Dopo la scomparsa del Movimento 5 stelle dal consiglio comunale di Taranto, arrivano anche gli insulti. “Traditori” da un lato e “abusivi” dall’altra. L’ultimo capitolo della vicenda si è consumato nelle scorse ore dopo che Rita Corvace è subentrata nell’assise cittadina in seguito alle dimissioni rassegnate lo scorso 12 febbraio da Francesco Nevoli, anche in questo caso per contrasti con la linea nazionale del Movimento. Esponente del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti che in parte confluì in uno dei Meetup ionici, la Corvace nel suo primo intervento in consiglio comunale ha puntato il dito contro le promesse tradite da Di Maio sulla questione Ilva: l’accusa di aver fatto incetta di voti a Taranto nelle ultime elezioni politiche promettendo la chiusura progressiva delle fonti inquinanti e la riconversione del territorio da un lato. Dall’alatr il ruolo del Governo che ha cambiato strada una volta scoperto il contratto di cessione firmato del precedente Governo a guida Pd con il Gruppo Arcelor Mittal.
Non solo. La Corvace ha profondamente criticato anche l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini, definito partito “razzista e xenofobo”. Si è quindi dichiarata indipendente aderendo al Gruppo Misto come aveva fatto già a novembre scorso il secondo consigliere comunale eletto dal Movimento 5stelle, Massimo Battista. La replica degli attivisti del Meetup ionici non si è fatta attendere: “Salutiamo – si legge in una nota inviata alla stampa – l’entrata in consiglio comunale di Taranto della consigliera Rita Corvace, eletta nella lista Movimento 5 Stelle Taranto, che, in sintonia con il suo collega Massimo Battista, eletto anche lui sotto lo stesso simbolo, passerà nel gruppo dei consiglieri ‘indipendenti’. Ricordiamo – hanno precisato i grillini – che le divergenze con le scelte del Movimento a livello nazionale e locale non giustificano il disprezzo dei rapporti di lealtà e fiducia, oltre agli impegni materialmente firmati, che impongono agli eletti di essere rispettosi di quel simbolo o, in alternativa, lasciare il posto a chi intende rispettare le scelte del M5s. Per questo non possiamo fare altro che considerare i due eletti come degli abusivi di un ruolo istituzionale che non spetta loro”. Secondo gli attivisti i voti raccolti non sono un merito dei singoli candidati, ma esclusivamente del simbolo: “Poco peso ha dichiarare di voler onorare il numero di preferenze avute alle elezioni; gli elettori hanno dato fiducia ad un simbolo all’interno del quale c’erano anche i loro nomi. Per questo – hanno concluso – chiediamo ai suddetti un sussulto di dignità in linea con i loro valori vantati e propagandati in ogni dove e di abbandonare quei posti”.
Questa, come detto, è tuttavia solo l’ultima battaglia della guerra intestina scoppiata da tempo tra i 5stelle di Taranto. I fatti risalgono ad alcuni mesi prima delle elezioni amministrative del 2017, quando un parte del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti scelse di trovare casa politica sotto il simbolo del Movimento. Una breve liason che si sbriciolò in occasione della composizione delle liste per il consiglio comunale e la scelta del candidato sindaco: le “comunarie” infatti premiarono Francesco Nevoli, avvocato tarantino da sempre vicino al Comitato, e i principali volti di quest’ultimo organo. Scelte che fecero infuriare i grillini della prima ora: le tensioni aumentarono con il passare del tempo fino ad esplodere in accuse aperte sui social o sussurrate fuori dai Meetup. In quella occasione il Movimento ottenne a Taranto solo il 12% e mandò in comune solo due consiglieri: il candidato sindaco Nevoli e Massimo Battista. Le percentuali, però, crebbero in modo plebiscitario un anno dopo quando alle politiche i M5s riuscì a eleggere ben 5 parlamentari tarantini. Quello che accadde dopo è noto e oggi trova la sua fine più ingloriosa.