I lavoratori licenziati iniziano a vincere le cause, ma il network non procede ai reintegri e ai rimborsi delle mensilità. Così, tocca all’ufficiale giudiziario andare in sede a sequestrare parte dei macchinari, per un valore pari a circa 300mila euro. Gli emissari del tribunale questa mattina hanno fatto visita agli uffici romani di Sky Tg24, posizionati da qualche tempo di fronte Palazzo Montecitorio, in ottemperanza alle istanze presentate da quattro lavoratori licenziati più di un anno fa dopo essersi rifiutati di spostarsi nella sede di Milano. I trasferimenti erano stati previsti dal network televisivo all’interno della riorganizzazione aziendale avviata nel 2016, che ha coinvolto in tutto 153 lavoratori. Alla base del piano di trasformazione aziendale, la progressiva chiusura degli studi romani di via Salaria e il trasferimento delle attività nella sede di Milano. A distanza di quasi 3 anni, invece, gli uffici di Roma Nord continuano ad operare – seppur in forma molto ridotta – mentre da qualche mese è stato introdotta una nuova redazione nel cuore della Capitale, proprio di fronte alla Camera dei deputati.

I quattro tecnici che hanno ottenuto questa mattina il pignoramento dei beni aziendali fanno parte del lotto degli 11 lavoratori – seguiti dall’avvocato Pierluigi Panici – che nelle scorse settimane hanno ottenuto dal Tribunale del Lavoro di Roma non solo il reintegro, ma anche il rimborso delle mensilità arretrate, circa un anno di stipendi, tredicesime, contributi e spese di lite. La giudice Giovanna Palmieri, nell’accogliere il ricorso dei dipendenti che non avevano accettato il “mutamento consensuale” di sede imposto dall’azienda, aveva dichiarato illegittimi i licenziamenti a causa dei criteri utilizzati per individuare il personale in esubero, in quanto si sarebbero “privilegiati i lavoratori addetti alla sede di Milano perché non ha attribuito alcun punteggio ai lavoratori addetti alla sede di Roma”. La multinazionale avrebbe dovuto procedere sia al reintegro sia ai rimborsi ma, a quanto afferma il sindacato Usb che sta seguendo da vicino la vertenza, “solo in pochi casi l’azienda ha già iniziato i rimborsi, mentre nessuno finora è tornato al posto di lavoro nelle sedi romane, come ordinato dal giudice”. “Entro 10 giorni lavorativi – spiega a IlFattoQuotidiano.it Fabiola Bravi, sindacalista Usb – l’azienda avrebbe dovuto ottemperare agli obblighi di legge, ma questo non è avvenuto. Da qui nasce il ricorso all’ufficiale giudiziario”. I pignoramenti effettuati questa mattina non comprometterebbero le normali attività della redazione parlamentare, dove lavorano 35 persone fra tecnici e giornalisti. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ufficio stampa di Sky Italia riporta che l’azienda è “rimasta stupita da un’azione dei lavoratori a 9 giorni dal pagamento previsto, peraltro già comunicato alle parti interessate”. Sky, infatti, spiega che “i dipendenti sarebbero stati risarciti il 28 marzo, in perfetta esecuzione delle sentenze e come già ottemperato con altri 5 persone precedentemente”.

“Questo caos – afferma Bravi – nasce da una scelta politico-amministrativa senza alcun presupposto di crisi. L’azienda ha preferito bypassare tutte le norme di legge arrivando ad obbligare i dipendenti ad una richiesta di trasferimento volontario in Lombardia, salvo poi portarli al licenziamento in caso di rifiuto. E ora che il giudice sta iniziando a dare ragione ai lavoratori, Sky fa orecchie di mercante”. E ancora: “In questi due anni fra chi ha accettato il trasferimento, chi ha scelto di dimettersi e chi ha cambiato volontariamente lavoro, sono rimasti in poche decine a combattere. Ma chi ha vinto in sede legale è giusto che vada reintegrato”.

Aggiornato da redazione web alle 17.45 del 19-3-2019

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