolismo come arma identitaria e l’esaltazione della figura del “cavaliere e giustiziere” che si immola per una causa superiore. L’attentato terroristico compiuto da Brenton Tarrant, il 28enne australiano che ha fatto fuoco in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, uccidendo 49 persone e ferendone altre 48, mostra le analogie tra il terrorismo di destra contemporaneo e quello islamista. Soprattutto nella propaganda, nei messaggi lanciati ai compagni di lotta che fanno parte dei movimenti underground di stampo nazionalsocialista e lottano contro “il progetto di sostituzione etnica” che metterebbe a rischio la razza bianca e la cultura cristiana. “Non è semplice estremismo di destra – spiega a ilfattoquotidiano.it Alberto Testa, docente di criminologia alla West London University e profondo conoscitore dei gruppi di estrema destra e neonazisti –. Un certo modo di studiare la storia, la sua strumentalizzazione e l’indottrinamento attraverso i testi di autori riconducibili al panorama del neonazismo hanno uno scopo superiore. Nei forum dove personaggi come Tarrant si radicalizzano si lavora con l’obiettivo di rovesciare il sistema”.

Ciò che ha immediatamente colpito nell’attacco di Christchurch sono i numerosi riferimenti a personaggi o fatti del passato che richiamano a quello che certi gruppi definiscono uno scontro di civiltà: dai nomi di storici condottieri medioevali cristiani a quelli di esponenti del suprematismo bianco, dalle grandi guerre tra l’occidente cristiano e le fazioni musulmane fino ai crimini più recenti commessi da persone di fede islamica. La volontà dell’attentatore, con meccanismi molto simili a quelli utilizzati dalla propaganda jihadista, è quella di creare una netta contrapposizione tra “noi” e “loro”, tra il bene e il male, con l’intento di smuovere le coscienze e dare vita a una guerra tra la razza pura e tutti gli altri che ne mettono a rischio la sopravvivenza. “Se si pensa di liquidare personaggi come Tarrant o Anders Breivik semplicemente etichettandoli come pazzi fanatici, si commette un grave errore – dice Testa –. Se si guardano i testi, il materiale propagandistico, la retorica e il minuzioso studio di precisi aspetti della storia, della letteratura e della filosofia, si capisce l’enorme lavoro dietro alla creazione di individui come Tarrant. Non si tratta di ignoranti raggirati con frasi a effetto e mandati al macello, ma di soggetti, magari con un passato di disagio sociale, che vengono attirati all’interno di queste cerchie e ai quali viene imposto lo studio approfondito di certi testi, arrivando a convincerli della necessità di agire per una causa superiore”.

Ecco allora che sulle armi del terrorista australiano sono comparsi riferimenti a Sebastiano Venier o Marcantonio II Colonna, protagonisti della battaglia di Lepanto del 1571 in cui la Lega Santa sconfisse la flotta dell’Impero Ottomano, a Marcantonio Bragadin, che comandò la strenua difesa della città cipriota di Famagosta che, però, cadde in mano all’esercito musulmano, oppure a Carlo Martello che con le sue battaglie in terra francese, celebre quella di Poitiers nel 732, contribuì al respingimento delle milizie arabe provenienti dalla Penisola iberica. Questi eventi, nella propaganda dei suprematisti bianchi, hanno lo stesso valore delle conquiste musulmane per i terroristi islamisti. E Anders Breivik e Luca Traini, anche loro ricordati da Tarrant, non sono altro che gli Shahid, i martiri di al-Qaeda o dello Stato Islamico, morti o catturati combattendo per una causa superiore. Glorificare le loro imprese ha un obiettivo preciso, spiega il professore: innescare un processo di emulazione.

“Il meccanismo è simile a quello dei movimenti terroristici islamisti – continua Testa -, per questo definisco questi movimenti di estrema destra Siege Mentality Groups, ossia gruppi che vivono in un clima di accerchiamento, insidiati dalla contemporaneità che rischia di far sparire, a loro modo di vedere, la razza pura dalla faccia della terra e che per questo si elevano al ruolo di truppe partigiane di resistenza per evitare la sostituzione etnica e culturale”. E il campo dove operare non è la piazza, non sono le manifestazioni, ma il fronte, il campo di battaglia in cui l’unico linguaggio valido è quello dell’azione armata: “Niente a che vedere con l’estrema destra che siamo abituati a vedere sfilare nelle strade europee e americane, anche con richiami al fascismo – spiega il professore –. Non vedono di buon occhio gruppi come Casapound, Forza Nuova, l’Alt-Right o personaggi come Tommy Robinson. Li considerano impuri e pagati da forze di sistema. Questo tipo di estremismo opera sottotraccia, sui forum online, dove si dedicano allo studio minuzioso del Mein Kampf, delle imprese Templari, delle Crociate, dei testi di Julius Evola e del nazista James Mason. Anche il cristianesimo non è una costante: una buona fetta di questi gruppi si aggrappa ai valori cristiani in stile Ku Klux Klan, ma l’altra parte, questo genera anche scontri interni, fa riferimento al paganesimo, all’occultismo, all’esoterismo e, in alcuni casi, anche al satanismo, tanto che non prendono come modello il fascismo mussoliniano”.

Lo studio della storia e di una certa cultura che rimanda al nazionalsocialismo è fondamentale per aver accesso a questi gruppi online: “Non si deve pensare che qualsiasi pazzo possa entrare in uno di questi forum e assistere alle discussioni dei suoi membri – spiega il professore –. Si deve dimostrare di aver acquisito conoscenze storiche e culturali, di voler intervenire e partecipare a certi dibattiti, di essere interessati alla lotta. Solo così si potrà avere accesso alla seconda fase, alle aree dove lo studio e la discussione si fanno più approfonditi e iniziano a circolare anche istruzioni per la fabbricazione di ordigni o manuali di tecniche militari. Se invece non si viene ritenuti in grado di far parte di certi circoli o se ci si mostra inattivi e non troppo coinvolti e interessati, si viene espulsi o ‘gasati’, come si usa dire in questa cerchia con chiari riferimenti alle camere a gas naziste”. La formula utilizzata per giustificare queste azioni è simile a quella che si ritrova nei messaggi dei terroristi islamisti che citano, spesso in maniera fuorviante, il Corano.

E altri elementi ricorrenti sono l’esoterismo e il simbolismo cari a un’ala del nazionalsocialismo che fa capo a Heinrich Himmler, comandante delle SS hitleriane. “Nel manifesto diffuso da Tarrant – dice Testa – si noterà la presenza del Sole Nero, simbolo caro al misticismo nazista di cui Himmler era un esponente di spicco e che conferiva alla missione nazista un significato semireligioso. I simboli sono fondamentali nella creazione di un’identità, sono le bandiere sotto le quali questi soggetti si formano e si preparano all’azione”.

C’è però un aspetto che rende la propaganda dei suprematisti bianchi più accessibile rispetto a quella dei gruppi terroristici islamisti: “I movimenti jihadisti – conclude il professore – producono e diffondono materiali difficilmente reperibili se non si ha accesso a determinati circoli online. La propaganda di questa estrema destra, invece, ha una marea di materiale a disposizione. Lo trovano sui siti dei quotidiani e sui profili social dei politici. In un clima politico così radicalizzato, soprattutto in materia di Brexit e immigrazione, ai suprematisti bianchi non serve scavare troppo a fondo per trovare voci che lancino messaggi di odio”.

Twitter: @GianniRosini