Imperversa sui vari social, è trend topic su twitter. Insomma, la gaffe del ministro Danilo Toninelli durante quella che doveva essere solo un’innocua chiacchierata in macchina con la giornalista del TG2 Motori Maria Leitner ha proprio sollevato un polverone. “Ma lei che auto ha?”, ha chiesto la Leitner dopo che Toninelli aveva rivendicato la scelta di un’elettrica come auto blu di servizio. “Abbiamo appena comprato una Jeep Compass, che è bellissima”, ha risposto candidamente il ministro, aggiungendo che aveva un motore a gasolio.
Apriti cielo. E la battaglia per la mobilità sostenibile? E la guerra santa al diesel? E i provvedimenti entrati in vigore il primo marzo? Come la mettiamo? “Qui finiamo su tutti i giornali”, la chiosa della giornalista. Senza contare che se il suv acquistato fosse equipaggiato dal 2.0 Multijet da 140 cavalli, sarebbe soggetto all’ecotassa (di 1.100 euro) che proprio Toninelli aveva caldeggiato. Ma sembra non sia questo il modello, come chiarito successivamente.
La frittata, comunque, era fatta. E i tentativi di mettere una pezza sul momento (“non ha emissioni così impattanti”) non sono bastati a frenare la pioggia mediatica di critiche che, come era prevedibile, ne è susseguita.
Incassate le quali, tuttavia, il ministro è tornato sull’argomento rispondendo ad alcuni commenti su Facebook. “È una usata a km zero immatricolata a metà 2018. Chiunque, non solo il sottoscritto, oggi comprasse un’auto usata non pagherebbe alcun malus“, ha spiegato.
Ma perché non scegliere le emissioni zero anche in privato? “Alcuni mi chiedono perché abbia preso una auto diesel, mentre come Ministero e come Governo spingiamo sull’elettrico. La risposta è molto semplice: per ragioni di natura economica. Un’auto usata costava molto di meno di una nuova. Ancora oggi, infatti, continuo a tagliarmi lo stipendio e a condurre la stessa vita che facevo prima di diventare portavoce in Parlamento”.
Eh già, le elettriche costano ancora troppo perché possano essere avvicinate dalla maggior parte della gente, nonostante gli incentivi. Ma, non si sa fino a che punto volendolo, Toninelli ha anche citato un’altra criticità che impedisce la diffusione delle auto a batteria: la carenza di infrastrutture. “L’auto in famiglia la usiamo principalmente per lunghi viaggi, e oggi in Italia purtroppo non ci sono abbastanza colonnine di autoricarica per l’elettrico”. Una verità sacrosanta e oggettiva, al di là delle concilianti dichiarazioni di intenti da parte degli addetti ai lavori, pubblici e privati.