Soltanto l'autopsia, che non è ancora stata fissata, farà luce sulla cause della morte della 34enne testimone chiave del processo Ruby. Il legale dell'ex premier Cecconi spiega che la sua scomparsa è penalizzante per il suo assitito "dal punto di vista tecnico-processuale"
Il giorno dell’autopsia non è ancora stato fissato, e solo quella farà luce sulle cause della morte di Imane Fadil, una delle testimoni chiave del processo Ruby, deceduta il 1 marzo dopo oltre un mese di degenza all’Humanitas di Rozzano. Dunque per gli inquirenti, al momento, l’ipotesi dell’avvelenamento o di una malattia rara sono sullo stesso piano e “hanno pari dignità”. L’hanno spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio che coordinano le indagini sul caso della modella marocchina. Mentre procede l’inchiesta, sul fronte processuale ora le sue dichiarazioni sul caso Ruby ter, che vede Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari assieme a molte ‘olgettine’, entreranno direttamente negli atti del dibattimento proprio a causa della sua morte. Il decesso della 34enne, secondo il legale dell’ex premier Federico Cecconi, “dal punto di vista tecnico-processuale nuoce alla difesa di Berlusconi perché noi non possiamo procedere con il controesame” della testimone in aula. Il difensore, a chi gli ha chiesto cosa ne pensasse sulla misteriosa morte della modella marocchina, ha risposto che non intendeva “esprimere opinioni” e che di fronte alla morte di una persona “c’è la massima forma di dolore“.
L’autopsia – L’esame inizierà con alcuni prelievi di organi per accertare l’eventuale presenza di radioattività. I due pm Siciliano e Gaglio, che coordinano le indagini assieme alla collega Antonia Pavan, hanno spiegato che le indagini sono a 360 gradi e stanno prendendo in considerazione tutte le ipotesi a partire da una malattia autoimmune rara – è stata questa la prima diagnosi a ridosso del suo ingresso in ospedale – diversa dal ‘lupus‘, ipotizzato e poi scartato dai medici dell’Humanitas. “Ci sono molte malattie autoimmuni – ha precisato Gaglio – e quindi sono necessari notevoli approfondimenti”. Comunque hanno affermato “è indiscutibile anche il sospetto di avvelenamento“. Non solo in quanto Imane Fadil lo aveva riferito al fratello Tarek e a un amico almeno tre settimane prima del decesso avvenuto il primo marzo, ma anche perché “siamo di fronte a una morte – ha precisato Tiziana Siciliano – che non ha una risposta clinica e quindi dobbiamo tenera in considerazione questa ipotesi”. Per gli inquirenti, che hanno finito di sentire un primo gruppo di testimoni, l’autopsia, preceduta da alcuni prelievi specifici per accertare il sospetto di radioattività, dovrebbe chiarire il quadro.