La tassa unica apre un nuovo fronte di scontro nel governo. La ministra Lezzi: "Costa 60 miliardi, non ce la possiamo permettere". E il leader leghista le risponde: "Si occupi delle regioni del sud". Poi il vicepremier M5s getta acqua sul fuoco: "Il contratto si rispetta". Il leader della Lega: "L'ultima cosa da fare è aumentare le tasse, anche se lo chiede l’Europa"
La flat tax al 15% per le famiglie con redditi sotto i 50mila euro finisce al centro di un nuovo scontro tra Lega e M5s. Che però viene rapidamente fatto rientrare dal vicepremier Luigi Di Maio, pronto a gettare acqua sul fuoco assicurando: “Come al solito si fa sempre molta confusione e polemiche su ogni tema. La Flat tax è nel contratto di governo, il contratto si rispetta e come ho già detto si troverà una soluzione”. Gli ha fatto eco il premier Giuseppe Conte: “La flat tax è un impegno preso con gli elettori e poi trasfuso nel contratto di governo. Ho sempre detto che quella che abbiamo fatto l’anno scorso era una significativa anticipazione di una più complessiva riforma”.
Tutto nasce dall’annuncio arrivato ieri dall’omologo Matteo Salvini, che ha anticipato come il Carroccio intenda ampliare alle “famiglie dei lavoratori dipendenti italiani” la tassa piatta estesa da quest’anno alle partite Iva con redditi sotto i 65mila euro. I toni si sono alzati quanto è stato fatto circolare da fonti parlamentari uno studio del ministero dell’Economia che stimava un costo vicino ai 60 miliardi, ma il titolare Giovanni Tria ha poi chiarito che “non è stata fatta nessuna stima per una riforma che né io né il Mef abbiamo mai ricevuto”.
La proposta della flat tax per le famiglie – La proposta della flat tax per le famiglie non è nuova: Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e braccio destro di Matteo Salvini, aveva anticipato il piano per la “fase due della flat tax” in un’intervista al Sole 24 Ore l’1 marzo. Siri ipotizzava un costo di 14,5 miliardi, “in pratica lo stesso costo che abbiamo messo a bilancio per finanziare il reddito di cittadinanza e quota 100“. I nuclei beneficiari della flat tax in compenso godrebbero solo di deduzioni fisse e non di tutti gli sgravi in vigore per tutti gli altri cittadini. Chi ha redditi sopra i 50mila euro continuerebbe invece a pagare le tasse con le attuali aliquote Irpef del 23, 27, 38, 41 e 43%, e separatamente per i diversi membri della famiglia come accade oggi.
Domenica Di Maio aveva frenato sull’ipotesi. E lunedì il ministro per il Mezzogiorno Barbara Lezzi parlando a 24Mattino ha invce fatto suoi i numeri del Mef – “strampalati” per Salvini – argomentando: “La flat tax costa 60 miliardi di euro e il nostro Paese non se li può permettere, dunque è una promessa che non si può mantenere. Vogliamo rivedere le aliquote fiscali ma il principio costituzionale deve rimanere fermo. La progressività, a mio avviso, non può essere aggirata. Per la Lega non si tratta di 60 miliardi, per il Mef invece sì, e non credo che il Mef si sbagli”.
I numeri del Ministero dell’Economia – Domenica è circolata in ambienti parlamentari della maggioranza un’ipotesi di simulazione datata 8 febbraio 2019 fatta al ministero dell’Economia secondo cui la flat tax a due aliquote sul reddito familiare avrebbe un costo di 59,3 miliardi. La stima riguarda però probabilmente una tassa piatta generalizzata per tutte le famiglie, mentre la “fase due” vagheggiata dal Carroccio si limiterebbe a un intervento di riduzione dell’imposta per quelle di dipendenti con redditi fino a 50mila euro. Ci sarebbe poi un sistema di deduzioni che secondo il Carroccio garantisce la progressività dell’imposta.
Secondo la simulazione effettuata dal Tesoro invece ‘la tassa piatta’ riguarderebbe circa 16,4 milioni di famiglie con un vantaggio medio familiare di circa 3600 euro. Due le aliquote previste nella simulazione: il 15% fino a 80mila euro di reddito e del 20% per i redditi eccedenti tale soglia. Prevista poi una deduzione di 3mila euro per ciascun componente del nucleo familiare con reddito fino a 35mila euro mentre per i redditi superiori ai 50mila euro all’anno, secondo la simulazione, non sarebbe prevista alcuna deduzione. Del costo totale della misura, il peso della clausola di salvaguardia, secondo il documento, sarebbe di 4,4 miliardi
Le tappe: dal 15% per gli autonomi all’ipotesi di allargamento – L’ipotesi di una flat tax per le famiglie, rilanciata in questi giorni, è stata un cavallo di battaglia della campagna elettorale della Lega alle politiche dello scorso anno ed è prevista dal contratto di governo. Il cammino della tassa piatta che si basa sul principio ‘pagare meno per pagare tutti’ è però reso accidentato dagli alti costi del provvedimento. La legge di bilancio di quest’anno prevede così un primo step: l’estensione della flat tax forfait al 15% per i lavoratori autonomi con ricavi fino a 65 mila euro. Dal 2020 forfait del 20% sulla quota eccedente fino a 100mila euro. La misura attuale, secondo la relazione tecnica alla manovra, costerà il primo anno solo 330 milioni, con un impatto sui soli versamenti Iva ma, dopo un rimbalzo di 1,9 miliardi di costo nel 2020, si attesterà su un impegno per lo Stato pari a 1,4 miliardi. La Flat Tax al 20% tra i 65 e i 100 mila euro per imprenditori e negozianti impegnerà 109 milioni nel 2020, 1,1 miliardi nel 2021 e 856 milioni nel 2022.
Zingaretti: “Bufala da Paperon de’ Paperoni” – Sulla flat tax interviene anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che a Radio Capital dice di considerarla “una bufala da Paperon de’ Paperoni. Serve progressività delle imposte, non l’illusione che se i ricchi hanno di più spendono di più”. Al contrario Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, insiste sull’urgenza della sua introduzione. “Sento che il governo parla di Flat Tax a più aliquote, a scaglioni, con diversi quozienti. Che è un po’ come parlare del gelato bollente, basta supercazzole, ci serve la flat tax subito, basta tasse”.