La Finlandia vince per il secondo anno consecutivo il “mondiale” della felicità. Questo è quanto emerge dalla settima edizione del World Happines Report che ha emanato l’annuale classifica dei 156 paesi valutati in base alla felicità dei cittadini. Nella graduatoria messa a punto da Jeffrey Sachs, John Halliwell e Richard Layard con il supporto di diversi ricercatori indipendenti hanno influito prosperità economica, aspettativa di vita, stato del welfare e libertà individuale. L’Italia occupa il 36esimo posto, in risalita rispetto al 47esimo di un anno fa e al 48esimo del precedente. L’ultima classificata? Dopo Repubblica Centrafricana e Burundi quest’anno la maglia nera è il sud Sudan.
Dietro la Finlandia si posizionano Danimarca, Norvegia, Islanda, Olanda, Svizzera, Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Austria. I paesi che hanno guadagnato posizioni sono di più rispetto a quelli che ne hanno perse, nota il rapporto; da ciò si deduce tuttavia che alcuni paesi hanno perso molte posizioni in graduatoria. Per esempio, il Venezuela e la Siria hanno perso quasi due punti rispetto al medesimo rapporto riferito al 2005-08.
Anche l’Italia non è in una condizione migliore. Nella classifica che valuta le differenze tra i rapporti del 2005-08 e quello del 2016-18, il Belpaese è infatti 114esimo con una perdita di 0.512 punti rispetto ai livelli pre-crisi. Una nota degli autori spiega inoltre che il livello di felicità è calato negli ultimi anni soprattutto in Asia e Africa ma di recente anche altrove, anche negli Stati Uniti..
Il Report si concentra sulla relazione tra felicità e comunità. Ma uno dei capitoli certifica anche la generosità, la partecipazione ad Internet e alla società come ha spiegato John Helliwell, co-autore del rapporto: “L’interazione ha degli effetti profondi sulla felicità del mondo”. Ha inoltre comunicato che “inizialmente i lettori consultavano principalmente la classifica dei Paesi; ora invece cercano come utilizzare le ricerche per una reale proposta di miglioramento”. Andrea Illy – presidente di Illycaffé coproduttrice del progetto e membro del Cda della Fondazione dedicata al padre Ernesto – ha commentato: “Viviamo un momento di transizione verso una nuova era e questo genera un senso di incertezza“. Parole chiare dal direttore del Sustainable Development Solutions Network, produttore del progetto: “L’uso compulsivo di sostanze e comportamenti di dipendenza stanno causando grave infelicità. I governi, le comunità e le aziende dovrebbero utilizzare questi indicatori per mettere in pratica nuove politiche finalizzate a superare queste fonti di infelicità”.