Intervento polemico quello del deputato dem Roberto Giachetti all’assemblea nazionale del Pd: il parlamentare esordisce rinnovando i suoi auguri di buon lavoro al neo-segretario Nicola Zingaretti. Ma puntualizza: “Noi saremo una minoranza leale e ci differenzieremo dalle minoranze precedenti, perché noi non spareremo sulla diligenza. Poi non ho capito se il riferimento del presidente Gentiloni riguardava la minoranza attuale o altro. Paolo, io ho sempre imparato che normalmente, quando bisogna cercarsi dei posti, si passa in maggioranza e non si resta certo in minoranza. Noi comunque rimarremo in minoranza e abbiamo volentieri rinunciato, proprio per coerenza per quanto sostenuto in una intera campagna elettorale, a qualunque tipo di impegno in segreteria e in altri organismi che saranno creati”.
Il politico, poi, applaude Zingaretti per aver deciso di visitare la Tav come sua prima mossa e aggiunge: “Certo è che molto importante allargare i consensi, ne sono assolutamente consapevole. Dobbiamo soprattutto allargare alle tante persone che non sono venute a votare a queste primarie, perché sono rimaste deluse e frustrate. Queste persone non le troviamo probabilmente a sinistra. Anzi, a sinistra ci troviamo quelli che hanno determinato questa situazione del Pd“.
Giachetti attacca la scelta di far rientrare nel Pd l’ex deputata dem Elisa Simoni, che due anni fa lasciò il partito per passare ad Articolo 1-Mdp in polemica con la linea eccessivamente centrista dei democratici. Il parlamentare Pd menziona Franceschini: “Apprezziamo il fatto che Zingaretti, a differenza di quanto è accaduto a Dario e ad altri, non abbia esultato dell’annunciata iscrizione di Elisa Simoni nel Pd. Mi auguro, però, che chi si è candidato in un’altra formazione facendo una battaglia politica contro il Pd alle ultime elezioni, se ne stia tranquillo a casa per almeno qualche mese. Sono i minimi requisti. Capisco che a Dario viene voglia di fare festa, perché dice che è bello se ritornano tutti, però pensiamo davvero all’ipotesi che debbano tornare tutti e a che cosa potrebbe veramente accadere. Lo segnalo perché, mentre noi ci preoccupiamo di una persona che ci ha fatto la guerra e che vuole rientrare, dobbiamo pensare anche a chi non ci ha fatto la guerra e se n’è andato proprio perché quella guerra ci è stata fatta“.
Il deputato attribuisce alla sua minoranza un chiaro successo: “Da quando siamo scesi in campo noi, finalmente avete tutti smesso di parlare di una possibile alleanza col M5s. Siamo anche contenti perché improvvisamente ricompare la parola ‘riformismo’”.
Dal pubblico, però, si sente qualche mugugno per gli eccessivi toni astiosi di Giachetti, il quale, piccato, risponde: “Purtroppo le minoranze, finché ci sono, parlano. Siccome uno degl ideologi di questa nostra baracca ha sostenuto che se, tutto sommato, Renzi e i suoi se ne vanno, fa pure piacere, segnalo che questa non è esattamente la prospettiva del Pd che abbiamo immaginato nel 2008″.
Nuova stoccata a Zingaretti: “Mi ha un po’ colpito questo continuo ripetere il fatto che ci si occuperà finalmente delle persone, delle sofferenze, delle disuguaglianze. Io vorrei dirti, Nicola, una cosa e puoi chiederlo alla stragrande maggioranza delle persone che ti hanno appoggiato nella tua campagna elettorale e che hanno fatto parte di un governo che è durato 5 anni: non è che noi stavamo sulla Luna e di queste cose non ci siamo occupati nei 5 anni precedenti. Qualcuno magari non se n’è accorto, però noi c’eravamo e ce ne siamo occupati. Che poi sia necessario andare oltre è la ragione stessa della nostra posizione politica. Ad esempio” – continua – “sul tema del lavoro dobbiamo andare oltre, proseguendo quello che è stato fatto col Jobs Act. E’ chiaro che, se parliamo di povertà e sempre quel qualcuno che ha una grande influenza ideologica nella nostra baracca ci viene a dire e a spiegare che la lotta alla povertà passa, in qualche modo, attraverso il recupero della proposta del reddito di cittadinanza, io ti dico che per noi il modo per arrivare all’obiettivo è diversissimo. Non è che noi siamo in minoranza per una rendita di posizione, ma perché, coerentemente con tutto quello che abbiamo detto in questi due mesi, non condividiamo una certa impostazione”.
E aggiunge, sempre rivolgendosi criticamente al segretario: “Nicola, vorrei dire che il Pd nasce perché certamente ci sono Gramsci e Moro, ma in mezzo, nel progetto politico del Pd che è quello irrisolto e non compiuto fino in fondo, c’era una vastità di esperienze politiche che non avevano nulla a che fare né con Gramsci, né con Moro, ma che hanno comunque segnato la storia politica di questo Paese e che erano nel dna rivoluzionario del Pd“.
Giachetti rimenziona ancora Renzi a proposito delle alleanze per le europee (“è lui che ci ha portato nel gruppo del Pse”), chiede a Zingaretti sul modo in cui il partito si porrà con Macron e si congeda: “Noi siamo un gruppetto di 120 persone. Ci dovete sopportare. Ci sentirete. E cercheremo di farci sentire in modo educato e non come è successo in tante altre occasioni”.
All’intervento di Giachetti è seguito immediatamente quello di Maurizio Martina, che ha esordito proprio rivolgendosi al collega e ammonendo: “Questo partito non è una baracca. E’ una comunita’ di persone”.