L'ex M5s e presidente dell'Assemblea capitolina si è avvalso della facoltà di non rispondere come chiesto dal suo nuovo legale per "darmi il tempo di organizzare la difesa". Mezzacapo ha risposto alle domande del gip Maria Paolo Tomaselli nel carcere di Regina Coeli: "Curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella Pa". Farà ricorso al Riesame
Il gip lo ha definito il “procuratore politico” dai gruppi imprenditoriali, ma lui nega: “Nessuna tangente, ho percepito solo compensi per attività professionali”, si difende Camillo Mezzacapo davanti al giudice Maria Paolo Tomaselli nel corso dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere l’ormai ex presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, arrestato mercoledì per corruzione: “Chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo”, ha dichiarato. Il suo nuovo legale Angelo Di Lorenzo ha spiegato che De Vito era pronto a parlare già oggi, “ma gli ho chiesto di darmi il tempo di organizzare la difesa e di chiedere che sia ascoltato in un secondo momento”.
Per l’accusa, l’avvocato Mezzacapo veniva aiutato dall’ex M5s De Vito a ottenere incarichi e consulenze dagli imprenditori che volevano portare avanti progetti urbanistici, per circa 400mila euro tra soldi erogati e promessi, le tangenti di cui parla appunto il gip di Roma nell’ordinanza di custodia cautelare. Mezzacapo, anche lui arrestato per corruzione nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta sul nuovo stadio, si difende parlando invece di “un’attività di natura professionale” e sostiene che “non ci sono mai state sovrapposizioni con il ruolo politico di Marcello De Vito”.
A riferire le parole di Mezzacapo è il legale Francesco Petrelli che ha annunciato anche il ricorso al Tribunale del Riesame “per chiedere la scarcerazione”. Secondo quanto riportato dall’avvocato, Mezzacapo ha spiegato il gip che “curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione”. “La Mdl srl non è una società cassaforte e non è in alcun modo riconducibile a De Vito”, ha aggiunto Mezzacapo. La società Mdl è considerata dal gip la “cassaforte della corruzione”, il conto su cui venivano girati i soldi di quelle che per l’accusa sono tangenti mascherate da consulenze.
Nell’ambito dell’operazione coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, sono finiti in carcere Mezzacapo e l’ex M5s De Vito, ai domiciliari Fortunato Pititto, architetto collaboratore del gruppo immobiliare Statuto, e l’imprenditore Gianluca Bardelli, mentre sono indagati Pierluigi e Claudio Toti, responsabili dell’omonima holding, i costruttori Luca Parnasi e Giuseppe Statuto e alcuni prestanome. Secondo la procura, sono tre i gruppi immobiliari coinvolti nella vicenda: quello di Parnasi, per lo stadio e un progetto legato alla ex Fiera di Roma, quello dei Toti che avrebbero pagato per ottenere l’ok alla riqualificazione degli ex mercati generali all’Ostiense. Infine quello di Statuto per un piano legato alla ex stazione di Trastevere.