Palazzo Chigi aveva diramato un comunicato dopo il vertice tra il premier Giuseppe Conte e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: il conto degli F35 ordinati l’anno scorso si paga, ma per il resto si vedrà. Ora nel nuovo strappo tra gli alleati di governo M5s e Lega si inserisce il ministro degli Esteri Enzo Moavero. “Il mio parere è che gli impegni presi vadano mantenuti” ha detto Moavero rispondendo, durante “L’intervista” di Maria Latella su Skyt24, ad una domanda sulla vicenda, aggiungendo che questo “non toglie che tra contraenti vi possano essere ulteriori passaggi di negoziato”.
Parole che riprendono quelle di Salvini dei giorni scorsi e che fanno il paio con le pressioni degli Usa affinché il governo italiano non faccia dietrofront. Anche se resta comunque l’apertura a una trattativa. Fonti di stampa riferiscono della visita venerdì dell’ambasciatore statunitense Lewis M.Eisenberg a palazzo Chigi, dove ha incontrato prima il consigliere diplomatico di Conte, Pietro Benassi, quindi il sottosegretario alla Presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti. Pare che abbia chiesto rassicurazioni su diversi dossier, compreso l’impegno degli F35. Ha fatto capire che se l’Italia si tira fuori, anche non del tutto, possiamo dire addio alla fabbrica di Cameri (Novara) dove è previsto che si assemblino i velivoli italiani e olandesi, e dove era prevista la manutenzione per tutti gli F35 degli europei.
C’è anche il rischio che – riferisce La Stampa – non si ottengano gli upgrade informatici che rappresentano il vero «cuore» del sistema. Ma Giorgetti più di tanto non s’è potuto sbilanciare. Il dossier infatti è in mano a Conte: “Nei prossimi mesi – ha scritto – tutti i comparti della Difesa, sotto il coordinamento del ministro Trenta, saranno chiamati a operare una ricognizione delle specifiche esigenze difensive dell’Italia, in modo da assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alle nostre strategie di difesa”.
L’uscita di Moavero piace al centrodestra, puntella la posizione della Lega, ma provoca la reazione stizzita del M5S che non vuole cedere su questa battaglia. Se Salvini nega lo scontro, i grillini aggirano lo scontro frontale. “Siamo felici che anche il ministro Moavero concordi sull’aprire una riflessione in merito al programma, nel rispetto degli impegni già assunti e su cui l’Italia non si farà parlare dietro”. Ma le tensioni rischiano di acuirsi sulla scia delle altre divisioni tra i due alleati, dalla discussione sulla Via della Seta allo sblocca cantieri (che arriva mercoledì in aula ma Salvini dice “controllerò riga per riga”) e fino all’autonomia.