Le maggiori organizzazioni italiane delle persone con disabilità si sentono doppiamente “discriminate” e “deluse” dai provvedimenti del governo M5s-Lega in ambito di politiche sociali e reddito di cittadinanza. Il disappunto è esploso, soprattutto, a seguito degli emendamenti governativi e dei relatori al cosiddetto decretone, presentati in commissione Lavoro e Affari sociali alla Camera. “I nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità sono trattati in modo meno favorevole di tutti gli altri”, dice al fattoquotidiano.it Nazaro Pagano, vicepresidente della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand) e presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic). “E nel nuovo Rdc vengono assegnati la cifra irrisoria di 50 euro mensili in più alle famiglie con almeno quattro componenti e con disabile a carico. Le nostre proposte, che avrebbero reso molto più significativo l’accesso delle famiglie dei disabili al Reddito di cittadinanza, non sono state accolte. Così non si migliorano certo le condizioni delle persone con disabilità. Il governo delude le legittime aspettative di migliaia di cittadini. Siamo pronti a forme di mobilitazione”. Le associazioni esprimono “grande amarezza” perché le misure in via di approvazione definitiva in parlamento non andranno a “migliorare in maniera significativa la qualità di vita dei disabili e delle loro famiglie”.
Secondo il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), Vincenzo Falabella, “l’aumento dello 0,1 del punteggio massimo della scala di equivalenza non fa cambiare di molto la sostanza. Si tratta di un aumento di 50 euro, una miseria, e destinato nemmeno a tutte le persone con disabilità che si trovano in condizione di povertà assoluta”. La contrarietà per le promesse fatte ma non mantenute è forte. E’ ancor più rilevante perché arriva, tra gli altri, dalla Fand che è stata la prima organizzazione ad aver incontrato nell’ufficio del suo dicastero il ministro della Disabilità, Lorenzo Fontana. “Diciamo con chiarezza una volta per tutte – spiega Pagano al Fattoquotidiano.it – che le pensioni di invalidità erogate in favore delle persone con disabilità sono e restano di 285 euro mensili, quindi sgombriamo il campo da equivoci: le pensioni di invalidità non hanno avuto, purtroppo, alcun aumento come più volte annunciato da importanti esponenti di governo”.
Per quanto riguarda il Rdc “resta la computabilità delle prestazioni economiche di natura assistenziale nel reddito familiare e questo va a danneggiare le famiglie con disabili”. Infatti la pensione di invalidità, essendo contata tra le entrate, defalca l’ammontare del Reddito di cittadinanza per un importo di 3.750 euro annui. “Con l’emendamento del governo – dice il numero uno della Fish – se ne dedurranno “solo” 3.150 euro. Il che non è nemmeno commentabile e lascia solo l’attesa dei ricorsi presso il Tar che certamente non mancheranno. Per norme analoghe, ad esempio riguardo l’Isee, lo Stato è stato già soccombente anche in Consiglio di Stato”. Il presidente Falabella aggiunge che “ancora una volta non viene riconosciuta quella che dovrebbe essere una evidenza: la disabilità è una delle cause principali di povertà, impoverimento, marginalità. Il messaggio che resta, assieme alla infondata promessa elettorale e sotto legge di Bilancio di aumento delle pensioni per gli invalidi civili, è francamente pessimo”.