Sfrontata, eccessiva, ribelle, pop. La sua arte è il manifesto di una tra le più importanti voci del cinema contemporaneo. Non ci credete? Ecco tre film che vi faranno cambiare idea
Icona gay, profeta di una “nuova” Nouvelle vague, cantore del postmoderno. In due parole, Xavier Dolan. Un regista totale, a cui le etichette vanno strette e da cui anzi tende a smarcarsi, pellicola dopo pellicola (e ormai se ne contano sette, in appena 11 anni di carriera). Superandole spesso attraverso l’amore, un sentimento che tutto può e che tutto brucia. Nella continua ricerca di uno stupore che non scade mai però nel semplice manierismo.
Sfrontata, eccessiva, ribelle, pop. La poetica del cineasta nato il 20 marzo 1989 a Montréal, Canada, si nutre ormai di temi definiti eppure in continua evoluzione. La sua arte è il manifesto di un talento che ha da tempo riposto nel cassetto la maschera di enfant prodige, affermandosi invece come una tra le più importanti voci del cinema contemporaneo. Tutto ad appena 30 anni.
Non ci credete? Ecco tre film che vi faranno cambiare idea.