Cinema

Xavier Dolan, il regista di Mommy compie 30 anni. Ed è ora di smetterla di chiamarlo “enfant prodige”

Sfrontata, eccessiva, ribelle, pop. La sua arte è il manifesto di una tra le più importanti voci del cinema contemporaneo. Non ci credete? Ecco tre film che vi faranno cambiare idea

di Marco Colombo

Laurence Anyways (2012)

Ancora l’amore, che ostinato combatte fino a soccombere, forse solo a se stesso. Con il suo terzo lungometraggio Dolan affronta il melodramma, rovesciandone ogni paradigma. La voce e lo sguardo sono quelli di Laurence Alia (Melvil Poupaud), stimato professore e romanziere esordiente che compiuti 30 anni decide di cambiare sesso, abbracciando l’identità che più sente sua. Conservando però l’attrazione per le donne e continuando ad amare la moglie, Frédérique “Fred” Belair (Suzanne Clément). Il loro è un sentimento cieco, rotondo, che non cede ai ricatti né ai pregiudizi della società, ma che nonostante tutto si incrina. “Né con te né senza di te”, questo sembra voler dire il film che si interroga anche sulla possibilità di essere davvero sé stessi e sui sacrifici che questo comporta.

A 23 anni Dolan firma un’opera che giganteggia con i suoi 168 minuti su un panorama che abbraccia dieci anni della vita di Laurence e Fred. Dieci anni tra separazioni e riconciliazioni. Un viaggio scandito da momenti surreali e onirici, ma non solo. Se l’incanto della messa in scena può infatti distrarre l’occhio, le piccole crepe che affondano tra i due protagonisti appaiono tremendamente vere. Nessun giudizio, nessun biasimo o pacca sulla spalla da parte del regista. Solo la tenerezza di osservare una storia sciogliersi sotto ai propri occhi. Il dolore nel constatare che persino due anime gemelle possono allontanarsi sino a non sfiorarsi più. E ancora Montréal, a fare da madre e matrigna a un dramma sociale calato negli anni 90. Un’età di passaggio di cui Xavier recupera i colori e le incertezze. Una città che esprime la propria condanna per Laurence attraverso gli sguardi che colleghi e conoscenti gettano sul suo cambiamento. Una metamorfosi accompagnata dalle note della sterminata soundtrack, che riflette le contraddizioni della pellicola saltando da Prokofiev a Céline Dion, senza cedere però mai al kitsch.

Un’opera spudorata e personale. Sicuramente la più lancinante tra quelle sinora firmate dal cineasta canadese. Eppure anche la meno urlata. Perché un cuore non fa mai troppo rumore. Neppure quando si spezza.

https://www.youtube.com/watch?v=rjQK8GmCKDg

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