A tre mesi dal suicidio della funzionaria della Commissione europea, Laura Pignataro, un articolo del giornalista di Libération, Jean Quatremer, un’istituzione nella “bubble” brussellese, ricostruisce le forti pressioni a cui il capo della risorse umane del Servizio giuridico sarebbe stata sottoposta nell’ultimo anno, fino ai giorni precedenti la sua morte. Un anno caratterizzato dal conflitto interno, secondo le ricostruzioni dei colleghi e amici della donna, tra lo svolgimento dei suoi compiti e il rendere conto al neoeletto Segretario Generale, Martin Selmayr, che in gran segreto con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha ordito un piano per arrivare alla più alta carica amministrativa dell’istituzione europea. Il Selmayrgate, come è stato ribattezzato dai media, rappresenta solo l’episodio più eclatante che ha portato alla luce le forti pressioni sui collaboratori del gabinetto Juncker, il cosiddetto “metodo Selmayr” (raccontato anche sulle pagine di FQMillenniuM di dicembre) di cui, scrive Quatremer, anche Pignataro sarebbe stata vittima.

La ricostruzione di Libération inizia proprio nei giorni successivi alla nomina di Martin Selmayr a Segretario Generale, promozione programmata in gran segreto da una cerchia ristrettissima di alti vertici della Commissione europea, tra cui il presidente. Il 28 febbraio, la Commissione per il controllo dei bilanci (Cont) del Parlamento europeo avvia un’indagine per stabilire la regolarità della nomina dell’ex capo di gabinetto di Juncker. Negli uffici della Commissione arrivano 134 domande a cui dovrà rispondere il servizio legale che, racconta al quotidiano francese una fonte interna, “non è stato informato in anticipo della nomina di Selmayr perché si sarebbe opposto, viste le modalità”. La responsabilità di fornire le informazioni richieste dalla commissione d’inchiesta è proprio dell’ufficio legale, guidato dallo spagnolo Luis Romero, con Pignataro che ricopriva l’incarico di capo delle risorse umane. La riunione è fissata per il 24 marzo, ma mentre i funzionari del servizio legale sono riuniti per fornire le informazioni richieste, nella stanza entra Selmayr accompagnato dalla portavoce della Commissione, Mina Andreeva, come ha poi confermato anche l’istituzione. Romero, secondo il resoconto, lascia la stanza perché si sarebbe venuta a creare una violazione dell’articolo 11 bis dello Statuto, configurando un conflitto d’interessi. Ricostruzione, quest’ultima, smentita dalla Commissione.

Come la presenza del neosegretario abbia influito sulle risposte fornite non è possibile saperlo, ma successivamente i deputati invieranno alla Commissione altre 61 risposte. Come pochi giorni prima, Selmayr prenderà parte alla riunione fissata per il 2 aprile: “Laura, uscendo da questi incontri, era in preda alla rabbia: sapeva di aver partecipato a un processo viziato dal conflitto d’interessi – dice uno dei suoi amici a Quatremer – Lei era un avvocato molto fedele all’istituzione. Si rese presto conto che la nomina di Selmayr era illegale, ma cercò di salvargli il culo. Durante questo secondo incontro, lei gli ha anche detto che quello che stava facendo era uno scandalo, ma che lo stava facendo per l’istituzione”. La Commissione smentisce, però, che vi sia mai stato un incontro fissato per quel giorno. La rottura definitiva con Selmayr, sostiene Libération, avviene a giugno, quando il Mediatore europeo (Ombudsman) incaricato di svolgere le indagini sulla nomina, Emily O’Reilly, chiede di avere accesso a tutte le mail interne relative alla nomina di Selmayr. Il Segretario generale avrebbe respinto la richiesta, ma, raccontano le fonti del quotidiano francese, Pignataro avrebbe deciso di finirla con gli insabbiamenti fornendo tutto il materiale all’irlandese O’Reilly. Un tradimento che “Il Mostro”, come lo stesso Juncker ha ribattezzato il suo ex capo di gabinetto, non le perdonerà.

L’Ombudsman pubblica una relazione pesantissima contro la nomina di Selmayr e chiede nuove risposte dalla Commissione che saranno fornite proprio da Pignataro a dicembre sotto forti pressioni di Selmayr, secondo il racconto delle fonti: “Sembrava terrorizzata dall’ostilità di Selmayr”, si legge. Il 17 dicembre, quattro giorni dopo aver fornito il materiale richiesto, la funzionaria, che in quel periodo era ospite di un’amica a causa, sostiene Quatremer, di contrasti familiari con il marito, dice alla compagna di non sentirsi bene e le chiede di portare la bambina a scuola. Una volta rimasta sola, sale all’ultimo piano dell’edificio e si lancia nel vuoto. La polizia archivierà il caso come suicidio e non è stato ancora possibile risalire alle motivazioni del gesto, visto che la funzionaria non ha lasciato alcun messaggio. Il giornalista francese sottolinea però che nessuna lettera di condoglianze arriverà alla famiglia di Pignataro da parte della Commissione europea, nessun membro, né Martin Selmayr, né Günther Oettinger, il commissario responsabile dell’amministrazione, né Jean-Claude Juncker parteciperanno alla cerimonia di cremazione, il 21 dicembre, ma invieranno un messaggio di auguri natalizi ai funzionari della Commissione. Anche il 31 gennaio, in occasione della cerimonia in suo ricordo, nessuno dei vertici della Commissione si è fatto vivo.

Da palazzo Berlaymont, sulla morte di Laura Pignataro arriverà solo il silenzio. Fino ad oggi, quando la Commissione ha pensato di rispondere all’articolo di Libération: “Una vera anomalia – spiega a ilfattoquotidiano.it un funzionario – Se quello di Quatremer è stato letto come un attacco e una strumentalizzazione per colpire Selmayr, sarebbe stato lui a dover rispondere personalmente firmando il comunicato, non l’istituzione”. “La Commissione europea respinge il contenuto dell’articolo nel modo più deciso possibile – si legge nel documento uscito dal Berlaymont – Si basa su affermazioni del tutto errate e ‘fontianonime. Lancia accuse inaccettabili che non hanno nulla a che vedere con la realtà di quella che è una storia personale molto triste che, per rispetto della vittima e della sua famiglia, non dovrebbe essere di pubblico dominio”. Inoltre, la Commissione spiega che “il Segretario Generale avrebbe voluto inviare una lettera di condoglianze alla famiglia, ma si è astenuto dal farlo su consiglio esplicito del Direttore generale del Servizio giuridico che ha sottolineato le delicate circostanze private”. Un atteggiamento che, secondo Quatremer, contrasta con quello adottato il 27 ottobre 2016 da Jean-Claude Juncker che decise di “partecipare ai funerali di Maria Ladenburger, figlia di un consulente legale della Commissione, violentata e uccisa da un richiedente asilo afghano”. Nel testo si legge poi che la Commissione non avrebbe inviato messaggi di auguri a tutti i funzionari della Commissione, ma solo “allo staff del Segretariato Generale”. “Non è vero – spiega il funzionario sentito dal Fatto.it -, quel messaggio lo abbiamo ricevuto tutti”.

Twitter: @GianniRosini

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