Al momento, puntualizza il settimanale, non sono state trovate prove delle presunte "erogazioni" da parte di Fabrizio Centofanti, di cui ha parlato in un interrogatorio l'avvocato siracurano Giuseppe Calafiore. Il legale ha detto ai pm: "Centofanti mi disse che non aveva problemi sulla Regione Lazio perché Zingaretti era a sua disposizione". La replica: "Meri pettegolezzi"
Nicola Zingaretti è indagato per finanziamento illecito in un filone dell’inchiesta della procura di Roma, nata dal caso delle presunte sentenze comprate al Consiglio di Stato. Il neo-segretario del Pd, stando a quanto riportato da L’Espresso, è stato accusato dall’avvocato Giuseppe Calafiore, presunto deus ex-machina con l’ex legale di Eni Piero Amara del giro di giudizi pilotati. Lo scorso luglio, nel corso di un interrogatorio, Calafiore ha citato Zingaretti in merito ad alcune domande dei pubblici ministeri su Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazione istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone.
Centofanti, anche lui arrestato a febbraio 2018 e poi liberato in attesa del processo, è stato descritto da Calafiore come “un lobbista che a Roma è dotato di un circuito relazionale di estrema importanza: magistrati, politici, appartenenti al Consiglio superiore di magistratura”. Centofanti “era sicuro di non essere arrestato – ha aggiunto l’avvocato davanti ai pm – perché riteneva di essere al sicuro in ragione di erogazione che lui aveva fatto per favorire l’attività politica di Zingaretti”.
A quel punto, ricostruisce L’Espresso, i pm chiedono se si tratta di erogazioni lecite e ottengono questa risposta da Calafiore: “Assolutamente no, per quanto egli mi diceva – è l’accusa “de relato” dell’avvocato – Non so con chi trattava tali erogazioni. Lui mi parlava solo di erogazioni verso Zingaretti. Mi disse che non aveva problemi sulla Regione Lazio perché Zingaretti era a sua disposizione. Me lo ha detto più volte, prima della perquisizione”.
Al momento, puntualizza il settimanale, non sono state trovate prove delle presunte “erogazioni”. Ma i titolari dell’indagine – il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Stefano Fava – hanno iscritto Zingaretti nel registro degli indagati con l’accusa di finanziamento illecito. Nello stesso filone, la procura di Roma indaga su Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari in relazione al presunto ‘aggiustamento’ della sentenza sulla cessione delle quote di Mediolanum.
“Voglio affermare di essere estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità”, ha commentato il governatore del Lazio e leader del Pd. La vicenda, aggiunge, peraltro, è stata riferita “come meri pettegolezzi ‘de relato’ e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo” del settimanale. “Non mi farò intimidire dalle bassezze del M5s”, conclude riferendosi alle dichiarazioni di alcuni esponenti pentastellati che hanno chiesto al segretario un “passo indietro” e di “mollare la poltrona”.