“Spesso si pensa che il cambiamento climatico sia qualcosa di invisibile e a lungo termine, ma noi che viviamo in montagna stiamo vedendo già adesso gli effetti disastrosi che sta provocando sul nostro territorio”. Giorgio Elter è un agricoltore che da oltre trent’anni vive in Valle D’Aosta. È uno dei dieci cittadini europei che si sono rivolti alla Corte di Giustizia Europea per denunciare l’inadeguatezza delle politiche europee in materia ambientale: “La riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 è inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà”. Qui a quasi duemila d’altezza Elter insieme alla sua famiglia coltiva ortaggi, piccoli frutti e erbe aromatiche, ma negli ultimi anni ha avuto sempre più difficoltà, che negli ultimi anni si sono tradotte nella perdita parziale del raccolto: “Le alterazioni stagionali come l’eccesso di temperature o la siccità non sono più l’eccezione, ma stanno diventando la norma e diventa sempre più difficile portare avanti certe coltivazioni come i lamponi o le fragole”. Così ha deciso insieme ad altri nove cittadini europei di fare causa all’Europa: “Si parla da anni di cambiamento climatico, ma si è fatto ben poco. Serve intervento a livello europeo serio. Il tempo dei proclami è finito adesso servono i fatti”. Nelle prossime settimane, la Corte di Giustizia dovrà decidere sull’ammissibilità del ricorso, ma nel frattempo a livello globale la battaglia contro il cambiamento climatico si è estesa sempre di più coinvolgendo anche le nuove generazioni: “Ho fatto questa scelta perché ho quattro figli e sono preoccupato per il loro futuro, ci dobbiamo chiedere che mondo vogliamo lasciare a loro”
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