Vito Roberto Palazzolo è tornato libero. L’uomo che è considerato il cassiere di Cosa nostra ha infatti ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. È rimasto latitante per anni in Sudafrica, dove ha accumulato un patrimonio miliardario. Nel Paese africano è considerato uno stimato uomo d’affari: per le autorità italiane, invece, è uno dei più grossi riciclatori dei mafiosi. Per questo motivo è stato condannato a nove anni di carcere per concorso in associazione mafiosa. Condanna parzialmente espiata nel carcere di Opera a Milano, prima dell’affidamento in prova.
Arrestato a Bankok nel 2012, era stato poi estradato dalla Thailandia nel 2013: sulla sua testa pendeva un mandato di cattura internazionale da quando la condanna per concorso esterno era diventata definitiva. Originario di Terrasini, in provincia di Palermo, Palazzolo viene citato in Pizza Connection, l’indagine sul narcotraffico di Giovanni Falcone. Arrestato una prima volta in Svizzera alla fine degli anni ’80, Palazzolo fugge poi in Sudafrica dove cambia nome e vita: diventa mister Robert Van Palace Kolbatschenko, imprenditore sposato con una ricca ereditiera d’origine russa, tra i finanziatori del partito di Nelson Mandela e con un passato di ambasciatore plenipotenziario del piccolo Stato del Ciskey. In Sudafrica Palazzolo è un ricchissimo commerciante di pietre preziose con la “Van Palace Diamond Cutters”, alleva struzzi, gestisce lussuosi night club ed è proprietario dell’azienda che imbottiglia l’acqua “Le vie de Luc”, commercializzata perfino sugli aerei della compagnia di bandiera sudafricana.
Per la procura di Palermo, però, quella fortuna è il risultato di riciclaggio dei tesori di Cosa nostra: miliardi e miliardi di lire provenienti dai traffici di droga e dal contrabbando di sigarette. In questo modo, secondo le stime degli inquirenti, Palazzolo/Von Palace ha accumulato un patrimonio enorme: 70 proprietà tra Sudafrica e Namibia, quasi tutte intestate a un trust, per un valore di oltre 37 milioni di euro. Nel 2006 in Namibia, grazie al figlio dell’ex presidente della Repubblica, Palazzolo sarebbe riuscito a entrare in rapporti diretti con la De Beers, il colosso mondiale delle pietre preziose. Poi avrebbe acquistato sette giacimenti di uranio, del valore di tre miliardi e mezzo. Dopo l’estradizione si disse disponibile a collaborare coi magistrati: dopo alcuni interrogatori i pm secretarono i verbali non credendo alla sua reale volontà di contribuire alle indagini.