FATTO FOOTBALL CLUB - Il salvataggio con le parti intime di D'Ambrosio al minuto 95 di una partita splendida ha un significato anche simbolico: la squadra di Spalletti ha dimostrato che anche senza il marito di Wanda Nara può conquistare la zona Champions con grinta e determinazione, ovvero ciò che è mancato in Europa League nella figuraccia rimediata a San Siro contro l'Eintracht di Francoforte
Minuto 95 del derby di Milano. L’Inter conduce 3-2, il Milan preme alla disperata ricerca del pareggio e all’ultimo secondo ha l’occasione buona: Cutrone calcia a colpo sicuro da pochi metri, Handanovic è battuto ma D’Ambrosio si immola sulla linea di porta e salva con le parti intime il risultato. Finisce 3-2, il derby è nerazzurro, Spalletti è salvo (per il momento), l’Inter è di nuovo terza e in corsa per la Champions League. Quel salvataggio non è soltanto l’azione che ha deciso una delle partite più importanti della stagione per le due milanesi e forse per tutta la Serie A (visto che la corsa al quarto posto è l’unico elemento d’interesse rimasto). Ha un valore simbolico. Danilo D’Ambrosio, onesto terzino, gregario del pallone che sbaglia spesso una marcatura o un passaggio di troppo ma in campo e in allenamento dà sempre tutto, è il simbolo di questa nuova Inter senza Icardi. O meglio, lo sono le sue “palle”, in senso letterale e metaforico. Per come si era messa la stagione, l’Inter ieri sera poteva solo rialzarsi o sprofondare. In crisi di risultati da tre mesi. Eliminata malamente anche dall’Europa League, dopo la figuraccia infrasettimanale contro l’Eintracht Francoforte. Priva del suo giocatore non soltanto più rappresentativo, ma soprattutto più forte, elemento che a volte si tende a sottovalutare nel dibattito sull’esclusione di Icardi. Con mezza squadra con le valigie pronte e un allenatore virtualmente già esonerato. Contro un Milan solido e in fiducia non c’erano via di mezzo.
Forse per la prima volta quest’anno, Spalletti e compagni hanno dimostrato di avere personalità. L’Inter ha giocato con un gran derby dal primo all’ultimo minuto, e l’ha vinto meritatamente: conducendo sempre nel punteggio, resistendo alla rimonta rossonera, facendo a tratti persino un bel calcio. Non se lo aspettava praticamente nessuno, forse neanche lo stesso Spalletti apparso molto abbattuto dopo la disfatta europea. La differenza con quella partita è stata abissale. Innanzitutto negli uomini, perché contro l’Eintracht l’Inter era davvero decimata e probabilmente se non avesse avuto i vari Lautaro, Asamoah e Gagliardini avrebbe fatto la stessa pessima gara anche ieri. Ma visto che i presenti non sono proprio dei fenomeni, la vittoria sta nello spirito con cui i nerazzurri sono scesi in campo.
Ancora una volta l’Inter si ritrova spalle al muro. Con l’inconfondibile ed esilarante autolesionismo che solo loro hanno, i nerazzurri sono riusciti a trasformare quella che poteva essere una stagione magari non trionfale, ma comunque di tranquillo consolidamento, nell’ennesimo psicodramma. La telenovela Icardi pare lontana dalla conclusione e mancare la qualificazione in Champions sarebbe un colpo durissimo per il progetto della società (ammesso che ce ne sia uno). Senza l’ormai ex capitano e centravanti, il quarto posto resta ancora a forte rischio e non è affatto detto che la vittoria nel derby basti per centrarlo. Però ha indicato la via: senza Icardi e in queste condizioni, non resta che giocare da squadra, remare tutti dalla stessa parte, accantonare le presunte divisioni di spogliatoio, fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. In due parole, come hanno già dimostrato Simeone e Cristiano Ronaldo con le loro esultanze che tante (futili) polemiche hanno sollevato: nel calcio nel momento più difficile servono “los huevos”. Per l’Inter vanno bene anche quelli di D’Ambrosio.