La Lega vorrebbe una sorta di condono edilizio per sanare le irregolarità dei vecchi edifici, ma il Movimento 5 stelle fa muro. Ci sarebbe anche questo all’interno del cosiddetto decreto legge Sblocca cantieri, al centro di un vertice che si è svolto in serata a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte. In attesa dell’approdo mercoledì sul tavolo del Consiglio dei ministri, il dl rischia di diventare nuovo terreno di scontro tra Lega e M5S. Il Carroccio, infatti, avrebbe raccolto in un documento di 24 pagine le proposte da inserire nel provvedimento. Ma inserendo in chiusura del dossier quello che nel M5s tacciano come un vero e proprio condono edilizio per i privati. Notizia smentita da fonti interne al partito di Matteo Salvini. “Nessuna ipotesi di condono edilizio né nello sblocca cantieri né in altri provvedimenti. E una notizia infondata e senza alcun fondamento. La Lega, come noto, è contraria a ogni tipo di condono”, fanno sapere da via Bellerio.
La sanatoria in un documento di 24 pagine Quella norma però esiste. E nella bozza diffusa dalle agenzie di stampa sarebbe contenuta nell’articolo 4 comma 1 lettera B: in pratica si prevede la possibilità di sanare abusi edilizi compiuti prima del ’77. Nel dettaglio la legge recita: “Non costituiscono violazione edilizia le opere eseguite in corso di edificazione in variante ai titoli abitativi edilizi rilasciati in data anteriore a quella di entrata in vigore della legge 28 gennaio 1977 n.10 ma non costituenti totale difformità”. Il M5s contesta, nello specifico, il passaggio in cui -per tali edifici- viene data la possibilità di bypassare gli accertamenti di doppia conformità per regolarizzare modifiche apportate. Aprendo la strada anche a condoni per aumenti di volumetrie.
La motivazione: “Serve per immobili vecchi” – Nella motivazione allegata al documento targato Lega, la misura viene legittimata sottolineando come “sugli immobili di vecchia data (’50 – ’70 anni) l’accertamento dello stato legittimo” risulti “molto difficile da attestare per la frequente presenza di situazioni non esattamente rispondenti a quelle rappresentate negli elaborati tecnici”. Per il Carroccio, dunque, “la proposta é finalizzata a prevedere la necessità di richiedere la sanatoria in tutti quei casi in cui lo stato di fatto dell’immobile non corrisponda esattamente a quello rappresentato negli elaborati tecnici a seguito di modifiche concretizzatesi in corso di edificazione su immobili costruiti con titoli edilizi rilasciati in data anteriore alla legge 28 gennaio 1977, n.10”.
“La mini sanatoria” – In pratica un mini condono che punterebbe a superare le difficoltà per verificare lo stato legittimo degli edifici rispetto alla documentazione tecnica. Una legge che – secondo l’interpretazione più soft – serve per non ricorrere alle pratiche di sanatoria di quelli che risultano di fatto piccoli abusi, come la difforme disposizione di porte o finestre. Altro punto contestato dai 5 Stelle, la possibilità riconosciuta alle Regioni, entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto, “di individuare ulteriori fattispecie” estendendo la cosiddetta platea a cui il condono in questione potrebbe essere concesso. Su questi punti il M5s è pronto a fare muro. ”Per tutte le buone proposte che arrivano dall’alleato – assicurano i 5 Stelle – siamo pronti ad accoglierle”.
Conte: “Nessun regalo ai concessionari” – Insomma: il mini condono, nonostante le smentite, rischia d’incendiare nuovamente i rapporti interni all’esecutivo. “Stiamo rivedendo le ultime norme. Ci abbiamo lavorato molto intensamente sia a Roma sia sui cantieri”, ha spiegato il premier Conte, sottolineando che “siamo qui per risolvere i problemi, tocca a noi assumerci la responsabilità, ci impegniamo a risolverli”. Ma il presidente del consiglio ha anche lanciato un avvertimento ai concessionari. “Noi non solo sblocchiamo i cantieri, ma lo facciamo con un approccio ben diverso rispetto al passato. Nessun regalo ai concessionari, nessuna proroga ad libitum. Quel che è giusto pagare si paga”, ha detto.
Il confronto coi sindacati – Il testo comunque si preannuncia molto corposo, così come spera Salvini: “Basta che non sia una roba minima“, ha avvisato il vicepremier. Da Matera è intervenuto sul tema anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. “Il decreto sblocca cantieri è fondamentale per far ripartire le infrastrutture: deve essere fatto prima possibile. Si tratta di oltre 300 cantieri e 200mila posti di lavoro”, ha detto durante il suo tour elettorale nella capitale europea della Cultura. Nel frattempo in giornata si è svolto un incontro tecnico al Mit con i sindacati che però non ha dato nessun esito. Un incontro “inutile, surreale”, lo hanno definito le parti sociali. “Ci aspettavamo un testo, lo abbiamo consegnato noi ribadendo le nostre posizioni e priorità. Una trattativa al contrario”, ha detto tra gli altri il segretario generale della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi. Per questo Cgil, Cisl e Uil ora chiedono “l’apertura di un tavolo politico” al governo con la presenza dei segretari generali delle confederazioni e delle categorie prima di mercoledì. I sindacati si dicono anche pronti a “continuare la mobilitazione” dopo lo sciopero e la manifestazione nazionale di venerdì 15 marzo a Roma.