Internet e i servizi web sono una comodità, ma quando chi li gestisce commette errori grossolani, fa danni enormi. Una dimostrazione pratica è quanto accaduto a MySpace, che ha perso 50 milioni di file musicali (senza contare video e immagini), a causa di un errore nella procedura di migrazione dei server. In pratica sono andati in fumo tutti i contenuti caricati dai suoi utenti prima del 2016.
I giovanissimi probabilmente non conoscono MySpace, sfortunata comunità virtuale che nel 2006 era il sito più popolare degli Stati Uniti. Poi ha iniziato un inesorabile declino, a cui non ha rimediato il “rilancio” del 2013, che ha cercato di trasformare la piattaforma in un polo musicale. Da un anno gli utenti non riuscivano più a riprodurre musica da MySpace, i responsabili hanno detto più volte che stavano lavorando al problema. Adesso è emerso che “il problema” era che la musica è andata persa.
La notizia peggiore è che le perdite sono da considerarsi definitive perché non c’è un backup da cui recuperare i file persi. Per i meno tecnici, la migrazione di server consiste nello spostare tutti i dati presenti su un server (o su un gruppo di server presso un data center), verso un altro server, spesso in un data center differente. È un’operazione piuttosto comune, che le aziende fanno per ottenere servizi migliori, per spuntare prezzi più bassi o per altri motivi di natura sia tecnica sia commerciale.
A prescindere da chi effettui il passaggio, in genere l’operazione è preceduta dal backup completo dei dati, proprio per evitare perdite in caso di problemi. La situazione descritta da MySpace appare quindi surreale, anche perché ha portato alla perdita di un patrimonio immenso. Nel 2014 MySpace dichiarava di avere in archivio oltre 53 milioni di canzoni su 14,2 milioni di pagine di profili di artisti. Un danno enorme, che fa torto non solo agli utenti più fedeli di MySpace, ma al capitale musicale, storico e culturale che gli era stato affidato.