Tre motivi dietro la decisione di Bergoglio: aspettare la sentenza definitiva (l'arcivescovo di Lione attende il secondo grado di giudizio), impedire che successione apostolica nella Chiesa sia dettata dalla magistratura civile e prendere atto del fatto che l'accusato si è comportato secondo quanto predisposto dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede
Papa Francesco non ha accettato le dimissioni del cardinale Philippe Barbarin da arcivescovo di Lione. Dopo la condanna a 6 mesi con la condizionale per aver coperto la pedofilia padre Bernard Preynat, il primate della Gallia aveva annunciato che avrebbe consegnato le sue dimissioni a Bergoglio. Una dichiarazione di appena 37 secondi davanti ai media francesi per comunicare una scelta sofferta e, come avevano rivelato i suoi più stretti collaboratori, presa già prima della sentenza. Alla Prefettura della Casa Pontificia, infatti, Barbarin si era rivolto prima che i magistrati di Lione pronunciassero la condanna di primo grado chiedendo di poter incontrare urgentemente il Papa. L’udienza era stata subito fissata per il 18 marzo 2019 nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico Vaticano.
Il faccia a faccia tra Francesco e Barbarin è durato appena venti minuti. Il tempo per il porporato di spiegare le sue ragioni e rassegnare le dimissioni. Il cardinale era accompagnato da uno dei vicari generali dell’arcidiocesi di Lione, monsignor Éric Mouterde, e da Étienne Piquet Gauthier, presidente della Fondazione Saint Irènee. I due, dopo aver salutato il Papa, non hanno assistito al colloquio privato tra Bergoglio e il porporato. Appena 24 ore dopo l’udienza, il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha reso nota la decisione di Francesco. “Posso confermare – ha affermato il portavoce vaticano – che il Santo Padre non ha accettato le dimissioni presentate dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. Cosciente tuttavia delle difficoltà che vive in questo momento l’arcidiocesi, il Santo Padre ha lasciato il cardinale Barbarin libero di prendere la decisione migliore per la diocesi e il cardinale Barbarin ha deciso di ritirarsi per un periodo di tempo e di chiedere al padre Yves Baumgarten, vicario generale, di assumere la guida della diocesi. La Santa Sede – ha aggiunto Gisotti – tiene a ribadire la sua vicinanza alle vittime di abusi, ai fedeli dell’arcidiocesi di Lione e di tutta la Chiesa di Francia che vivono un momento particolarmente doloroso”.
Una decisione che ha sorpreso la maggior parte degli osservatori che davano ormai per scontato che il Papa avrebbe accettato le dimissioni di Barbarin, magari nominandolo amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Lione fino alla scelta del successore. Perché Bergoglio, invece, ha respinto le dimissioni? La decisione di Francesco è dettata principalmente da tre motivi. Il primo è che il Papa non vuole che la successione apostolica nella Chiesa cattolica sia dettata dalla magistratura civile. Barbarin ha 68 anni e ha davanti a sé ancora diversi anni prima di lasciare definitivamente la guida dell’arcidiocesi. Il secondo motivo è che il porporato è stato condannato in primo grado e ha presentato subito appello. Rimuoverlo quando non si è in presenza di una sentenza definitiva non appare al Papa corretto. Tantomeno che, al momento, non esiste nessun procedimento canonico contro il cardinale. Terzo motivo è che Barbarin si è presentato sia davanti ai giudici, sia davanti a Francesco, con in mano la lettera del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, con le indicazioni per affrontare il caso di pedofilia che, secondo i magistrati francesi, è stato coperto da Barbarin.
Il Tribunale di Lione, infatti, ritiene il porporato colpevole di non aver denunciato gli abusi sessuali su minori perpetrati, negli anni ’70 e ’80 durante i campi scout, da padre Preynat. Barbarin replica di aver fatto semplicemente ciò che il cardinale Ladaria gli ha indicato di fare per iscritto. Anche se nella vicenda qualcosa non torna. Seppure cercando di farlo con la massima discrezione per evitare la ribalta mediatica, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio aveva detto a Barbarin di allontanare padre Preynat dai bambini. Cosa che, secondo quanto emerso nel procedimento di primo grado, sarebbe stato fatto in modo tardivo e poco efficace. Motivo per il quale, Barbarin, ben consapevole che la sua vicenda ha creato uno scandalo non solo nell’arcidiocesi di Lione, ma in tutta la Chiesa francese, ha deciso di affrontare il processo d’appello ritirandosi momentaneamente dal governo della diocesi. È molto prevedibile che il porporato non ritornerà al suo posto fin quando non ci sarà la sentenza di secondo grado. Ma in quel caso, se la condanna fosse confermata, la decisione tornerebbe di nuovo nelle mani del Papa. E allora Bergoglio potrebbe decidere diversamente.