L’Italia è l’unico Paese dell’Eurozona ad avere bisogno di un avanzo fiscale primario, cioè di una differenza positiva tra spesa pubblica ed entrate al netto degli interessi sul debito, “per stabilizzare o ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil“. Questo perché il differenziale fra tasso di interesse e tasso di crescita è positivo. E’ quanto emerge dal bollettino mensile della Bce. L’istituto guidato da Mario Draghi ricorda infatti come, “secondo le previsioni dell’autunno 2018 della Commissione europea, nel 2017 tutti i Paesi dell’area dell’euro, a eccezione dell’Italia, abbiano registrato differenziali tra tasso di interesse e tasso di crescita negativi”.
Sebbene le proiezioni prevedano “un aumento del differenziale in 12 Paesi dell’area entro il 2020, questo valore dovrebbe rimanere in territorio negativo per tutti i Paesi, a eccezione dell’Italia” e da qui la necessità di un avanzo primario perché, come ricordano ancora da Francoforte, “se il differenziale fra tasso di interesse e tasso di crescita è strettamente positivo, è necessario un avanzo fiscale primario per stabilizzare o ridurre il rapporto debito pubblico/Pil”. Infatti la variazione del debito pubblico da un anno all’altro “è data dagli interessi pagati a fronte dell’indebitamento accumulato, dal disavanzo primario (spesa in eccesso rispetto alle entrate, al netto del pagamento degli interessi) e da altri fattori (raccordi disavanzo-debito). In rapporto al Pil, la variazione del debito è quindi determinata principalmente dal saldo primario e dalla differenza fra il tasso di interesse e il tasso di crescita”.
La Commissione Ue, ricorda la Bce, “ritiene che i rischi per la sostenibilità delle finanze pubbliche e la situazione di sostanziale stallo e arretramento sul fronte delle riforme stiano mettendo in ombra i progressi compiuti negli anni precedenti. Inoltre nella valutazione di quest’anno la Commissione ha modificato la classificazione di due paesi”.