Quanto valeva l'interessamento di De Vito? Oltre 230mila euro sono stati erogati e 160mila sono stati promessi all'esponente del M5s, già espulso e all’amico avvocato Mezzacapo (che il gip definisce il "procuratore politico" dai gruppi imprenditoriali). Nel documento si legge che Parnasi "sollecita in maniera esplicita e ottiene il favore di De Vito, per allargare il consenso politico". E riceveva l'impegno in questo senso
Pressioni, manovre, tentativi di coinvolgimento. L’oramai ex presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, arrestato per corruzione, tirava in ballo anche gli inconsapevoli assessori e consiglieri per aiutare l’avvocato Camillo Mezzacapo a ottenere incarichi e consulenze dagli imprenditori che volevano portare avanti progetti urbanistici dai Mercati generali all’ex stazione di Trastevere al polo sportivo sull’area dell’ex Fiera o anche lo spostamento della sede di Acea nel Business park. Incarichi e consulenze, circa 400mila euro tra soldi erogati e promessi, le tangenti di cui parla il gip di Roma, Maria Paolo Tomaselli, nell’ordinanza di custodia cautelare. Ma soprattutto si era reso disponibile nei confronti dell’imprenditore Luca Parnasi per l’affare del nuovo stadio della Roma.
L’operazione stadio e la ricerca di sostegno di Ferrara e Frongia
Per soddisfare invece le esigenze di Parnasi, l’imprenditore arrestato lo scorso giugno e che con le sue dichiarazioni ha dato impulso alla nuova tranche dell’inchiesta, De Vito “esprime l’intenzione di ricercare egli stesso il sostegno di soggetti quali il Ferrara (Paolo, capogruppo M5s in Comune) e Frongia (Daniele, assessore allo sport, ndr) appartenenti alla sua parte politica non celando altresì il rapporto preferenziale instauratosi con il Lanzalone (Luca, il consulente finito ai domiciliari a giugno)“. Nel documento si legge che Parnasi “sollecita in maniera esplicita e ottiene il favore di De Vito non solo in relazione all’operazione dello stadio ma anche in relazione agli ulteriori progetti coltivati evidenziando al presidente del Consiglio comunale l’esigenza di allargare il consenso politico attraverso l’interlocuzione con altri esponenti del Movimento 5 Stelle come noto al governo della città di Roma. Ed invero al riguardo l’atteggiamento del De Vito è di estrema disponibilità“. Una disponibilità la sua che non sempre bastava e per questo De Vito quando non può aiutare direttamente “si rivolge agli assessori competenti per materia, ovvero i consiglieri comunali, ovvero ancora si avvale di tutta la rete di relazioni in modo da potere – scrive la giudice nell’ordinanza – comunque sollecitare l’intervento di altri pubblici ufficiali che operano all’interno dell’amministrazione capitolina secondo la finalità desiderata dal privato”.
Le pressioni sulla segreteria dell’assessore all’Urbanistica
Ci sono poi le pressioni come quelle sulla segreteria dell’assessore all’Urbanistica per ottenere il rilascio del permesso a costruire del progetto dell’ex stazione di Trastevere in favore dell’amministratore Lux Holding, guidata dall’immobiliarista Giuseppe Statuto (indagato, ndr). “Deve rilevarsi come attraverso Gabriella Raggi”, caposegreteria dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori e non indagata nel procedimento, “e quindi attraverso l’ufficio dell’assessore, De Vito volesse giungere a condizionare il processo decisionale relativo al rilascio del permesso di costruire in favore del progetto dell’ex stazione di Trastevere. D’altro canto non può non osservarsi come l’incarico conferito a Gabriella Raggi sia frutto di una valutazione squisitamente politica, il che rende ancora più evidente il potere di influenza di un esponente politico di peso come il Presidente del consiglio comunale”.
Anche nella vicenda Statuto, secondo al gip appare “decisiva la circostanza che l’intervento posto in essere dal De Vito per creare una situazione al gruppo imprenditoriale Statuto, sia volto nei confronti di un soggetto quale la Gabriella Raggi in grado di interferire nella decisione del Comune ma nei cui confronti è evidente il potere di influenza del presidente dell’assemblea capitolina”. Per la costruzione di un albergo vicino all’ex stazione ferroviaria di Trastevere, l’incarico professionale a Mezzacapo avrebbe avuto un valore di 24.582,40 euro e la cifra spostata sul conto della società Mdl, considerata dal gip la “cassaforte della corruzione”, pari a 16.640 euro.
Il gip di Roma: “Giro di mazzette da 400mila euro”
Ma quanto valeva questo interessamento di De Vito? Oltre 230mila euro sono stati erogati e 160mila sono stati promessi all’esponente del M5s, già espulso e all’amico avvocato Mezzacapo (che il gip definisce il “procuratore politico” dai gruppi imprenditoriali) come accertato dall’analisi dei flussi finanziari sulle società attraverso le quali il professionista – che intercettato diceva “i politici ce li abbiamo” – avrebbe ricevuto una serie di consulenze/tangenti prima di girarle sul conto della Mdl srl. È sui conti di questa- non apparentemente riconducibile ai due – che secondo il gip era una sorta di “cassaforte” nata per custodire il denaro che De Vito avrebbe voluto subito dividere. In particolare il politico e il professionista avrebbero ricevuto in cambio di aiuti e favori, 95mila euro in tre tranche dall’imprenditore Parnasi, 110mila euro da Pierluigi e Claudio Toti, presidente e vicepresidente della omonima holding, e 24mila euro dall’immobiliarista Giuseppe Statuto, che ne prometteva altri 16mila. “Entrambi – scrive la gip di De Vito e Mezzacapo – appaiono consapevoli che in una logica di mercato, che è l’unica che essi comprendono e quella che dirige le loro condotte, la posizione di potere del pubblico ufficiale ha assunto in ragione della congiuntura favorevole un consistente valore che ne richiede un’adeguata gestione in un’ottica di gestione del profitto“.
Un profitto che serviva anche a pianificare il futuro: “Adesso hai un anno, se adesso non facciamo un cazzo in un anno però allora voglio dire mettiamoci il cappelletto da pesca, io conosco un paio di fiumetti qua ci mettiamo là, ci mettiamo tranquilli con una sigarettella, un sigarozzo là, con la canna e ci raccontiamo le storie e ci facciamo un prepensionamento dignitoso” diceva Mezzacapo in una intercettazione riferendo a Gianluca Bardelli, imprenditore finito oggi ai domiciliari, il colloquio con De Vito: “Qui noi abbiamo proprio un anno buono, gli ho proprio detto (riferendosi a De Vito, ndr) guarda c’è una congiunzione astrale che è come quando passa la cometa di Halley, cioè state voi al governo qua di Roma e anche al governo nazionale in maggioranza rispetto alla Lega. È la cometa di Halley allora”. Del resto stando a De Vito la capitale sarebbe stata conquistabile anche con il Gabibbo candidato.