Cinema

Xavier Dolan, il regista di Mommy compie 30 anni. Ed è ora di smetterla di chiamarlo “enfant prodige”

Sfrontata, eccessiva, ribelle, pop. La sua arte è il manifesto di una tra le più importanti voci del cinema contemporaneo. Non ci credete? Ecco tre film che vi faranno cambiare idea

di Marco Colombo

Les amours imaginaire (2010)

L’amore, quello folle, quello dei 20 anni, anzi meno. L’amore che non c’è ma che pur dev’esserci da qualche parte, non fosse che nella nostra immaginazione. Di questo parla la seconda opera del cineasta québécois, di questo e null’altro. Dei sospiri e delle passioni di una generazione che, in fondo, non è che un’età. Un pensiero stupendo da cui, prima o poi, siamo passati tutti.

Un po’ Jules e Jim (1962) un po’ The Dreamers (2003), la pellicola prende il capolavoro di François Truffaut e ne ricalca i passi, adattandolo però alle corde del suo autore. Non più due amici innamorati della stessa donna, ma un amico (Francis, interpretato proprio da Dolan) e un’amica (Marie, portata in scena da Monia Chockri) legati prima dalla passione per la moda e poi dall’arrivo di Nicolas (Niels Schneider). Biondo, androgino e civettuolo, il giovane diviene difatti oggetto di un ménage fra i due protagonisti, che vedono in lui una tela bianca, pronta a essere dipinta con le illusioni di entrambi. Agli occhi di Marie, infatti, Nicolas appare come un David di Michelangelo in carne e boccoli, mentre la fantasia di Francis tratteggia su di lui le linee scure dei Disegni erotici di Jean Cocteau. Questi rimandi all’arte più elevata, dichiarati in un’iconica scena di ballo e desiderio, non fanno che tradire la natura ingannevole di un sentimento irrazionale, in cui l’amato non è altro che un’idealizzazione dell’amante.

Sullo sfondo di Montréal, si intravedono così i riflessi di un certo cinema di Godard, con i colori sovraccarichi de La cinese (1967) o de Il bandito delle 11 (1965). Ma si rincorrono anche gli echi di Wong Kar-wai, resi plastici dall’ossessione per i ralenti. E risulta, infine, interessante la decisione di affidare il commento degli affanni che sgorgano dal conflitto tra desiderio e realtà a una serie di “interviste” a coetanei dei due protagonisti. Coro greco di una commedia che resta forse l’opera più lieve del regista canadese. Nei toni e nell’umore.

https://www.youtube.com/watch?v=roLmFo3rWYc&t=148s

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