Il fuoriclasse della musica elettronica mondiale fa il pienone al "Fabrique" e si prepara già al bis al Social Music City del 9 giugno e al tris dell'Home Venice di Mestre del 13 luglio. Lo stemma è l'ultimo album, "Parts of life", il più personale
Non hai da preoccuparti, perché tornerò presto, dice la sua canzone più celebre, Sky and Sand. E non c’è da stupirsi se Paul Kalkbrenner, il fuoriclasse della musica elettronica mondiale, ha annunciato che tornerà a Milano il 9 giugno al Social Music City, prima di fare tappa all’Home Venice di Mestre il 13 luglio. I suoi fan non sono ancora di certo sazi dopo lo show di sabato al Fabrique: due ore e mezzo di musica, con un bis e pure un tris, davanti al pienone che mescola le generazioni che il dj di Lichtenberg si porta dietro dopo vent’anni di carriera. Quei vent’anni che sono le Parts of life, come si chiama il suo ultimo album, 20 milioni di streaming, da molte parti descritto come il “più personale” perché segue onde techno quasi esclusivamente strumentali. Un po’ di quelle parti della vita le porta sul palco del Fabrique, dopo una mezz’oretta di attesa in cui scorrono sul fondo le foto che – ancora una volta – sono la rappresentazione dei pezzi della sua quotidianità, con parecchi paesaggi industriali nordici che sembrano stagliarsi in completa sintonia con le note che di lì a poco riempiranno la sala.
Il pubblico va in visibilio – non c’era da dubitarne – per Sky and Sand, il pezzo totem che rimanda a Berlin Calling, il film del 2008 diventato un cult di genere di cui Kalkbrenner è il protagonista (un dj con una storia tormentata e di riscatto) e naturalmente il compositore della colonna sonora. Ma è una platea specializzata quella del Fabrique: quando passa un (rarissimo) cantato, come minimo parte il lip-sync, come massimo si apre la voce a tutta energia. Dalla bocca di Kalkbrenner passano parecchie sigarette e anche un bicchiere, ma con poca roba per uno che racconta spesso di non amare l’alcol.