I nostri amministratori (esatta espressione peraltro dei loro amministrati) in questi giorni stanno a discutere di sbloccare i cantieri o di realizzare la Tav, senza rendersi conto che le urgenze sono ben altre e sono drammaticamente collegate alle nostre vite, o perlomeno al nostro stile di vita.

Nel nord Italia l’inverno non c’è stato. Io ho già vissuto abbastanza per poter fare dei confronti risalendo nel tempo. A partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo le precipitazioni invernali sono diminuite neanche tanto progressivamente, determinando l’arretramento dei ghiacciai, che sono le nostre riserve di acqua (in un secolo e mezzo essi sono diminuiti di ben due terzi). E comunque, anche quando non nevicava, le temperature erano rigide. Quest’inverno no, nulla di tutto questo, non ha nevicato e neppure ha fatto freddo. Il risultato drammatico è che i corsi d’acqua e i laghi sono già ai minimi come se fossimo ad agosto.

A questo dovrebbero guardare i nostri politici. Non dico e non tanto ai cambiamenti climatici a cui oramai non possono/non possiamo più porre rimedio, quanto ai provvedimenti da prendere per l’immediato in conseguenza degli stessi. E questi provvedimenti non possono che riguardare anche e soprattutto l’acqua, definita “l’oro blu”, ma della cui importanza invece non ci rendiamo conto, come per tutte le “cose” che sono ancora abbondanti.

Tanto si potrebbe fare sul fronte di questo bene prezioso. Pensiamo alle perdite nella rete idrica. Il rapporto Ispra sull’acqua del 2017 denuncia che nell’anno 2015, nei Comuni capoluogo di provincia, la perdita è stata del 38,2% del totale (nel 2012 era stata del 35,6%). E la perdita giornaliera reale, al netto degli errori di misurazione e degli allacciamenti abusivi, ammonta a circa 50 metri cubi per ciascun chilometro delle reti di distribuzione.

Poi i nostri politici potrebbero far capire a noi cittadini che l’acqua è un bene prezioso: semplicemente facendocela pagare di più. Le tariffe dell’acqua in Italia sono fra le più basse d’Europa: a Milano l’acqua costa 0,79 dollari al metro cubo, a Napoli 1,48 dollari, a Roma 1,62 dollari, a Bologna 1,71 dollari, mentre ad Amsterdam costa 7 dollari, a Oslo 4,57 dollari, a Bruxelles 5,12 dollari, a Zurigo 5,96, a Copenhagen 8,06 dollari.

I maggiori introiti potrebbero essere destinati al miglioramento delle infrastrutture, anche se i soldi ci sono già oggi: basta smetterla di bucare le montagne (e disperdere altra acqua, tra l’altro). E poi ancora i nostri politici, anziché fare una stupidissima pubblicità al consumo di carne, potrebbero farci capire che, al di là dell’aspetto etico relativo alle condizioni di vita negli allevamenti e alle macellazioni, la filiera della carne consuma anche molta acqua, che si potrebbe risparmiare cambiando alimentazione.

E veniamo all’agricoltura. Un recente rapporto denuncia che nel 2017 l’agricoltura in Italia ha prelevato 17 miliardi di metri cubi di acqua, consumandone 14,5 e perdendone 2,5. Dopo la Spagna, l’Italia in Europa è la seconda nazione per superficie irrigata. Si potrebbe risparmiare l’acqua? Sicuramente sì, ad esempio scegliendo coltivazioni che ne necessitano meno, oppure cambiando il tipo di irrigazione.

Potrebbero fare e far fare queste e tante altre cose i nostri amministratori, se non avessero gli occhi foderati di salame. Intanto, vista l’emergenza idrica, potrebbero razionare l’acqua. Così la gente sarebbe costretta a risparmiare e forse la smetterebbe di andare in giro beandosi del fatto che “c’è bel tempo.”

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